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GeaBlog: Riflessioni e Pensieri in libertà |
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Roberto Quaglia
Giu 2001
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LE VOCI DI GIOVANNA D'ARCO
Estratto da "Pane burro e Paradossina" di Roberto Quaglia
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Giovanna d'Arco era un personaggio comodo, che iniziò ad esistere in un paragrafo a caso di un libro a caso solo percè il protagonista si era messo in sciopero. Ottimo sindacalista di se stesso, il protagonista aveva intrapreso la più radicale delle forme di sciopero: il sonno senza sogni.
C'è poco da scrivere su uno che dorma e, quel poco si riduce a nulla se il soggetto evita pure di sognare qualcosa che si possa raccontare. Giovanna d'Arco invece era un personaggio comodo perchè non pensava.
Pescata in gran fretta dal Magazzino degli Archetipi, pur di non lasciare alcune pagine vuote, Giovanna d'Arco era più o meno la tipa che un tempo fu bruciata sul rogo, ma con più tette e meno ricordi. Giovanna d'Arco era tornata ad esistere più che altro perchè anzichè pensare udiva voci.
Il seno, voluminoso e sodo senza alcun ausilio di silicone, era del tutto ininfluente nel contesto delle oscure trame in cui il romanzo si articolava, ma veniva fuggevolmente descritto perchè ai lettori maschi, chissà perchè, piace sempre immaginarsene uno ogni tanto. Il mondo, almeno quello maschile, ha da sempre un gran bisogno di tette.
Giovanna d'Arco non ricordava nulla dell'epoca in cui fu considerata una strega da quattro imbecilli che non avevano niente di meglio da fare che bruciarla sul rogo.
Nel suo nuovo contesto, Giovanna d'Arco tappava un buco, e lo faceva conducendo una piccola bottega nella quale udiva le voci per i clienti che gradivano pagare qualcuno che udisse le voci per loro. Chissà perchè nel mondo le professioni strampalate sono spesso quelle che rendono di più.
Un grande scienziato oppure un grande scrittore di fantascienza possono facilmente morire di fame ma un' umile persona che apra una botteguccia nella quale altro non faccia che udire le voci per conto di altri troverà sempre di che sbarcare il lunario.
L'assenza di pensiero è una condizione utile per udire le voci. Dopotutto, se uno è in grado di discutere fra sè e sè mediante il magico artifizio dell'introspezione, perchè mai avrebbe bisogno di sentire ulteriori voci? Gli basterebbero le mute voci della propria palese dialettica interna.
E invece proprio quando la dialettica mentale non riesce a palesarsi che un pezzo di cervello è costretto a comunicare ad un altro pezzo di cervello per via telefonica, cioè facendogli sentire chiara e tonda una vera e propria voce che gli dice qualcosa e, se non basta, facendogli vedere anche un filmato 3-D.
Per tutta la storia dell'umanità gli esseri umani hanno equivocato circa l'origine delle voci e delle allucinazioni che alcuni individui subivano. Da dove provenivano mai le visioni e le voci che tanta gente vedeva e udiva? Ai tempi del Vecchio Testamento era addirittura una moda che non risparmiava nessuno. Ai tempi del Nuovo Trestamento il fenomeno era ristretto ai messia e ai profeti. Nel Medioevo erano avanzati solo santi, streghe e stregoni. E nell'età moderna il fenomeno era per lo più ridotto agli schizofrenici e agli uomini e donne rapiti e stuprati dagli UFO.
Come in un giallo di Agatha Christie, la soluzione dell'enigma era evidente e sotto gli occhi di tutti, e nessuno aveva mai voluto vederla. Voci e visioni non provenivano da un'altra galassia, nè, tantomeno, da un luogo ultraterreno situato ben al di fuori del nostro universo. Quanto sarebbe venuto a costare, il Regno dei Cieli, la teleselezione dell'Aldilà? Le consuetissime voci e visioni di cui tutte le antiche letterature riferiscono provenivano invece da una locaità molto più plausibile, più vicina e a portata di mano: l'area di Wernicke dell'emisfero destro del cervello di chi udiva le voci ed aveva le visioni.
Tanto l'umanità era affezionata alle proprie illogiche ma millenarie congetture, che quando un neurologo del ventesimo secolo, Julian Jaynes, svelò l'enigma, ci vollero molti decenni prima che il mondo accademico smise di considerare un'eresia una verità tanto evidente quanto a suo tempo fu la teoria dell'evoluzione di Darwin. In quanto al mondo non accademico, mai fu neppure sfiorato dalla nuova teoria.
D'altra parte, il mondo non accademico (fatta eccezione per qualche lettore di fantascienza) riusciva in genere ad ignorare pressochè tutto quanto l'umanità geniale si era data la briga di pensare nel corso di secoli e secoli di progressi scientifici e filosofici.
Giovanna d'Arco ignorava tutto ciò mentre riceveva il suo nuovo cliente, quel mattino di un inesistente giorno qualsiasi, un giorno di cui mai si sarebbe finta l'esistenza se il protagonista non si fosse inaspettatamente messo in sciopero in un altro capitolo. Non accadeva spesso che un nuovo cliente entrasse in bottega.
Giovanna d'Arco aveva un ristretta clientela affezionata che non l'abbandonava mai perchè non poteva rinunciare alle rivelazioni che Giovanna regolarmente dispensava. I clienti di Giovanna d'Arco erano tutte persone che avrebbero avuto un gran bisognbo di udire delle voci essi stessi, data l'inefficenza della loro dialettica introspettiva. Ma il loro emisfero cerebrale destro era morto o comunque non ne voleva sapere di collaborare e dato che non esistevano entità extra-terrestri o ultraterrene in grado di supplire all'inerzia del loro emisfero destro, essi non sapevano regolarmente che pesci prendere, e allora andavano a pagare Giovanna d'Arco affinchè ella sostituisse con le sue parole il loro assente pensiero.
Estratto da: "Pane burro e Paradossina" di Roberto Quaglia.
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