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Alberto Toniutti
Dic 1986
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Scheda pubblicata su Individuazione n°18
IL SIMBOLO DEL MANDALA
La via simbolica tracciata dal mandala è quella dell'equilibrio e dell'integrazione degli opposti: della vita terrestre con quella universale, della natura umana con quella divina.
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E' una parola sanscrita che comunemente viene tradotta con i termini "centro", "cerchio", "ciò che circonda". Consiste in una rappresentazione, adibita ad un uso cultuale ed eseguita in differenti modi e con diversi materiali, che acquista una morfologia alquanto eterogenea a seconda della tradizione culturale da cui trae origine.
In linea generale possiamo affermare che la funzione del mandala è quella di rappresentare l’intero universo in base al concetto fondamentale secondo cui il centro del mandala contiene in misura potenziale tutte le possibili manifestazioni periferiche in esso espresse, le quali rappresentano simbolicamente la complessità dell’esistenza e, al tempo stesso, il Caos primordiale, ordinate però in maniera precisa - potremmo dire "cosmizzate" - attorno al punto centrale di origine.
Si tratta quindi di uno "spazio sacro", rappresentazione dinamica del Cosmo ma anche rappresentazione della vita umana, secondo il principio di equivalenza tra macrocosmo e microcosmo, come molti miti antropogonici e cosmogonici testimoniano, identificando la vita cosmica con quella umana, in quanto quest’ultima è opera divina.
La funzione a cui le rappresentazioni mandaliche in genere sono adibite è ben definita dal termine "Psicocosmogramma": nell’atto della contemplazione di tali immagini viene compiuto un rituale attraverso una sorta di doppio movimento psichico: il primo passo consiste nel far rifluire le esperienze psichiche in un unico punto di concentrazione (il Centro del Mandala, identificato con l’Axis Mundi, punto di congiunzione tra Cielo e Terra, tra Uomo e Dio), fulcro da cui ripartire, attraverso un movimento opposto al primo, con lo scopo di armonizzare le forze contrastanti inerenti la natura del contemplante, e questo tramite l’utilizzo dell’ordine espresso nella rappresentazione mandalica.
Il mandala diviene quindi espressione simbolica dell’esistenza individuale e universale.
Simbolo va qui inteso secondo l’originario senso del termine sun-ballein (gettare insieme), che originariamente indicava quell’oggetto che, tagliato in due parti, ciascuna delle quali era conservata da un amico, un ospite, un membro della stessa famiglia, permetteva ai possessori delle due metà di riconoscersi, ricongiungendosi nell’amore e nell’amicizia.
Quindi simbolo inteso come quella tessera ospitale che attesta un legame ed un’unità dei diversi, sempre presenti nonostante l’assenza.
Nell’ambito della rappresentazione mandalica quest’unità viene espressa tramite l’immagine della totalità di Cielo, Terra e Uomo, tutti uniti nelle rispettive differenze. In tal senso il mandala diviene espressione di quella concezione del "sacro" (termine che etimologicamente indica ciò da cui l’uomo deve stare lontano) che conduce l’uomo a comporre nell’unità quello che gli è vicino e quello che, celandosi nell’apparenza del fenomeno, lo trascende e diviene impossibile percepire.
Quindi il simbolo non è mai qualcosa di definito, al contrario, si dà nell’evento che unisce le differenze.
Infatti il campo prediletto del simbolismo è il non sensibile, il metafisico, l’incosciente e tutte quelle cose assenti ed impossibili da percepire unicamente attraverso la logica della spiegazione; ciò significa che il simbolo è allo stesso tempo una rappresentazione concreta e l’epifania di un mistero.
In questo senso il simbolo mandalico non può essere spiegato nè interpretato: il mandala è simbolo proprio perchè non definisce e non spiega ciò che è complesso; esso lascia intravedere un’unità che non è chiara e distinta come le categorie della logica, è piuttosto un’unità armonica delle differenze che racchiude in sè tutta quell’ambivalenza del sacro che la coscienza umana ha espulso dalla sua sfera d’indagine.
La via simbolica tracciata dal mandala è dunque quella dell’equilibrio e dell’integrazione degli opposti: della vita terrestre con quella universale, della natura umana con quella divina, della divinità con il demone.
Questa via non può essere tracciata nè sul solo terreno del sacro nè sul solo terreno della logica; è il simbolo che, come ricorda Mircea Eliade, ripercorrendo la via del Caos dell’uscita dall’indifferenziato verso la Cosmizzazione, riconduce il sacro nella sfera dell’umano.
La rappresentazione mandalica è simbolo perchè ripropone questa unità della molteplicità dei fenomeni: non spiega la loro finalità ma li descrive, osservandoli, in una perfetta armoniosa relazione reciproca, che è innanzitutto una dimensione esistenziale non logica.
Nella sua interezza il mandala allude alla totalità della vita che non può essere interpretata tramite un segno univoco e vero indicato dagli elementi della rappresentazione stessa: qualunque elemento in esso rappresentato non è mai solo se stesso, bensì abbraccia una moltitudine di significati che possono intervenire ridefinendo continuamente ed arricchendo affettivamente il contesto presente.
L’uomo moderno, percorrendo la strada della logica razionale che analizza e divide, ha abbandonato la strada simbolica che conduce all’unione della molteplicità e del diverso.
In termini junghiani, la sete di sapere e di spiegare ha abolito quel meccanismo che permetteva all’uomo di proiettare all’esterno l’immagine di un Dio, che è prima di tutto necessità inconscia ed elemento indispensabile per l’integrazione dell’individuo in una totalità armonica.
Attraverso questo espediente, il sacro poteva apparire all’uomo nella giusta distanza, tanto da non invadere e sommergere la sua coscienza e tanto da non distaccarsi troppo da essa, correndo il rischio di inaridirla.
La strada dell’individuazione umana diviene allora la strada della libertà del soggetto, della capacità di prendere contatto con il mondo del sacro, con la diversità e la differenza inerenti la natura umana e rivelate dal simbolo.
Il simbolo esprime allora - ed i nostri sogni ne sono testimoni - una conoscenza che dal senso presente rinvia continuamente ad un nuovo senso, relativo alla nostra esistenza ma anche a quella dell’universo tutto, mai spiegato una volta per tutte ma suscettibile d’essere continuamente svelato ai fini di un’evoluzione e di un arricchimento personale.
Bibliografia: M.Eliade "Il sacro e il profano" ed. Borighieri; U.Galimberti "La terra senza il male" ed. Feltrinelli; C.G.Jung "Simbolismo del mandala" Opere vol .9 ed. Boringhieri
Alberto Toniutti
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