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GeaBlog: Riflessioni e Pensieri in libertà |
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Cristina Allegretti
gen 2011
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Il personalismo di Emmanuel Mounier
Per definizione la persona è ciò che non può essere ripetuto due volte
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Vita
Emmanuel Mounier nasce a Grenoble nel 1905, e muore a Parigi nel 1950; si laurea in filosofia nel 1927 sempre a Grenoble; nel 1928 si trasferisce a Parigi e nel 1932 fonda la rivista Esprit.
Il programma che Mounier tenta di fondare nella sua “Rivoluzione personalista e comunitaria” , nasce dalla riflessione della crisi mondiale del 1929:
"Chiamiamo democrazia, con tutti i termini qualificativi e superlativi necessari per non confonderla con le sue minuscole contraffazioni, quel regime che poggia sulla responsabilità e sull'organizzazione funzionale di tutte le persone costituenti la comunità sociale. Solo in questo caso ci troviamo senza ambagi dal lato della democrazia. Aggiungiamo che, portata fuori strada fin dall'origine dai suoi primi ideologi e poi soffocata nella culla dal mondo del denaro, questa democrazia non è mai stata attuata nei fatti, e lo è ben poco negli spiriti. Ci teniamo soprattutto ad aggiungere che noi non propendiamo verso la democrazia per motivi puramente e unicamente politici o storici, ma per motivi d'ordine spirituale e umano. " (Rivoluzione personalista e comunitaria)
Vicino a Mounier si raccoglie un movimento personalista che tenta di affrontare la crisi di valori che la civiltà sta affrontando affrancandosi dalle forze del denaro e da una sorta di disordine universale.
Durante il governo di Vichy fu sospesa la pubblicazione della rivista. Mounier fu anche messo in prigione perché sostenne la resistenza francese. Dopo la liberazione continuò la sua attività. Nel 1949 pubblicò Il personalismo.
Pensiero
Trovandosi nell’epoca storica dove gli ismi e gli assoluti avevano ucciso una umanità che credeva di essere comunque rimasta innocente avanti a se stessa, Mounier cerca di sottrarla da un lato, all’ideologia del liberismo individualistico e dall’altro ad una spersonalizzante dottrina marxista.
La terza via che Mounier trova è nella valorizzazione della persona, intesa come apertura agli altri e al Dio. Il suo personalismo comunitario cerca di fondare una “società ecumenica” fondata su una comunità etica.
Attaccato da tutte le parti, marxisti e cattolici, Mounier coltiva il sogno di creare una umanità capace di gestire nella relazione collettiva la valorizzazione della persona.
“Vivere profondamente l’esistenza umana non significa aderire alla generalità astratta della Natura o delle Idee, ma cambiare “il cuore del proprio cuore”al fine di instaurarvi ed irraggiare sul mondo un regno trasfigurato. Il segreto del cuore, in cui si decide, per scelta personale, questa trasmutazione dell’universo, è un dominio inviolabile, su cui nessuno può giudicare, nessuno ha competenza; nemmeno gli angeli: nessuno all’infuori di Dio” (Il personalismo).
La filosofia di Mounier può essere vista anche come un respiro filosofico, per prendere fiato, visto il periodo storico soffocante e folle che va dalla crisi economica del ‘29 , alle dittature, alla seconda guerra mondiale.
Riflessioni
Significativa, nel personalismo comunitario di Mounier, pare essere la visione della persona collegata a una collettività, non un oggetto isolato ma una stella del firmamento..”Poiché la persona non è un oggetto che si possa isolare ed esaminare, ma un centro di orientamento dell’universo oggettivo” si può vedere come la filosofia di Mounier sia un punto di arrivo, o meglio un “sospiro” della intricata e conflittuale storia tra particolare e universale, tra trascendenza e immanenza, tra individualismo e universalità dogmatica, mente e corpo.
Proprio la comprensione della dimensione materiale e spirituale induce Mounier a distinguere il suo concetto di personalismo dallo spiritualismo: l’indagine sul mistero dell’uomo lo porta ad assumere una visione complessiva e aperta a ogni dualità.
L’esperienza fondamentale della persona è la comunicazione: se la prima preoccupazione dell’individuo è quella di centrarsi su se stesso, la prima preoccupazione della persona è quella di decentrarsi per potersi aprire a nuove prospettive.
Mounier considera il soggetto come giusta via al di là dell’egoriferimento (che lo costringerebbe a restare schiavo delle leggi del super-io e della dimensione puramente biologica della coscienza) e, al contempo, al di qua dell’idealismo trascendentale (che annullerebbe l’individualità):
“La scienza e la riflessione vanno sempre più rivelandoci un mondo che non può disinteressarsi dell’uomo, ed un uomo che non può disinteressarsi del mondo”.
La persona, per Mounier, non vive la propria solitudine né la propria interiorità come momenti di distacco dal mondo, semmai e al contrario di preparazione per il mondo. La persona è la gratuità stessa, “essa è ciò che in un uomo non può venir utilizzato”, la persona è sempre altro rispetto a ogni determinazione.
Forse, il limite, nel pensiero del Personalismo di Mounier, è quello di non attraversare il conflitto fino in fondo, ma di restarvi sempre un po’ al di qua. Tale limite, se così si può dire, lo si può comprendere considerando le tensioni esasperate del periodo storico in cui Mourier visse, un periodo tormentato da conflittualità epocali, così tormentato che il suo Personalismo rappresentò proprio una risposta in difesa della moderazione e dell’”agire moderato”.
Persino la libertà, diventa un gesto meditato e che media con l’esistenza, essa non è un gesto ex novo: “La libertà, insomma, non isola, ma unisce, non fonda l’anarchia, ma è, nel significato originale di questi termini, religione, devozione; non è l’essere della persona ma il modo in cui la persona è tutto ciò che è, e lo è più pienamente che non per necessità.”.
“Essere libero, significa innanzi tutto accettare questa
condizione per trovarvi sostegno: tutto non è possibile,
e tutto non è possibile in ogni momento”.(M.)
Fonti:
Il personalismo E. Mounier ed. a.v.e.Roma
Wickipedia
Enciclopedia Garzanti di filosofia.
Wwwfilosofico.net
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