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Giorgio Risari Giu 2010
Morte e amore della vita in Erich Fromm
COSCIENZA UMANISTICA E IDENTITA'

Convegno organizzato dall'International Fromm Society in collaborazione con OPIFER (ordine federazione psicoanalisti italiani) e con AAPDS (American Association Psichiatry Dinamic Society)

Erich Fromm filosofo e psicoanalista ha sempre trattato e posto in risalto nel suo pensiero raccolto in tanti testi (soprattutto in "Dalla parte dell'uomo,"Man for Himself ", pubblicato nel 1947 ) la presenza nell' essere umano,nella sua interiorità, della cosiddetta "coscienza umanistica": essa è la voce più intima, profonda della nostra identità psicologica ed esistenziale , a diretto contatto con il nucleo centrale del nostro Sé o, in termini etico filosofici, con la nostra anima.
La coscienza umanistica, pur in coesistenza con la" coscienza autoritaria" che Fromm identifica con il Super-Io di Freud (la somma della introiezione delle norme con i relativi divieti derivanti dall'autorità paterna e poi sociale), ha un ruolo fondamentale nell'interiorità dell'uomo e nel suo comportamento dato che essa funge da sentinella, richiamo, segnale, bussola di orientamento, guida, custode del nostro vero essere, della nostra natura umana universale e della soggettività del nostro Io.
In quanto tale, essa , agendo come una totalità e un insieme dove il tutto è superiore alle singole parti che lo costituiscono, possiede dimensioni di valore capaci di attribuire una valutazione a ciò che siamo e a ciò che facciamo : la verità, la coerenza, l'autenticità, l'amore di sé, la benevolenza, la libertà, la spontaneità.
Grazie a tutto questo, la coscienza umanistica rappresenta la misura del grado di sviluppo e di realizzazione delle nostre potenzialità, delle capacità e facoltà tipicamente umane, quindi della nostra identità psicologica ed esistenziale nella quale mi riconosco: "Io sono Io, Io sono questo".
Allora, la coscienza umanistica è prodotto e funzione della dimensione dell'Essere, inteso come dinamismo di espressione nel mondo delle facoltà specificamente umane, e perciò non dell'Avere.
In tale dimensione esistenziale dell'Essere, l'uomo trova conferma di sé, gratificazione e gioia , insomma felicità come risultato concomitante alla sua attività "produttiva", intesa ovviamente come generazione, incremento, produzione di umanità e di vitalità personale.
Essa è indicatore del grado di biofilia, di amore ed interesse della vita, raggiunto e presente in me stesso, della fioritura come essere umano che porta a compimento tutte le sue potenziali facoltà innate : fisiche, psichiche, sensoriali, mentali, sociali, etiche, spirituali, estetiche, erotiche, raggiungendo un corrispondente livello di "vitalità", massimo incremento e rigenerazione di tutto ciò che è vivo, è in Essere.
Quindi, complessivamente, la coscienza umanistica è la traccia ed il sentiero nel cammino verso la nostra pienezza di esseri umani, portatori di quella Umanità che , unica specie biologica nel pianeta e nel mondo, è capace di rendere la vita e l'Essere coscienti a se stessi grazie al dono del pensiero e della coscienza.
Inoltre, secondo Fromm, la coscienza umanistica contenuta in noi, è anche "qualità affettiva" intesa come sentimento esistenziale del nostro essere soggetti umani ed individui nell'Essere del Mondo.
Per tutto ciò, essa si mette in azione, interviene e reagisce, quando noi ci allontaniamo da essa, dal suo tracciato, e la tradiamo compiendo atti che le sono estranei e non le appartengono, oltrepassando il suo recinto e calpe- standone i valori, consegnandoci all'"alienazione", all'alterazione della nostra essenza umana.
, adattandoci quindi al conformismo sociale, all'indifferenza, al narcisismo maligno,all'ostilità, alla distruttività , alla necrofilia, insomma a tutto ciò che è male per la nostra individualità e per la nostra universalità come umanità, quindi negazione della Vita e della positività dell'Essere.
La coscienza umanistica secondo Fromm si sviluppa e si fortifica quanto più l'uomo ha una vita "produttiva", esprimendo e realizzando le sue facoltà umane specifiche in relazione e nel mondo, scolpendo così la sua identità, il suo"Io sono io": amore, ragione,libertà, creatività.
Di conseguenza, la presenza e la forza della coscienza umanistica è segno di una buona produttività del soggetto umano in armonia con il mondo e con il nucleo più profondo di Sé, mentre la debolezza o assenza di coscienza umanistica è segno di "alienazione" cioè di un allontanamento dal nucleo del Vero-Sè, e si manifesta come senso di colpa, insoddisfazione, inquietudine, malessere esistenziale generale, il cui sintomo psicofisico più frequente e rilevabile è l'ansia.
Insomma , essa è contemporaneamente domanda e risposta cui l'individuo non può e non deve sfuggire.
Ma allora, per far ciò, tale coscienza è anche nostra amica leale, ospite confidenziale , quindi nostra benefica alleata nella difficile "arte della vita", e mai è un giudice crudele, tirannico, spietato, autoritario.
In quanto tale, essa segna e simboleggia la responsabilità che noi abbiamo di fronte a noi stessi, alla nostra soggettività individuale e contemporaneamente alla nostra umanità universale.
Quindi essa è avvicinamento progressivo alla verità su noi stessi e sulla qualità della nostra vita : perciò è umiltà intesa come rispetto della verità che ci avvicina alla visione di ciò che siamo in realtà, cioè all'"humus ", alla semplice terra di cui è fatto l'uomo (umiltà che però non è umiliazione) ed onestà verso noi stessi, intendendo con tale parola (come riporta il termine latino "onus" col significato di peso, carico, impegno, responsabilità, da cui deriva ), onore,dignità, consapevolezza del valore della nostra umanità, forza morale.
Dunque, per tutto ciò , la coscienza umanistica è un filamento sì sottile ma saldo e resistente, sensibile alla qualità e all'intensità del bene e del male che l'uomo compie ed essa conosce, o meglio riconosce in modo intuitivo, dato che vi è predisposta e vi è intenzionata .
D'altro lato, visto la sua esilità e la sua delicatezza, essa si coglie e si percepisce meglio quando il soggetto umano è nella solitudine, solo di fronte a se stesso come in uno specchio limpido, lontano dal frastuono del mondo che la sovrasta e la mette a tacere, nonché dalla "trivialità" delle cattive compagnie presenti nella società, individui prigionieri di un linguaggio vuoto, di un pensiero stereotipato, di un comportamento alienato, superficiale e conformista che li rende automi, pupazzi, marionette, se non "cose,merci, oggetti"materiali non viventi,inerti, artificiali.
Pertanto i valori umanistici connaturati alla natura umana sono:
- la libertà intesa come precondizione del soggetto umano a essere causa e fine di se stesso .
- L'amore di sé inteso come accettazione integrale , compassione e benevolenza verso se stessi .
- l'autenticità intesa come coerenza dell' azione esteriore alla verità interiore della nostra identità che portiamo dentro di noi nel Vero Sé e nell'inconscio individuale ( perlopiù determinato secondo Fromm dall'inconscio sociale, ma anche parte soggettiva del più vasto inconscio umanistico esistenziale).
- l'identità come irripetibile ed esclusiva unicità del nostro Io inteso come "Io sono questo , Io sono ciò che sono".
- infine l'impulso naturale ed innato alla realizzazione della nostra identità psichica ed esistenziale, vale a dire alla felicità come prodotto di una vita "produttiva", ben vissuta, di cui l'uomo è egli stesso artefice, artigiano, creatore e non un dado"gettato" a caso nell'esistenza del mondo.
Tanto più si sviluppano tali qualità e valori etici, mettendoli in pratica, tanto più è forte la coscienza umanistica e viceversa: così l'uomo dispone del coraggio di essere, attributo fondamentale e necessario per affrontare le difficoltà, le avversità, i paradossi della vita , nonché origine della speranza,della fede e della fortezza, come opportunamente teorizzato da Fromm in "Rivoluzione della speranza".
Complessivamente allora, la coscienza umanistica è il contenitore, il deposito e la cassaforte di tali "gioielli" di proprietà dell'uomo,ma per essere alimentata, rafforzata e mantenuta, ha bisogno , secondo Fromm, pure della tradizione spirituale,etico, filosofica,psicologica, religiosa dei grandi "Maestri di vita" del passato .
Infatti di tali "maestri" spirituali, di tale immenso giacimento di idee, di pensiero e di esperienza di vita,di sapienza e di saggezza, l'umanità ha ancora bisogno come insegnamento perenne e modello ideale di una vita umana vissuta al miglior grado di sviluppo e ben- essere, inteso come completo"well-being" , nella misura consentita e realisticamente possibile a ogni individuo.
Ma non solo : la stessa psicoanalisi, come"scienza dell'irrazionale", se vuole superare i momenti di crisi, le difficoltà teoriche nonché riacquistare una funzione di critica sociale e non solo strettamente terapeutica, ha bisogno di attingere verità, sapere e sapienza da tale patrimonio universale a disposizione dello spirito umano .
In tal modo, la psicoanalisi umanistica teorizzata e propugnata con forza e acutezza intrellettuale da Fromm si definirà e si incarnerà sempre meglio.
Nel nome della Vita e nel nome dell'Umanità.

Convegno di Ravenna del 5-6 giugno 2010
Giorgio Risari


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