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Martedì 8 Aprile a Genova

Personale di Liliana Bastia

   

La sua “virile” determinazione ad affrontare, producendoli in forma artistica, gli incubi, le angosce, i profondi movimenti dell’anima attraverso le incisioni, pare aver lasciato il posto ad un’altrettanto virile determinazione a manifestare una raggiunta “serenità” spirituale capace di esprimersi fondamentalmente nella dialettica equilibrata che porta la Bastia all’ accoglienza dell’indomabile mistero della vita pulsionale da un lato, ed il piacere ritrovato di lasciarsi andare ad esso in totale affidamento dall’altro.
Come era stimolo e spinta all’interrogazione interiore la sua arte incisoria sempre vitale, sempre inquietante, sempre visionaria, così oggi e nella stessa direzione - dell’”afferrare la vita” - si svela davvero sorprendente la sua arte libera sulla tela e sulla carta.
Dal bianco e nero o chiaroscuri al colore. Ma con rispetto ancora e con misura ancora. Dal rigore, dal rituale tecnico della incisione alla libertà della tela e del segno diretto della mano su di essa.
Libera da un’arte che, per necessità intrinseca, si avvaleva del suo lato doveristico - ossessivo, la Bastia sembra essersi anche liberata interiormente da ogni sentimento di legame, di dipendenza, di tributo verso il mondo e verso le sue zavorre convenzionali.
E’ un vero percorso di individuazione giunto a quel punto in cui si può godere della pacificazione col daimon che ci guida. E non v’è ombra di dubbio che per la Bastia il suo daimon assuma la forma del Toro. Magnifica ossessione, ondeggiamento ebbro tra Maschile e Femminile, tra fermezza e mobilità, tra fecondità spirituale e matura mediazione con il mondo. Ma soprattutto espressione sempre rinnovata del suo istintivo anelito a celebrare l’Incontro, la Relazione che toglie ogni esilio e restituisce al mondo, sentendosi mondo oltre il limite della propria persona. Quella che Jung chiama esperienza della coniunctio oppositorum: matrimonio interiore tra l’Io operaio e il Signore dello Spirito, il Sé. Tutto questo mi ispira l’opera e l’autore.
Il Toro è la spinta alla libertà assoluta. E’ animale primordiale su cui poggia il mondo, è simbolo sia della maschile vigorosità che della bovina e lunare disponibilità alla fecondazione spirituale. Ogni ambivalenza e ambiguità sono presenti in esso. Osiride, dio lunare, fu raffigurato come toro. Venere ha il suo domicilio nel segno del Toro.
La sua possanza di forme, il suo estendersi in orizzontale con peso, grossezza, stabilità e solidità si sposano alla gloria di Venere generatrice, palpitante di istinto e sensorialità anelante all’ebbrezza dionisiaca.
Il sacrificio del toro e il battesimo nel suo sangue rappresenta in molti miti e antichi riti iniziatici la libertà e il governo sulle passioni, in definitiva la rinascita ad una nuova vita spirituale.
Le opere recenti della Bastia suggeriscono un dialogo, un contrappunto tra il passato remoto e l’ultimo presente: tra i graffiti nelle grotte del paleolitico e l’essenzialità “graffiante” dei suoi animali. Il risultato è un movimento insieme: una commozione.
L. Bastia è posseduta da un daimon che mostra di saperla nutrire e fecondare in abbondanza di creatività mai uguale a se stessa nonostante il ripetersi del tema il quale, proprio in questo iterarsi ci fa assistere, per così dire, live alla grande passione che, simmetricamente e nella più assoluta reciprocità, il daimon vive per la nostra artista.



Ada Cortese

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