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GeaBlog: Riflessioni e Pensieri in libertà |
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Giorgio Risari
Apr 2016
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La visione del mondo e l'interpretazione dell'uomo
La visione del mondo in Erich Fromm
"Pur avendogli portato indipendenza e razionalità, la libertà ha reso l'essere umano isolato, ansioso ed impotente_ Questo isolamento è intollerabile e l'alternativa che gli si presenta è la seguente: o sfuggire dal peso di questa libertà verso nuove dipendenze e sottomissioni, o progredire verso la piena realizzazione della libertà positiva che si fonda sull'unicità e l'individualità dell'uomo".
Erich Fromm, ("Fuga dalla libertà" ed Mondadori 2005)
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Erich Fromm non è stato soltanto uno dei pionieri della psicoanalisi umanistica e uno psicoterapeuta innovativo nel rapporto con i pazienti. E' stato molto altro: un pensatore originale, un filosofo dell'uomo e della società, un sociologo di grande acutezza nell'analisi delle trasformazioni sociali e delle crisi della società europea contemporanea, un filosofo delle relazioni umane.
Fromm è stato tutto questo e molto altro ancora e rappresenta ormai un punto di riferimento imprescindibile per la pratica psicoterapeutica contemporanea.
La sua figura di studioso e di "curatore di anime" è stata a tutto tondo e rendere tutte le sfaccettature della sua opera non è certo impresa da poco. Inoltre Fromm è diventato, nel corso della sua lunga vita, un punto di riferimento per tutti coloro per i quali la psicoanalisi non poteva essere considerata esclusivamente un metodo di cura ma rappresentava una concezione del mondo, della realtà umana, dell'esistenza dei singoli e del modo di cambiarla per renderla migliore e più adeguata alle loro esigenze.
Nella sua opera, qui ricostruita in modo esatto, puntuale e analiticamente rilevante (e direi anche puntiglioso nella sua ampiezza e abilità rievocativa), Fromm si è dedicato a un compito titanico: rendere in tutte le sue sfaccettature la dimensione dell'umano.
L'amore per l'uomo e la volontà di valorizzarne tutte le potenzialità — anche quando inespresse o indirizzate erroneamente verso la distruttività e la morte — ha reso lo psicoanalista di Francoforte una sorta di "profeta del presente", capace di legare la speranza per un'umanità migliore alla necessità di verificarne le contraddizioni del presente e curarne le ferite lasciate aperte da una mancanza di Essere, che è legata al predominio dell'Avere come categoria centrale nella costruzione della soggettività vigente.
Il libro di Risari costituisce il primo tentativo in Italia di rendere conto del pensiero e dell'opera di Fromm, rappresenta una vera e propria enciclopedia frommiana articolata e distesa su tutti i settori d'intervento in cui lo psicoanalista tedesco si è cimentato e ha dato il proprio enorme e spesso importantissimo contribuito.
L'autore (a sua volta uno psicoanalista militante) non si è limitato ad analizzare il contributo dato alla psicoanalisi dal pensatore tedesco, ma ha tentato con successo un'analisi a vasto raggio che ne permettesse una conoscenza generale, totalizzante.
Ne è emerso un vero e proprio "ritratto in piedi" di Fromm, un volume di vaste dimensioni in cui tutte le opere dello psicoanalista vengono descritte, riassunte, verificate e ricostruite sulla base della loro dimensione storica e della loro pertinenza teorica.
La narrazione della biografia stessa di Fromm, infatti, appare un elemento significativo nel vasto quadro tracciato da Risari.
Non si tratta tanto di raccontare fatti ed eventi privati della vita dello psicoanalista tedesco quanto di capire, attraverso di essi, come il suo percorso umano abbia intersecato le vie, all'epoca ancora misteriose e segrete, della psicoanalisi.
Conosciuta Frieda Reichmann (che era stata allieva di Hanns Sachs ma era molto legata a Georg Groddeck e a Sandor Ferenczi), compie il suo percorso terapeutico-didattico con lei e contemporaneamente la sposa nel 1926. Il matrimonio, tuttavia, durerà soltanto quattro anni.
Oltre che con la moglie, Fromm si confronta anch'egli con Hanns Sachs, poi con Karl Abraham e infine conclude la sua formazione con Theodor Reik. Nel 1930, dopo aver aperto un proprio studio in Bayerisch Platz, a Berlino, inizia un'intensa attività di confronto con le teorie sociologiche contemporanee rappresentate dall'attività dell'Istituto per la Ricerca Sociale, quello che sarà meglio noto in seguito come Scuola di Francoforte.
Con l'avvento del nazismo, allo stesso modo dei principali intellettuali dell'Istituto, Fromm fugge in America nel 1934, per scampare alla persecuzione antisemita in corso in Germania.
L'approdo americano, pur consentendogli di sopravvivere, non è sempre tra i più felici: avverse condizioni di salute, difficoltà conseguenti ad avviare e proseguire i corsi universitari, ottenuti attraverso la mediazione di Horkheimer, impossibilità ad esercitare la professione di psicoanalista perché "non medico" e quindi considerato come non adeguato al ruolo di "guaritore d'anime".
Dopo il divorzio con la Reichmann, Fromm aveva sposato Henny Gurland, una fotografa militante di sinistra approdata in USA dalla Germania ostile. Ma la salute della sua nuova donna costringerà lo psicoanalista a recarsi in Messico per permettere alla moglie di curarsi in maniera più adeguata. Le cure e il cambio di clima non avranno l'effetto sperato (Henny Gurland morirà nel 1952) ma Fromm si stabilirà in Messico a Cuernavaca, dove continuerà fino al 1974 a lavorare come psicoanalista (e si scontrerà con la Società Internazionale di Psicoanalisi perché ritenuto non "omologato" agli standard richiesti per l'appartenenza), come docente a Città del Messico e come autore di libri di vasto successo. Sposatosi per la terza volta (con Annis Glove Freeman, conosciuta poco dopo la morte della moglie precedente), tornerà in Europa, a Murali() in Svizzera nel 1974, ormai molto ammalato (Fromm ha trascorso gran parte della sua vita in condizioni di salute molto cagionevoli). Morirà nel 1980 a ottant'anni non ancora compiuti.
Questo breve schizzo della sua vita (ma Risari è assai più compiuto e descrittivo nella prima parte della sua opera) non solo non vuole essere esaustiva ma non vuole neppure consistere in una sorta di registro delle sue attività dagli anni Trenta ai Settanta, quando Fromm riceve i maggiori riconoscimenti per l'insieme della sua opera e della sua attività di psicologo umanistico.
L'insistenza su alcuni aspetti di essa hanno soltanto il compito di evidenziare, da un lato, la grande difficoltà in cui spesso il pensatore di Francoforte si trova ad operare durante gli anni del nazismo e poi negli Stati Uniti, a causa della diffidenza se non dell'ostilità degli psicoanalisti ortodossi freudiani, dall'altra, la volontà di proseguire una ricerca diffusa, lungo le cui linee si collocano i concetti che renderanno originale e fruttuosa la pratica concreta delle sue ipotesi circa la natura della psiche umana e le sue possibili emergenze patologiche.
Senza il passaggio negli Stati Uniti prima e in Messico poi, l'attività di Fromm non avrebbe potuto liberamente estrinsecarsi come ha fatto e sarebbe stata probabilmente limitata al campo della scienza sociale e della psico-sociologia. È con il periodo americano che lo psicoanalista di Francoforte si apre a una dimensione più vasta della clinica e dell'analisi psicopatologica, per andare a coprire il vastissimo campo dell'analisi della natura umana.
Risari coglie con grande lucidità questo aspetto del pensiero frommiano, la sua scelta aperta e totalizzante e generosa a favore di tutto l'Uomo, che lo porta a ripudiare gli aspetti più medicali e patologici evidenziati nel pensiero di Freud, a favore di una riflessione sulle potenzialità positive della soggettività umana. In Fromm emergono, quindi, delle componenti della natura umana che, apparentemente, sembrerebbero escluse dall'ottica istintuale delle pulsioni che caratterizzano l'universo freudiano dei ritmi della vita personale e sociale.
Prima di tutto, la dimensione della relazione soggettiva e della interrelazione tra esseri umani come effetto costituente della natura compiuta dei nessi oggettivi operanti in essa.
Scrive Risari:
"La relazionalità, l'essere-in-relazione, la tendenza verso la partecipazione e verso la correlazione con il Mondo in ogni suo aspetto, andando oltre di sé, è una categoria centrale nel pensiero filosofico e psicoanalitico di Fromm e riguarda ogni aspetto dell'essere del soggetto umano in esistenza nel mondo, nella vita, nell'"Essere", divenendo una categoria ontologica esistenziale (e in questo il suo pensiero riecheggia e coincide con quello di Jaspers con il concetto di Zwischenwesen, spazio fra l'Essere, spazio nell'Essere): in definitiva lo stesso dinamismo della personalità, implicito anche nella natura dell'uomo, intesa come manifestazione ed espressione del Mondo di ciò che si è in potenza in quanto esseri umani.
L'uomo è un essere relazionale, più che strettamente sociale andando oltre il narcisismo individuale, rappresentante psicologico dell'istinto di sopravvivenza biologico, e poi di gruppo, che è il maggior ostacolo alla socialità dell'essere umano, ma la stessa socialità verso gli altri è impedita o mutilata dalla prassi di vita economico-sociale che incoraggia e premia l'egoismo, l'indifferenza, l'individualismo e la competitività fra gli uomini."
PREFAZIONE di Giuseppe Panella al libro "ERICH FROMM" di Giorgio Risari (ed "L'Immaginale" 2017)
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