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  dal 38 al 32   
Roberta Ricca Gen 2017
Ayurveda

"la Scienza della Vita"

L’Ayurveda (letteralmente la “Scienza della Vita”) è una delle prime forme di medicina di cui si abbia conoscenza. Viene fatta risalire addirittura a quattromila anni fa: la datazione è incerta perché la tradizione orale precede di molto quella scritta.
La sua culla fu il sud dell’India (ancora oggi i migliori medici ayurvedici provengono dal Kerala), ma ben presto si diffuse in tutta l’Asia, fino ad arrivare in Tibet ed in Cina e, in tempi relativamente più recenti, in Grecia e nel Medio Oriente.

Ai giorni nostri questa antica e complessa medicina è nota in tutto il mondo; ma, un po’ come è successo con lo Yoga, disciplina sorella, è stata ed è spesso travisata o banalizzata.
Le è stato assegnato un posticino nel gran calderone delle discipline cosiddette “olistiche”, dove spesso, senza troppo discernimento, tradizioni antiche e pratiche recentissime vengono proposte insieme.

Ma allora, quale è la particolarità, il tratto distintivo dell’ Ayurveda, quello che ne fa un sistema unico e sempre valido? L’attenzione per l’individuo e non per la malattia.
La nostra medicina occidentale, nel corso del tempo, si è andata sempre più focalizzando sulla singola afflizione, sul singolo problema, ed ha creato miriadi di specializzazioni, ognuna preposta ad una certa parte o funzione, tanto che il corpo umano sembra essere diventato un po’ quello di un vecchio gioco, “l’allegro chirurgo”, nel quale tutti gli organi si potevano scomporre e separare. L’essere non viene considerato nella sua totalità, e la parte mentale, emozionale, intellettuale è spesso ridotta all’anatomia cerebrale e neurologica.
Questo almeno nell’applicazione corrente della medicina.
L’unità profonda ed inviolabile del singolo individuo sfugge completamente alla “nostra” medicina, mentre è alla base di quella ayurvedica.
La prima cosa che viene chiesta al paziente è collaborare col medico, mostrare al medico chi è, quali sono le sue abitudini, i suoi gusti, il suo stile di vita. In questo senso il terapeuta ayurvedico opera un’azione maieutica, socratica, stimolando il paziente ad una profonda introspezione e comprensione di se stesso. E questa maggiore consapevolezza è proprio il primo passo verso la guarigione o, per dirla in termini ayurvedici, verso l’equilibrio.
Il medico ed il paziente si impegnano a scoprire insieme la natura, la costituzione di quest’ultimo, che è appunto unica e non trattabile con un protocollo buono per chiunque.
Gli stessi Elementi (tradizionalmente chiamati Etere, Aria, Fuoco, Acqua, Terra) che formano la creazione e tutte le creature si trovano in ognuno di noi, figli di questo stesso cosmo.
Però in ognuno si trovano miscelati in proporzioni differenti, di modo che ogni persona è unica.

Esistono metodi tradizionali e sempre validi per arrivare a determinare la singola costituzione (“dosha” in sanscrito). Il primo è sicuramente quello del quale si parlava prima, basato su un paziente lavoro di scavo ed indagine.
Questo sistema si tramanda da millenni praticamente immutato e si basa sull’individuazione di tre tipi fondamentali dai quali discendono tutti gli altri.
Questi tipi fondamentali sono tre: Vata, Pitta, Kapha.

1 - Il tipo Vata ha le caratteristiche che, simbolicamente ma non solo, vengono attribuite all’Etere e all’Aria: spazio per il movimento e capacità di movimento. Così tendono ad essere curiosi, vivaci intellettualmente, a volte iperattivi.
Originali, creativi, fantasiosi. In presenza di uno squilibrio, però, queste qualità si alterano, mostrando I punti deboli della costituzione Vata, l’ansia, l’insicurezza, la carenza di autostima.

2 - Il secondo tipo è il Pitta, i suoi elementi Acqua e Fuoco. Sono persone autorevoli, determinate, dalla forte volontà e dall’intelligenza acuta.
Anche in questo caso, uno squilibrio può portare alla corruzione di queste qualità. Allora il Pitta diventa prepotente, esageratamente orgoglioso, iracondo.
3 - Il terzo tipo costituzionale è il Kapha. I suoi elementi Acqua e Terra.
Persone tranquille, serene, dall’animo generoso e dal grande intuito sempre rivolto al bene. Ma anche qui, se per varie possibili cause, la natura originaria si sbilancia, il Kapha può assumere comportamenti egoistici, chiudersi in se stesso, diventare avaro, attaccato in modo parossistico alle persone e alle cose.
In poche parole, queste le tre costituzioni fondamentali. Ma è molto difficile che in una persona si riscontrino le caratteristiche di un solo tipo. Siamo quasi tutti costituzioni miste.
L’Ayurveda ne considera dieci in tutto: Vata, Pitta, Kapha, Vata/Pitta, Pitta/Vata, Vata/Kapha, Kapha/Vata, Pitta/Kapha, Kapha/Pitta, Vata/Pitta/Kapha. Quest’ultima costituzione è la più rara di tutte, perché è difficilissimo trovare una persona che abbia in se la stessa percentuale di tutti e tre i tipi.

Lo scopo dell’indagine ayurvedica è quindi stabilire una specie di identikit, la “fotografia” della nostra natura originaria.
Un po’ come, per chi se ne interessa, il tema natale nell’astrologia.
La disposizione dei pianeti alla nascita è una, e quella rimane.
Cosi, a parte il paragone, anche la nostra costituzione fondamentale è una.
Appurarla è il punto di partenza di un percorso affascinante all’interno di noi stessi.
Roberta Ricca

(Estratto dal libro "Ayurveda" di Roberta Ricca, ed Graphofeel)

Il libro "Ayurveda" è acquistabile anche on line sul sito "Amazon.it"


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