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Silvia Montefoschi è andata avanti....

E' morta per arresto cardiaco
il 16 Marzo 2011 alle 12 e 45

Il 16 Marzo, l'amico Mario mi telefona da Sarzana : "Silvia è andata avanti..."
Tutti noi eravamo preparati, conoscevamo lo stato in cui il "Nostro Maestro" si trovava ed aspettavamo la notizia da un momento all'altro.
Ciò nonostante, l'eufemismo dell'amico Mario mi ha commosso ed a rievocato in me l'immagine ed il mito del maestro Zen che affronta il mistero e le strade inesplorate per trasmettere serenità e consapevolezza a coloro che lo vorranno seguire.
Poi però penso a lei nella sua forma specifica, nella sua storia umana, nel suo corpo invecchiato, nelle vicende che l’hanno attraversata, ed allora sento un nodo alla gola e provo una irrazionale angoscia.
Cosi trovo consolazione nell'eufemismo dell'amico: "Silvia è andata avanti.." e a noi spetta il compito di elaborare e cogliere in questo suo gesto l'ultimo suo prezioso messaggio
Silvia Montefoschi stata l’ultima visionaria, l’ultima mistica, l’ultima scintilla di Dio incarnata. Ella è stata il veicolo con cui la Vita ha "cantato" una possibile prossima meraviglia e la Vita si è presa tutta Silvia, senza concederle nessun spazio protetto.
Il daimon crea, il daimon distrugge.
E così lei, per cose troppo grandi da veicolare, ha pagato anche prezzi enormi. Con se stessa, con i suoi affetti più vicini, con la società, con le istituzioni.
Difficile comprendere e accettare i suoi lati ombrosi, la sua cosiddetta durezza e spietatezza, per altri addirittura arroganza, se non si è visto altro che il suo sembiante umano.
E’ vero: più si è geni, più l’Ombra è grande.
I geni sono spesso delle figure insopportabili, difficile pensare una convivenza con loro, difficile percepire di essere davvero interessanti per loro, spesso apparentemente narcisistici, tirannici, talebani, integralisti, ecc.
insomma dei grandi rompipalle.
Però è anche vero che più si è grandi è più si paga… e meno si è facilmente accolti da chi non molla mai la protezione della norma, del già dato.
Più si è aperti all’universale più si è com-prensivi: ogni cosa che davvero vale, nuova creazione, nuova consapevolezza, porta l’orrore della scelta tra il restare “al caldo insieme” nella tana del branco e l’uscire allo scoperto e al buio per inseguire questo strano e pallido bagliore che chissà dove porta….
Amo Silvia perché non si è fatta amare facilmente.
Amo Silvia perché non mi ha mai permesso di riposare su alcuna “gratificazione”.
La amo perché mi ha fatto comprendere che vale l’amore attivo più dell’essere amata.
Che è molto più importante costruire ciò che si ama anziché aspettarselo come un diritto.
Perché se voglio da chi amo un certo modo di essere tanto vale che sia subito io ad agire quel che amo, tanto vale muoversi subito verso l’amore.
La amo perché non è mai stata rassicurante.
Perché non mi ha mai detto quanto sono brava, quanto sono amabile.
La amo perché per ciò che le si poneva come verità inoppugnabile e incontrovertibile non ha mai sopportato contrattazioni.
Perché non ha mai confuso il Pensiero con l’opinare.
Perché mi ha insegnato a pensare.
Perché mi ha insegnato a riconoscere il valore di questa piccola e mediocre vita (la mia), mi ha insegnato la via che cambia i sensi e ne fa strumenti di trasfigurazione.
La amo perché mi ha insegnato ad amare - più di ogni conquista possibile - il limite, la mancanza.
Tutto, tutto è partito da questo: dal limite.
Come potrei non amare il limite, l’Ombra in chiunque io amo? Certo la vita mi si complica in un continuo suo riempirsi e svuotarsi… Brindo a Silvia e all’infinito, in cui grazie a lei ho ricevuto certificato di residenza, brindo al limite, all’ombra dell’umanità affinchè, amata e riconosciuta e accolta, possa cedere e sciogliersi un po’ di più.
Tutto cambia, nulla cambia.
La amo perché ci ha fatto vivere dentro a un sogno per noi prospettico, per lei già realtà tangibile.
Se abbiamo faticato noi a reggere la sua distanza siderale, quanto, dal suo punto di visione, avrà faticato lei a reggere la nostra distanza siderale? Io so solo che fino alla fine mi ha fatto da maestro, pur con il dolore nelle sue mani, nella sua schiena, nelle sue gambe e in tutto il suo corpo.
Fino alla fine mi ha suggerito di accogliere, accogliere tutto, senza più rivendicare, senza scomporsi, senza preoccuparsi di troppo fare o di troppo poco fare.
Tutto è già cambiato e dobbiamo solo svegliarci.
Questo ci ripetevi.
Ma nell’attesa ci incontreremo in sogno? Mi piacerebbe tanto.
Ciao Silvia.
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Ada