Appunti di Filosofia
A cura di Cristina Allegretti
del Laboratorio Evolutivo Permanente
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Cristina Allegretti

Pitagora

Vita:
Nel VI sec. a.C., proprio quando la Grecia, in mano ai tiranni, ai sofisti ed ai retori, era giunta a negare l’esistenza di Orfeo abbandonandosi alla violenza, all’ignoranza e alla brutalità, l’evoluzione del Pensiero si incarnò sulla terra in un grande Illuminato: Pitagora. Nasce a Samo intorno al 570 a.C. Figlio di un ricco commerciante di anelli e di una donna di nome Parthenis. La Pizia di Delfi aveva predetto ai genitori di P. "Avrete un figlio che sarà utile agli uomini di tutti i tempi".
Così Diogene Laerzio ci parla della vita di Pitagora: "Socrate nelle Successioni dei filosofi dice che Pitagora, interrogato da Leonte tiranno di Fliunte: "Chi sei?", abbia risposto: "Filosofo". Era solito dire che la vita è simile ad una panegiria: come infatti alcuni partecipano a questa per lottare, altri per commerciare, altri ancora - e sono i migliori - per assistervi, così nella vita, diceva, alcuni nascono schiavi della gloria e cacciatori di guadagno, altri filosofi della verità.
E così stanno queste cose.
Nelle tre opere predette si tramandano questi precetti generali di Pitagora. Ci vieta di pregare per noi stessi perché non sappiamo che cosa ci sia utile. Chiama l'ubriachezza, in una parola, danno, e condanna ogni eccesso, che nessuno deve oltrepassare la giusta proporzione sia nel bere che nel mangiare. E intorno ai piaceri venerei così si esprime: "Coltiva i piaceri d'amore d'inverno, non d'estate: d'autunno e di primavera essi sono più lievi, ma gravi in ogni stagione e non buoni per la sanità fisica." Eppure interrogato una volta quando si debba coire, si dice che abbia risposto: "Quando si vuole essere più deboli di se stessi
".
Pensiero:

I maestri di Pitagora furono Ermodamante, Anassimandro e Talete; nonostante gli insegnamenti rivelassero una natura cieca ed inflessibile alla quale l’umanità doveva assoggettarsi, Pitagora non volle darsi per vinto e con l’intuizione (simpatia che ci trasporta all’interno di un oggetto per coincidere con quello che esso ha di unico –Bergson), Pitagora percepì l’equilibrio e la sintesi fra tre mondi: cielo (Provvidenza), terra (Fatalità) e umanità (Follia, Dolore,Schiavitù). Intuì la triplice natura dell’uomo e dell’universo, del microcosmo e del macrocosmo coronati dall’unità divina che a sua volta è una trinità. Il KOSMOS formava "la tetrade scacra, immenso e puro simbolo, fonte della natura e modello degli dei". Pitagora vide i mondi muoversi secondo il ritmo e l’armonia dei numeri sacri (legge del ternario che guida la costituzione degli esseri, quella del settenario presiede la loro evoluzione). I tre mondi (naturale, umano, divino) si sostengono e si determinano reciprocamente ed interpretano il dramma universale attraverso un duplice movimento ascendente e discendente.
Pitagora divinò le sfere del mondo invisibile che circondano quello visibile animandolo incessantemente, concepì la purificazione e la liberazione dell’uomo già su questa terra attraverso la triplice iniziazione. Pitagora fu costretto a lasciare la sua città in seguito ad una congiura ordita contro la scuola da lui fondata. Pare si rifugiasse a Crotone da dove il suo pensiero si diffuse in tutto il mondo greco.
Dato il carattere religioso della scuola pitagorica, il pensiero di Pitagora ci è stato tramandato insieme alle dottrine tradizionali della scuola stessa. Pitagora iniziò il suo viaggio iniziatico in Egitto dove visse per oltre 20 anni, presso i sacerdoti di Menfi cercava la "scienza di Dio". In Egitto comprese l’involuzione dello spirito nella materia e la sua evoluzione o risalita verso l’unità per il tramite di quella creazione individuale che è lo sviluppo della coscienza. Quando l’Egitto fu invaso dal despota Cambise, Pitagora fu fatto prigioniero e trasportato in Babilonia. Lì venne in contatto con la religione degli antichi caldei, con il magismo persiano e con il mondo ebraico, approfondì le conoscenze dei maghi eredi di Zoroastro che avevano la capacità di dominare le potenze occulte della natura (fuoco pantomorfo e luce astrale). Pitagora intuisce che tutte quelle religioni sono i raggi di un’unica verità passata al vaglio di diversi livelli di comprensione a seconda degli strati sociali e culturali, egli disponeva della chiave cioè la sintesi di tutte quelle dottrine nella scienza esoterica. Pitagora rimane prigioniero per dodici anni, dopo aver fatto ritorno in Grecia decide di partire per Crotone dove fonda la scuola dei pitagorici. Scelse questa colonia dorica perché voleva non solo insegnare la dottrina esoterica ad una cerchia di allievi, ma anche applicarne i principi all’educazione della gioventù ed alla vita dello stato: trasformare l’organizzazione politica delle città ad immagine dell’ideale filosofico e religioso.
Fondando la sua scuola nel golfo di Taranto P. portò la saggezza orientale in Occidente anticipando una sintesi fra ellenismo e cristianesimo. Conquistando al suo progetto i cittadini più ricchi e buona parte del Senato Pitagora riuscì a fondare la sua scuola di iniziati laici che facevano vita comune nell’edificio (chiamato dai crotonesi Tempio delle Muse) senza separarsi dalla vita civile. Per essere ammessi a questa Accademia i novizi dovevano sostenere delle prove, fra queste non era ammessa la lotta corpo a corpo perché Pitagora affermava che era pericoloso sviluppare l’orgoglio e l’odio con la forza e l’agilità: "L’odio ci rende inferiori a qualsiasi avversario". Pitagora osservava i suoi allievi e li studiava anche fisicamente, secondo Origene P. fu l’inventore della fisiognomica.
Scuola pitagorica: L’inizio del noviziato PARASKEUE (preparazione) durava da 2 a 5 anni.
I novizi o AKUSIOI (uditori) dovevano, durante le lezioni, osservare un assoluto silenzio, non interrompere mai, non esprimere la loro opinione perché non comprendendo ancora l’origine ed il fine delle cose avrebbero ridotto la dialettica a sterile polemica o sofismo. Pitagora cercava di sviluppare negli allievi la facoltà principale dell’uomo:l’intuizione. I pitagorici onoravano i genitori vedendo in loro ZEUS (padre) e CIBELE (madre) genitori del macrocosmo. L’amicizia era un valore fondamentale: "L’amico è un altro te stesso". Le energie individuali erano risvegliate, la morale diventava viva e poetica, la regola accettata con amore cessava di essere una costrizione e diventava l’affermazione di una individualità libera. L’insegnamento morale preparava a quello filosofico. I rapporti stabiliti fra doveri sociali e armonie del cosmo facevano presentire la legge delle analogie e delle concordanze universali. Lo spirito dell’allievo si abituava a ritrovare l’impronta di un ordine invisibile sulla realtà visibile. Veniva insegnata la tolleranza per tutti i culti, l’unità dei popoli nell’umanità, l’unità delle religioni nella scienza esoterica: tutti gli Dei venivano ricondotti ad un Dio unico e supremo. Finito il noviziato gli allievi entravano nella casa di Pitagora e le lezioni erano tenute nel cortile della casa stessa, il termine ESOTERICO significa allievo dell’interno in opposizione ad ESSOTERICO (dell’esterno) a questo punto Pitagora insegnava loro la DOTTRINA DEI NUMERI (dottrina segreta già presente in Egitto ed in Asia).
Pitagora trasforma le nozioni numeriche degli Egizi in Teoria Generale e Sistematica dei numeri e delle figure geometriche andando assai al di là degli scopi prevalentemente pratici degli egiziani. Una delle principali affermazioni filosofiche di Pitagora riguarda il numero come ESSENZA DEL REALE concepito in un tutto armonico e perfetto (COSMOS). Il principio è il numero, gli elementi del numero sono gli elementi di tutte le cose, l’universo è armonia e numero. La scoperta che in tutte le cose esiste una regolarità matematica produsse un’impressione straordinaria e portò a quel mutamento di prospettiva che ha segnato una tappa fondamentale nello sviluppo spirituale dell’Occidente. Esempi di leggi numeriche: anno, stagioni, mesi, incubazione del feto, cicli biologici, ecc. I numeri sono principio costitutivo di tutto poichè rendono ragione del perché e come ogni cosa si forma (materia, proprietà, condizioni). Il motivo per cui le cose sono in un modo piuttosto che nell’altro è determinato dalla natura del numero stesso. L’unità è il principio fondante di tutti i numeri, in quanto è ciò che determina il pari e dispari ovvero è ciò che permette di distinguere il limitato e definito dall’illimitato ed indefinito, l’unità è all’origine e fonda la differenza fra finito ed infinito. Partendo dall’opposizione misurabile (finito)/ non misurabile (infinito) si comprende l’intero universo. Pitagora teorizza per la prima volta in modo chiaro quest’idea già presente in forma embrionale nella tragedia: il limite stabilito dalla legge divina non va superato, il destino è garante della legge e della misura. Per questo motivo Pitagora identifica la perfezione con il finito ed il limitato. L’infinito è concetto negativo identificato con l’imperfezione perché rappresenta ciò che, in quanto non misurabile, non è perfettamente conoscibile; il dispari e il pari sono l’opposizione numerica riconducibile a questa prima, fondamentale opposizione. L’opposizione non esclude però la composizione armonica: poiché le cose sono numeri, la loro diversità si risolve in un rapporto, che costituisce armonia. Uno dei caratteri fondamentali dei numeri è infatti l’armonia, cioè proporzione e progressione aritmetico-geometrica; grazie all’identificazione cose/numeri, l’intero universo è armonico. Tale armonia si esprime in accordi musicali. Pitagora spiega l’ordine dell’universo come armonia di corpi contenuti in un'unica sfera che si muovono secondo un sistema numerico; poiché i pitagorici ritenevano che i pianeti fossero separati da intervalli corrispondenti alle lunghezze armoniche delle corde sonore essi ritenevano che il movimento dei pianeti producesse un suono: l’"armonia delle sfere".
I numeri derivano da elementi 1) indeterminato 2) determinante. Il numero nasce dall’accordo di elementi limitanti e di elementi illimitati .
PARI: indeterminato, femminile, rettangolare: 2 4 6
DISPARI: limitante (più perfetto), maschile, quadrato: 3 5 7
Il numero perfetto è 10, numero sacro dato dalla somma dei primi 4 numeri 1+2+3+4 raffigurato con un triangolo perfetto, formato dai primi quattro numeri, ed avente il numero 4 per ogni lato.
TETRAKTYS
Pitagora ha una concezione geometrica del numero. Esempio: 1= un sassolino; essendo tutte le figure geometriche formate da questi punti/numeri ne deriva che tutte le cose essendo composte da punti sono composte da numeri quindi sono numeri. Le proprietà dei numeri corrispondono a rapporti etici, ad. es. la giustizia, e esprimono ciò che non è puramente materiale come l’anima e l’intelligenza.
Il numero quindi non è inteso come entità astratta ma come virtù intrinseca ed attiva di UNO supremo: Dio di fronte all’armonia universale. La scienza dei numeri è la scienza delle forze vive delle facoltà divine in azione nel macrocosmo e nel microcosmo, spiegandone il gioco, penetrandoli, distinguendoli, Pitagora costruiva una teogonia o teologia razionale. I numeri di Pitagora sono le forze divine del mondo, le forme originarie del grande Tutto e fanno scaturire gli esseri dagli archetipi.
1 Primo = grande Monade: essenza dell’Essere increato, non-manifesto, nascosto nelle cose molteplici. Nella matematica trascendente 0 moltiplicato infinito è uguale a 1.
0 è l’essere indeterminato; anche nei templi veniva raffigurato con un cerchio o con un serpente che si morde la coda, ciò significa che l’infinito è causa del suo stesso moto. Dal momento in cui l’infinito si determina produce tutti i numeri che contiene nella sua vasta unità e che governa in perfetta armonia. Quando Dio si manifesta la grande Monade si trasforma in DIADE (unione fra eterno maschile ed eterno femminile). La Monade rappresenta l’essenza di Dio, la Diade la sua facoltà generatrice, il mondo reale invece è Triplice.
TRIADE o legge del ternario = legge costitutiva delle cose e vera chiave della vita.
Esempio: uomo = corpo/ anima/ spirito = 3
"senza il corpo etereo quello materiale sarebbe una massa inerte senza vita" San Paolo
"il numero tre regna ovunque nell’universo e la Monade è il suo principio" Zoroastro
La legge del ternario è una delle basi della scienza esoterica.
L’uomo realizza la Divinità solo attraverso il proprio essere (relativo e finito), da qui la differenza fra le religioni: 1) Dio visto attraverso il caleidoscopio dei sensi e l’istinto (Panteismo). 2) Dio visto attraverso la ragione è duplice spirito + materia (dualismo di Zoroastro) 3) Dio visto attraverso il puro intelletto è triplice spirito + anima + corpo (culti trinitari dell’India Brahama+Visnu+Shiva e Cristianesimo Padre+Figlio+Spirito Santo)
4) Dio visto dalla volontà che tutto riassume è unico (monoteismo di Mosè)
I principi essenziali sono contenuti nei primi 4 numeri perché addizionandoli e moltiplicandoli si ottengo tutti gli altri.
7 = 3+4 unione dell’uomo (3) con la divinità (4)
10= 1+2+3+4 decade sacra.
1= punto 2=linea 3=triangolo 4=piramide Questi numeri sono i principi primi delle realtà ad essi omogenee. Nasce così la teorizzazione del sistema decimale. La parola COSMO è nata dai pitagorici perché: se il numero è ordine (kòsmos) e se tutto è determinato dal numero allora tutto è ordine. Con Pitagora l’uomo ha imparato a vedere il mondo con altri occhi ossia come l’ordine perfettamente penetrabile dalla ragione.
COSMOGONIA: Osservare l’universo dal punto di vista fisico e da quello spirituale non significa considerare oggetti diversi, ma guardare lo stesso mondo da due capi opposti. L’evoluzione materiale rappresenta la manifestazione di Dio nella materia attraverso l’anima del mondo che lavora su di essa. Pitagora pone al centro dell’universo il Fuoco (AGNI in oriente). I pianeti ruotano intorno ad esso. La regione sublunare designa la sfera dove si esercita l’attrazione terrestre ed è chiamata "il cerchio delle generazioni" (per noi la terra è la regione della vita corporea). La sfera dei 6 pianeti e del sole corrisponde a categorie di spiriti in linea ascendente fino ad arrivare all’Olimpo o "cielo delle stelle fisse" (sfera delle anime perfette). L’astronomia pitagorica è puramente simbolica: l’universo – dice Pitagora- non è che una forma passeggera nell’anima del mondo della grande Maia. Gli astri e tutti gli esseri sono formati da 4 elementi che rappresentano i 4 stati graduali della materia: terra=solido, acqua=liquido, aria=gassoso, fuoco=imponderabile.
Il quinto elemento è l’etere che rappresenta uno stato di materia talmente sottile da non essere più atomica, dotato di penetrazione universale, è il fluido cosmico originario, la luce astrale o anima del mondo.
Oltre alla cosmogonia fisica Pitagora si occupa soprattutto della cosmogonia spirituale o METEMPSICOSI (trasmigrazione delle anime): lo spirito attraversa tutti gli stadi della materia per poi ascendere: minerale-vegetale-animale-uomo. La discesa dello spirito viene chiamata cacciata dal Paradiso da Mosè, caduta nel cerchio sublunare da Orfeo. L’uomo risale faticosamente nuove esistenze con l’azione della coscienza diventando così figlio di Dio. L’uomo è dilaniato nella dicotomia anima-corpo. La nascita terrestre è una morte dal punto di vista spirituale e la morte del corpo una resurrezione celeste.
L’alternanza delle due vite è necessaria allo sviluppo dell’anima e ognuna delle due è insieme la conseguenza e la spiegazione dell’altra. Chiunque sia penetrato da queste verità si trova nel cuore dei misteri al centro dell’iniziazione. Come la nostra vita terrena è divisa in due parti alterne (sonno/veglia) così l’anima oscilla nell’immensità della sua evoluzione cosmica fra incarnazione e vita spirituale, fra terra e cielo. Le idee innate sono una dimostrazione delle vite precedenti ed anche il senso di giustizia terreno ha un senso solo se rapportato al karma di ognuno di noi. Le vite si susseguono e non si somigliano ma si intrecciano con logica (ripercussione delle vite o karma); in base a questa logica le azioni di una vita si ripercuotono sulla vita successiva. Non esiste parola, non esiste azione che non abbia un’eco nell’eternità. Per Pitagora, che ricorda le sue esistenze precedenti, l’apoteosi dell’uomo è l’attività creatrice della Coscienza Suprema. L’anima diventata puro spirito non perde la propria individualità, ma la compie perché raggiunge il suo archetipo in Dio.
Per mettere in opera nella pratica della vita gli insegnamenti di Pitagora gli adepti dovevano radunare tre perfezioni: realizzare la verità nell’intelligenza, la virtù nell’anima, la purezza nel corpo.
I Pitagorici introdussero il concetto del retto agire umano come un "farsi seguaci di Dio", come un vivere in comunione con la divinità. Inizio del BIOS THEORETIKOS = vita contemplativa, ossia una vita spesa nella ricerca della verità e del bene tramite la conoscenza. La scuola di Pitagora dura due secoli dal VI al IV sec. a.C. è una setta a carattere religioso con dottrine segrete.
"I Pitagorici parlarono parimenti di due principi ma s’avvantaggiarono sugli altri in quanto che il limitato e l’illimitato e l’unità non li considerarono come predicati di altre sostanze, del fuoco o della terra o di altra cosa simile; bensì per essi l’illimitato stesso e la stessa unità sono la sostanza di ciò di cui si predicano, per cui, anche, il numero è la sostanza di ogni cosa."
Tratto da "Metafisica" di Aristotele.

Bibliografia:
R. Cuccioli Melloni, Ricerche sul pitagorismo, I, Biografia di Pitagora, Editrice Compositori, Bologna 1969.
A. Farina, I versi aurei di Pitagora, Libreria Scientifica Editrice, Napoli 1962.
M. Timpanaro Cardini, 3 voll., Testimonianze e frammenti, ed. La Nuova Italia, Firenze 1969.