Home Anno 19° N° 64 Pag. 9° Novembre 2009 Cristina Allegretti


Cristina Allegretti
 MITI E LEGGENDE 

L´ESSERE NEL MITO DELL´OMOSESSUALITÀ

"Gli dei rivelano a colui che li guarda in volto la ricchezza infinita dell´essere"(W. Otto)

Se nel mito accade l´essere, nell´essere accade anche l´omosessualità quale componente dell´esistenza umana che svela coppie archetipiche che caratterizzano la psiche umana.
E´ il mito a dirci che anche nell´omosessualità si dà il principio individuativo perché essa stessa appartiene all´essere e quindi alla totalità.

L´omosessualità, come l´essere, ha attraversato l´oblio della cultura occidentale, ha perso le tracce dello sguardo interiore e del sentimento di se stessa.
"Perché ci sia cultura omosessuale, bisogna che il desiderio si scontri con la società. Allora avviene la drammatizzazione, in una lotta contro le leggi o contro l´opinione pubblica, che trasforma l´amante di efebi in campione (vincitore o vinto) della libertà"(Dominique Fernandez pag. 283-284 "Il ratto di Gamenide")

L´omosessualità appartiene nel mito alla sfera divina. Così l´uomo l´ha resa eterna a se stesso e alla storia dell´uomo:"Il divino non offre qui all´uomo come in altre religioni - promesse di salvezza, ma rivela l´essenza del suo essere, e, facendoglisi per tale rivelazione presente, non rimanda l´uomo al futuro, ma gli dona, attimi di eternità."

Se essa nel mito rinvia ad una dimensione trascendentale, quindi di apertura all'essere, l´omofobia sembrerebbe condurre verso la più ottusa chiusura al mondo.
"Così giunse ai Greci il messaggio del Divino; così ad essi fu dato esperire il Divino: non come quel che categoricamente comanda ed esige, non come salvezza terrena e ultraterrena, bensì come l´Eterno che non conforta e rasserena con promesse, ma per il fatto stesso che è".

L´omosessualità quale simbolo di spiritualità, ci rimanda all´essere nel suo dirsi nei miti, e i miti ci riportano l´eternità del dirsi in un "qui ed ora", che non nega la trascendenza anzi l´amplifica, ma nega un al di là che lacera la libertà umana.
L´oblio dell´essere e dell´omosessualità durante la lunga storia occidentale, sono due violenze che entrambe le categorie hanno patito. Simile è il loro cammino e correlate sono l´una all´altra in quanto la prima apre le porte alla seconda.

Nei miti presi in oggetto, pochi rispetto alle tracce omosessuali che si possono scoprire nella tradizione mitologica, sono già presenti luminosità e accadimento sia dell´essere che dell´omosessualità.
"Anche se i nostri miti sull´omosessualità greca si sono eclissati, i miti greci restano a testimoniarne il significato più profondo, archetipico, del legame con lo stesso sesso....L´attenzione a questi miti ci aiuta a confermare e articolare la nostra stessa consapevolezza che essa significhi qualcosa di più di una semplice preferenza sessuale, anche se non è separabile da questa. " (Christine Downing "Amore per lo stesso sesso").

Nella cultura greca antica, l´omosessualità veniva accettata perché non veniva giudicato nella sfera sessuale il cosa si faceva, ma il come. La temperanza, la giusta via di mezzo tra l´eros e la ragione(Apollo) veniva ricercata come via etica e politica, non interessava l´oggetto sessuale.
Nei miti greci solo gli dei superano la giusta via di mezzo lasciandosi andare alla passione più sfrenata, (Dionisio e i suoi tanti amanti) cercano di superare le leggi della natura, persino la morte.

Il mito di GANIMEDE
Ganimede è un giovane che appartiene alla stirpe reale di Troia, la tradizione ci narra che il giovane è un bellissimo adolescente, il più bello dei mortali.
Custodiva le mandrie del padre sulle montagne che circondavano la città di Troia. Zeus se ne innamorò, mandò l´aquila a rapirlo, lo condusse sull´Olimpo e lo amò. Zeus lo tenne con sé sull´Olimpo e gli diede il compito di coppiere.

I simboli che incontriamo in questo mito sono molto forti, forte il contenuto, forte la visione d´amore trascendentale tra Ganimede e Zeus.
L´aquila nella simbologia, è il re degli uccelli, essa è simbolo di potenza e dell´attitudine alle armi.
Gli antichi bestiari le attribuivano le capacità di fissare il Sole senza socchiudere gli occhi e di percorrere regioni del cielo inaccessibili all´uomo.
L´aquila è lo spirito assoluto, è la razionalità assoluta, è la potente creatura alata.

Colui che detiene la coppa è il custode di un potere immenso, dispensa miele: il nettare degli dei; la coppa contiene l´ elisir dell´eterna giovinezza, la coppa per l´umanità ha sempre rappresentato un simbolo essenziale e trascendentale, essa è il contenitore dell´eternità, e della suprema conoscenza.
L´omosessualità viene trattata in questo mito ponendo la coppia conoscenza - trascendenza rappresentata da Ganimede - Zeus, a modello di un' interpretazione della relazione uomo - uomo quale scaturigine dell´anelito umano verso la bellezza verso la conoscenza, verso la trascendenza.

L´universalità trascende l´umano portandolo ad essere il custode dell´essere stesso, rappresentato dalla coppa, l´anelito trascendente è rappresentato dall´aquila quale simbolo dello spirito assoluto.
L´amore spirituale che sgorga tra uomini ha una tradizione lunghissima, inizia dalla nascita della sapienza, e poi della filosofia (Platone) e prosegue con l´estasi dei primi cristiani, nel tempo medioevale e nell´umanesimo, tale ascesi della conoscenza attraverso un anelito fisico dell´uomo per l´uomo concretizza l´amore di Dio non per la sua creatura ma per ciò che è a sua stessa immagine e somiglianza, l´amore dell´uomo per l´uomo chiude il cerchio della visione stessa di un´escatologia non solo cristiana ma universale in cui il simile può riconoscersi e amarsi come suo simile.

La coppia Conoscenza -Trascendenza si sposa alla coppia Puer - Senex, ovvero il fanciullo divino e il saggio distante.
Puer in campo astrologico viene associato al pianeta Mercurio, è insieme la figura dell´Eroe, del fanciullo divino, del Briccone e il Messia; Mercurio è impaziente e supera il tempo scappando; Senex è associato a Saturno, saggio, solitario, freddo, la sua conoscenza del mondo deriva dalla sua distanza dalla vita, questa coppia è complementare e forma un´interità.

"La coppia Zeus- Ganimede è un´immagine della coniunctio - oppositorum , riunione di opposte polarità psichiche in uno stato equilibrato di tensione. In essa possiamo riconoscere alcuni caratteri dominanti che ci accompagneranno nel corso del nostro viaggio: il valore iniziatico della relazione omosessuale; la direzione verticale (terra - cielo) del rapimento amoroso e il suo percorso simbolico (materia - volo - spirito); la valenza erotica- non necessariamente sessuale della costellazione Puer Senex frequente nelle relazioni maschili (comprese le varianti padre - figlio e maestro - allievo)". (V. Lingiardi) pag- 30

Il mito di CALLISTO
Callisto dal greco bellissima, era una ninfa al servizio della dea Artemide, Zeus se ne innamorò e la sedusse, per averla si narra che Zeus si travestì da Artemide altre versioni ci dicono che assunse le sembianze di Apollo.

"Questo è l´unico mito che abbia permesso, nei secoli, qualche timida incursione nel tema del lesbismo, altrimenti ignorato" (Giovanni Dall´Orto "Orsa cerca Orsa")
Dopo qualche tempo, Callisto insieme ad Artemide e alle altre ninfee si riposano dopo una battuta di caccia e decidono di farsi un bagno rigenerante, Callisto prima ritrosa si spoglia, e Artemide scopre il tradimento di Callisto.
Artemide la scacciò e la trasformò in un´orsa, secondo un´altra versione Callisto fu trasformata in un´orsa da Era, la moglie di Zeus per vendicarsi del tradimento del consorte.

"Così disse, e l´affrontò e l´afferrò davanti per i capelli e la gettò a terra bocconi. Quella tendeva le braccia implorando pietà: le braccia cominciarono a farsi ispide di nero pelame, e le mani a curvarsi e ad allungarsi in adunchi unghioni e a fungere da piedi, e il viso prima ammirato da Giove a deformarsi in un largo ceffo; e perché non commuovesse nessuno con suppliche e preghiere, le fu tolto il dono della parola: dalla gola roca esce un suono iracondo e minaccioso che incute paura" (Ovidio "Le metamorfosi" Libro II).

La morte dell´orsa Callisto ha più versioni. Una ci narra che ad uccidere Callisto sia stata Artemide stessa su suggerimento di Era, un´altra versione vede nel figlio di Callisto e Zeus: Arcade, l´uccisore della madre.
Dopo la sua morte Zeus trasformò Callisto nell´Orsa Maggiore e il figlio Arcade nell´Orsa Minore.
Il simbolo dell´orsa che qui incontriamo, rimanda ad una dimensione terrena, ma anche profonda e sconosciuta. Rimanda al femminino eterno, alla vita nella sua forma materiale e ancora di più al mistero della creazione stessa, del principio che regge l´universo stesso e che non può essere che retto da un principio femminile.

"Nella simbologia psicologica e in quella dei sogni l´orso è interpretato come personificazione dell´aspetto temibile dell´inconscio, in C. G. Jung compare spesso come lato negativo della personalità. Sebbene sia pericoloso, aggiunge E. Dappli, simboleggia qualcosa da realizzare e, a dispetto del suo genere grammaticale, può alludere anche a un elemento femminile terreno" (Enciclopedia dei simboli).
L´orsa (ctonia) diventa orsa maggiore, la stella che non tramonta mai, il potere terreste si trasforma, si spiritualizza e diventa luce eterna, anche qui è presente il tema della spiritualizzazione e della trasformazione.
Il tema della trasformazione è un elemento che il femminile quale archetipo psichico porta in sé.

Callisto è l´ancella di Artemide, è lei la sua signora. Vediamo più da vicino e più profondamente chi è Artemide. Di chi la donna si innamora e di cosa va in cerca quando ama. Cosa ama la donna nell´altra donna?
La donna ama la nascita della vita stessa.
"Ancora una volta è un intero mondo nell´unità della sua ricchezza inesauribile quello che qui si fa incontro come vivente figura divina: il mondo nel suo momento primigenio e germinale - quel momento che è della pianta, dell´animale e dell´uomo stesso. Tale mondo si rivela penetrato, nella sua luce e nella sua tenebra, da un unico spirito divino: lo spirito della freschezza e chiarita virginea. Questo spirito, che è la natura stessa nella sua germinalità, può esser detto puro e sacro, sia ch´essi affascini con la grazia e la bontà, sia ch´esso sgomenti con la minaccia".(W. Otto)

Nei miti non viene menzionata l´omosessualità femminile,tanta quanto quella maschile. Tranne che per brevi cenni, essa non è presente. Tale carenza mitologica a mio avviso è anche l´origine dell´oblio in cui essa è caduta nella cultura occidentale. L´omosessualità femminile è silenziosa e tale silenzio, a mio avviso, ha creato una disparità psichica delle lesbiche le quali fin dall´origine del dirsi dell´essere, nel mito appunto, non si sono viste raccontare, non hanno avuto un´origine appunto. Paradossalmente proprio la donna che rappresenta l´origine della vita si è vista negare - diversamente dal maschio - l´amore per se stessa e per la sua simile.

E´ sempre il maschile a detenere il principio di realtà, sia nel bene che nel male, e questo può aver determinato il percorso doloroso del femminile all´interno delle categorie del sociale e del pensiero. Al di là della dimensione sessuale, per secoli la donna è stata schiacciata dal macigno dell´ininfluenza sul reale. Visione questa tramandataci dalla logica conformista del maschile che si vede riflesso quale unico soggetto reale.
L´omosessualità femminile ha come origine la rimozione, la disconferma. In ciò è la violenza che patisce ancora oggi la donna. E se ella vuole rileggere la propria storia culturale originaria, non può non vedere nel silenzio violento della negazione la condizione della propria nascita.

Bibliografia

Theofania W. Otto.
Enciclopedia dei simboli - Garzanti.
Enciclopedia dei miti - Garzanti.
Metamorfosi - Ovidio.
Wikipedia.
Orsa cerca orsa - di Giovanni Dall´Orto da Babilonia n.137 settembre 1995.
Compagni d´amore di V. Lingardi.
Il ratto di Ganimede - Dominique Fernandez.
Amiche compagne amanti - storia dell´amore tra donne- di Daniela Danna.
Amore per lo stesso sesso - miti e misteri - di Christine Downing.


Cristina Allegretti


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