Home Anno 17° N° 62 Pag. 6° Dicembre 2008 Ada Cortese


Ada Cortese
 TEORIA 

MALATTIA E MENZOGNA

Il falso e la contraffazione sono ormai la regola entro cui ci stiamo abituando a vivere.
E ciò senza che, apparente, si sviluppino adeguati "anticorpi" .

So che sempre è stato e forse sempre sarà così. Fino alla fine dei tempi umani sarà sempre la separazione, il dolore della frattura, dello scollamento tra le cose e la loro rappresentazione. E questo lo impariamo prestissimo, da bambini. Ma non bisogna dire apertamente questa consapevolezza. Ricorderò per sempre una mia innocente infrazione a tale regola: ero alla scuole superiore, forse primo o secondo anno quando l'insegnante di matematica mi coinvolse in una interrogazione, io non seppi rispondere come tante altre volte e lei mi deve aver chiesto come mai fossi così refrattaria...io risposi che la matematica non mi piaceva. Se ne offese come avessi fatto affronto personale. Sì, ammetto adesso, forse non era una bella cosa da sentirsi dire per un'insegnante amante del suo lavoro e della sua materia. Dai suoi sbadigli invece io intuivo (e non solo io) che stava lì con noia e allora a maggior ragione forse mi sentì autorizzata ad essere sincera. In realtà la cosa che pensai è che parlavo semplicemente di una materia e non mi interessavano altre possibili implicazioni. Avevo diritto a non provare simpatia per una materia no?!! Invece lei se la prese parecchio intanto rispondendomi subito con la faccia paonazza: "alla faccia della verità !!!" e facendomela poi pagare con raffiche susseguentesi di interrogazioni. Ecco, lì, in quel preciso momento capì come funzionavano le cose degli umani. Capì l'impossibilità della trasparenza, ma ci rimasi molto male perché in me non c'era ombra di aggressività.
Mi sentì come strappata ad una dimensione sana per essere catapultata in un mondo finto. A dire il vero, la sensazione che occorre fare attenzione a ciò che dici pena la ritorsione contro il parlante, l'avevo avuto, come la maggioranza di noi, già tanti anni prima nell'ambito di rapporti affettivi assai significativi (leggi "madre") ma era un'altra cosa: era dinamica circoscritta a rapporto personale ed affettivo! Ma quando la cosa si ripropose in ambito istituzionale, con figura pseudo-autorevole anche sul piano educativo, allora ebbi il "crollo" della mia visione innocente del mondo relazionale.
Vennero poi i tempi della riflessione sul pensiero collettivo, guidato come canna al vento, da diverse filosofie che lo fanno oscillare tra ideologia ed utopia, tra rivoluzione e conservazione, i tempi in cui si disponeva di una griglia interpretativa della storia e degli eventi sociali secondo cui si celebrava l'anelito al cambiamento evolutivo o la necessità di rinforzare la tradizione contro la paura della polverizzazione di ogni "valore": familiare, politico, religioso, etico...
E venne il tempo in cui la psicoanalisi entrò nella mia vita regalandomi un grande incontro, il più grande: l'inconscio e i suoi messaggi, le sue seduzioni, la sua distruttività, la sua possanza, la sua soccorrevolezza, la sua memoria grande, il suo grande respiro...
Mi parve di scoprire che davvero la vera rivoluzione sia quella che nasce dall'azione di un inconscio accolto alla coscienza, mi parve di scoprire che tutti i grandi valori di riverenza rispetto sacralità anticipati dall'ambito religioso potessero finalmente trovare la loro vera destinazione in un infinito ritrovato e intuito dentro se stessi, nel cuore umano e nel cervello umano. La giusta destinazione di ogni religiosità poteva essere la percezione del mistero nascosto dentro di noi nelle sue due manifestazioni possibili: distruttiva e creativa. E ciò a livello individuale e ciò a livello sociale. Mi parve di intuire che da questo rispetto potesse nascere il fondamento di una nuova psiche capace di non agire più quelle manifestazioni totalmente inconsce per il solo e semplice fatto che almeno quell'inconscio, seppure mai del tutto conoscibile ( come si può conoscere l'infinito?), poteva adesso finalmente essere considerato, nominato, e sapendolo parte anche di noi umani, ci saremmo fatti edotti del potenziale grande big bang che ci portiamo dentro. E conoscendolo, dunque conoscendoci di più, non lo avremmo più agito così istintualmente, nella immediatezza più totale in esplosioni reali, coltivando bombe nucleari, mine antiuomo e bombe al fosforo.
Mi parve di intuire che con maggiore amicizia e familiarità all'inconscio, la logica della pura conflittualità bellica avrebbe potuto essere superata.

E questa intuizione seppe diventare per anni realtà condivisa, non un mondo beato fuori dal mondo, ma un mondo che c'è dentro al nostro mondo e che però si mostra solo a chi lo cerca.

La regola del mondo, però, pare ancora avere la meglio, almeno nella regione del fenomeno.
E seppure sono certa del potenziale, del percorso e delle prospettive possibili non appena rientro e ascolto, dialogante e testimone ad un tempo, il dialogo più profondo dell'essere, ciò non mi salva dalla disperante percezione di un mondo sempre più inconscio, sempre più in balìa della pura forza bruta (leggi "potere economico") di cui mai tra l'altro si può parlare apertamente pena il timore quasi infantile di una grande rappresaglia. I veri poteri sono nascosti. Le cose non sono come sembrano. Tutto ciò che ci arriva da fonti istituzionali è falso. Assolutamente certo quanto è certa la morte di ogni ideologia o utopia, dunque di ogni visione della vita filosofica che, mai pura, sempre compromessa al potere, offriva comunque reali spunti alla comunità degli uomini "poveri e di buona volontà" e allo sviluppo della creatività.
Adesso tutto l'apparato della intellettualità: dalla notizia quotidiana agli approfondimenti dell'intellighenzia, appare sottomesso dichiaratamente sprezzantemente spudoratamente, impudicamente, criminalmente al Potere che la paga.
Ma non è questo che mi interessa sottolineare quanto la conseguenza catastrofica per le menti degli uomini: la menzogna, il falso, la contraffazione è la regola entro cui ci stiamo abituando a vivere. E senza sviluppo apparente di adeguati "anticorpi".
Ma si può vivere a lungo nella menzogna sistematica senza risentirne nell'anima e nel corpo?
Io penso di no. Non si può farla franca. La nostra involontaria, impotente e passiva collusione al modo "in cui va" la nostra attuale piccola decadente società, si ripercuote su di noi perché l'inconscio si ribella. La nostra verità più profonda, la dignità personale sono portate e testimoniate paradossalmente dai nostri sintomi. I più diversi, i meno leggibili ormai privatisticamente.
Noi guardiamo con sufficienza quei tanti (ormai) clochard della mente che vagano nelle nostre città, estromessi da ogni luogo, dalla istituzione totalizzante, dal lavoro, dalla famiglia, però a volte sulla strada per loro volontà. Spesso mi fanno pensare con paura a quanto coraggio abbiano a vivere così ma non è questo il punto. Spesso blaterano di complotti, delirano diciamo noi e attaccano le nostre identità le nostre sicurezze.
Mi viene spesso ultimamente da pensare se non siano loro, insieme a quelli che stanno male nelle cliniche di psichiatria o neurologia, a non aver rinunciato al contatto con il male del mondo, con la menzogna elevata a sistema, se non siano loro a stare male perché percepiscono ancora quel dolore che i più rimuovono perché viene comodo. Perché stare male nelle fibre più profonde del nostro essere, non dormire la notte, sentirsi soffocare di angoscia, sentirsi scoppiare il cuore di non senso, di solitudine, quando si può scegliere la schizofrenia istituzionalizzata, quella accettata socialmente, il "dispensiero" orwelliano? Non è molto meglio sfilare tra gli ambientalisti di sabato e andare a comprare la nuova macchina di domenica, accettare lo spreco delle bustine di plastica per comprarsi due mele, continuare a cullare la serenità nella propria casa con riscaldamento a stecca, e celebrare tutti i giorni il giorno della memoria? E sentirsi così buoni così?
A me pare che ogni cosa giochi contro la nostra memoria.
A me pare che siamo attualmente in pieno regime orwelliano anche se non è certo il comunismo che ha vinto ma la sua cattiva copia, l'"imperialismo" e la globalizzazione.
A me pare che siamo rimasti sprovvisti di pensiero tout court. E se vogliamo sentirci buoni ci resta solo il volontariato. A me pare che sia stato perpetrato un grave crimine contro l'umanità. Un massacro delle menti.
Quotidianamente nutriti dei nostri tempi e ritmi impossibili e di modelli relazionali ipocriti, quotidianamente imbottiti di idiozie e false notizie o non notizie, abbiamo sempre una chance per non impazzire e non offrirci passivamente alla malattia grave che serpeggia nel mondo. Abbiamo un potentissimo alleato ancora e sempre presente basta richiamarlo: l'inconscio dialogante ci salverà. Così sia.

P.S.: e se le cose non sono mai come sembrano (affermazione di fondo di queste righe), beh, allora ...possiamo anche riderne!


Ada Cortese


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