Home Anno 14° N° 51 Pag. 5° Marzo 2005 Cristina Allegretti


Cristina Allegretti
 SCHEDE 

LOGOS

"...per natura, tutto ciò che sale converge inevitabilmente" (T. De Chardin)

Il concetto di Lògos ha nel corso della storia antica della filosofia molteplici significati, esprime fondamentalmente ciò che è espressione di ragione e di razionalità, la dottrina del Lògos compare in Eraclito, per gli stoici il lògos ha una rilevanza non ontologica ma etica, dove funge da principio normativo e in logica funge da principio di verità.
In Plotino è fondamentalmente la forza razionale che è nell'anima, dalla quale e secondo la quale sono costituite tutte le cose e l'intero cosmo fisico.
Lògos, normalmente viene tradotto con ragione. Emanuele Severino ci spiega che: "essa è la parola greca che, sin dall'inizio del pensiero filosofico, nomina quel lasciar parlare le cose senza imporre loro un senso estraneo, ma lasciando che esse, manifestandosi, si impongano. Eraclito dice appunto: "non dando ascolto a me, ma al lògos, è saggio (sophòn) convenire che tutte le cose sono uno". Ed è ancora Eraclito ad affermare che "la sophia è dire cose vere e farle". E ancora: "Non bisogna agire e parlare come dormienti" - e quindi innanzitutto come quei dormienti che orientano la loro esistenza conformandosi al mito. E ancora: "Bisogna seguire il comune. Pur essendo comune il lògos, i molti vivono come se avessero una loro saggezza privata". La "saggezza privata" è appunto quella del mito: il mito è una pluralità di miti (e quindi di gruppi umani) tra loro contrapposti. Invece il "comune" è il lògos, perché il lògos, lasciando parlare le cose (che, manifestandosi, s'impongono su ogni "saggezza privata"), è comune a ogni uomo e ogni uomo deve seguirlo se non vuole agire nel sogno, ma nella veglia.
Proprio perché la sophia è dire e fare cose vere, la filosofia delle origini stabilisce la forma di ciò che sarà chiamato "etica" ("morale") e "scienza".
Sono infatti entrambe un agire che intende farsi guidare dalla verità. La scienza moderna, quando nasce, è ancora guidata da questa intenzione. Solo a partire dalla fine del secolo scorso la scienza moderna si rende conto che per rendere il mondo il più possibile conforme ai nostri progetti è necessario abbandonare la pretesa di conoscere la verità del mondo - la verità - intesa nel senso forte che essa presenta nel pensiero filosofico. In questo senso, la scienza ritorna al mito e la filosofia è una parentesi nella lunga storia del mito. Una parentesi che tuttavia ha deciso le sorti della nostra civiltà; non solo, ma che rimane pur sempre la dimensione all'interno della quale la scienza continua a mantenersi." Il filosofo Salvatore Natoli ci suggerisce che il pensare sia essenzialmente il luogo in cui facciamo esperienza: "In generale, quando si dice "pensare", si pensa a qualcosa o qualcuno: un evento, una persona, un io. Il compito del filosofo è gettare sospetti sul linguaggio per vedere quanto un termine è proprio, se davvero noi, quando parliamo, sappiamo quello che diciamo. Educare a pensare è una delle operazioni fondamentali per capire che cosa si dice, chi lo dice, per chi lo si dice; il dire è sempre un dire per qualcuno, perché il dire è comunicare, è linguaggio…. Il pensiero è qualcosa che accade. Come accade? Possiamo in certo senso equiparare il pensiero all'esperienza, all'apertura dell'esperienza; il pensiero è l'orizzonte entro cui si inaugura l'esperienza. Il pensiero accade, è esperienza, ha luogo. "Ha luogo" lo diciamo di qualcosa che accade, l'accadere prende posto nel mondo. Quando una cosa non prende posto nel mondo è assurda. Non a caso i Greci per dire assurdo dicevano atopon, ciò che non ha luogo. Ciò che accade è effettivo, ha luogo, diventa fatto. Nel pensiero dobbiamo distinguere tra un "aver luogo" del pensiero e un "luogo" del pensiero.
L'aver luogo del pensiero è il pensiero come attività, il luogo del pensiero è la modalità attraverso cui questo pensiero si realizza o la modalità in cui è rivelabile il suo stare." (S. Natoli).
Oggi il concetto di logòs ci richiama alla mente il soggetto pensante Uno autocosciente di P.Teilhard de Chardin nell' "Avvenire dell'uomo": l'evoluzione, con l'umanità, ha subito un cambiamento radicale. Alla visione evolutiva darwiniana della lotta per la sopravvivenza mediante la selezione della specie, è subentrata l''idea dell'evoluzione riflessiva interiore (lamarckiana) dello slancio vitale, ovvero ciò che l'autore chiama il rimbalzo riflesso dell'evoluzione su di sé.
Lo slancio vitale consiste nella necessità di essere eternamente: l'Uno attraverso l'umanità fa esperienza e quindi pensiero della sua Unità ed eternità.
Questo accade grazie alla capacità riflessiva che nell'uomo è presente; grazie dunque alla nuova dinamica evolutiva che con l'umanità si sviluppa (lo spostamento dall'isolamento al convergere, il passaggio dall'uomo individuo all'uomo specie) la riflessione non può che comprendere tutta l'umanità in un unico Grande Individuo: l'Individuo Uno che prende coscienza di sé.
Il pensiero è tutto, è la dimensione oggettuale, la dimensione materiale, la dimensione psichica, la dimensione spirituale. Il Pensiero è dunque inteso come l'autopercezione del tutto, è il frutto del salto evolutivo che nell'umanità si è dato e che ha coinvolto l'evoluzione stessa in quanto è stata cambiata radicalmente proprio nel suo movimento.
Il pensiero quale concetto radicale e creazione libera sia dell'evoluzione che dell'umanità creano una nuova trinità, una Sacra Famiglia rispecchiabile in quei pensatori guidati dal sacro fuoco della ricerca che audacemente hanno fiducia nell'Umanità. Questi pensatori sono i creatori della noodinamica, sono gli scienziati che non hanno paura di unire la fisica alla mistica, la biologia all'energia psichica, che ci aiutano a non perdere di vista la visione d'insieme.
La dimensione del Pensiero è la dimensione della nuova umanità, nuova umanità che abbandona la propria vecchia identità per unirsi sempre più al Pensiero.
L'evoluzione ha spinto la vita a forme sempre più evolute di coscienza, ed il Pensiero è la massima espressione della coscienza, esso riassume in sè il senso di tutto l'universo, il senso di tutto ciò che esiste come di ciò che non ha potuto esistere, è il Soggetto Unico che resta oltre ogni destrutturazione, oltre ogni morte, oltre ogni passaggio o trasformazione, sia terrestre che cosmica.
Il "nuovo" di cui noi oggi riconosciamo il più profondo bisogno è il superamento della ripetizione da modelli relazionali e conoscitivi, superamento che ci permette di esprimerci sempre di più nella dimensione del Pensiero cosciente.
Il nuovo non può che essere accolto da chi già in una nuova dimensione si pone, questa nuova epochè può farci incontrare una realtà in continua crescita coscienziale, realtà negaentropica che tanto più è accolta e testimoniata tanto più è presente e agente nella Vita.


Cristina Allegretti


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