Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione G.E.A.
Direttore : Dott. Ada Cortese
Via Palestro 19/8 - 16122 Genova - Tel. 010-888822 Cell 3395407999

Home Anno 12° N° 46
Dicembre 2003 Pag. 11° Simonetta Figuccia


Simonetta Figuccia

 RECENSIONI 

CENERENTOLA NEL PAESE DELLE NEVI

Perché tanta fortuna per questa favola? Forse perché l'immagine della ragazza maltrattata e disprezzata che porta in sé il segreto di un destino regale riassume in sé un motivo che ognuno incontra nella vita: quello di non sentirsi apprezzato dagli altri quanto vorrebbe? (*)

Il libro propone la fiaba di Cenerentola tibetana, tratta dalla raccolta del Ro Sgrung.
L'introduzione, che di seguito riportiamo in buona parte letteralmente, è a cura della tibetologa e studiosa di buddhismo Carla Gianotti, la quale, oltre ad avere scritto numerosi saggi su riviste specializzate, ha recentemente pubblicato una nuova traduzione della "Vita di Milarepa".
Come M.L.Von Franz ci insegna, le fiabe sono l'espressione più semplice e pura dei processi psichici dell'inconscio collettivo. Le fiabe rappresentano gli archetipi nella loro forma più genuina, diretta.
Mentre nei miti e nelle leggende, scopriamo ugualmente i modelli fondamentali della psiche, rivestiti di elementi culturali, nelle fiabe il materiale culturale cosciente è presente in maniera minore.
L'inconscio nella fiaba si trova nella situazione di una persona che abbia avuto una visione o un'esperienza originale e voglia comunicarla, senza riuscire tuttavia a esprimerla adeguatamente.
Si può avanzare l'ipotesi che ogni fiaba sia formata da un sistema relativamente chiuso, accompagnato da un significato psicologico essenziale, che si esprime in una serie di immagini.
"Dopo aver lavorato per molti anni in questo campo - scrive M.L.Von Franz - sono giunta alla conclusione che tutte le fiabe mirano a descrivere un solo evento psichico, sempre identico, ma di tale complessità, di così vasta portata e così difficilmente riconoscibile da noi in tutti i suoi aspetti diversi, che occorrono centinaia di fiabe e migliaia di versioni, paragonabili alle variazioni di un tema musicale, perché questo evento sconosciuto, l'archetipo, penetri nella coscienza (e nemmeno così il tema è esaurito).
Questo fattore sconosciuto è il Sé. Esso costituisce la totalità psichica dell'individuo e anche il centro regolatore dell'inconscio collettivo. Così come ogni individuo ogni popolo vive a suo modo questa realtà psichica".
Nella loro varietà le fiabe offrono un'immagine generale delle differenti fasi di tale esperienza.
Nell'inconscio tutti gli archetipi si contaminano e possiamo paragonare quanto avviene a una sovrimpressione di fotografie una sull'altra: ciò è dovuto al fatto che l'inconscio sfugge al tempo e allo spazio.
Così troviamo una storia popolare come quella di Cenerentola, prodotta in centinaia di versioni dall'Occidente all'Oriente dall'Africa al Tibet.
Il nucleo fondamentale della storia non sembra straordinario: una ragazza di misera condizione viene aiutata con mezzi soprannaturali e conclude un buon matrimonio. Perché questo motivo risulta così interessante? Forse perché l'immagine della ragazza maltrattata e disprezzata che porta in sé il segreto di un destino regale riassume in sè un motivo che ognuno incontra nella vita: quello di non sentirsi apprezzato dagli altri quanto vorrebbe.
Nelle versioni occidentali Cenerentola è una povera serva che potrà, nonostante la contrarietà delle apparenze, realizzare il suo sogno di sposare il principe.
L'undicesimo capitolo del Ro Sgrung è occupato da una storia dal titolo complesso:
"Storia della ragazza, che ingannata dalla demonessa, uccide la madre, la quale, poi, al fine di non abbandonare sua figlia nella miseria, ripaga del male ricevuto le demonesse: la ragazza allora diventa la consorte del re".
Il titolo non sembra rivelare parentele con la Cenerentola che conosciamo ma le sequenze che compongono la storia valgono a identificarla come una versione tibetana del ciclo.
I segmenti narrativi del racconto tibetano si ritrovano tutti combinati in modi diversi e influenzati dal folclore locale, nelle varianti occidentali e orientali della storia.
Anche il motivo più singolare, quello dell'omicidio della protagonista, si incontra in una versione napoletana di Cenerentola a opera di Basile (1563).
"La storia tibetana di Cenerentola condivide molti caratteri delle fiabe classiche europee. Il testo si presenta in una prosa asciutta e scarna, con immagini essenziali e privo di notazioni emotive relative all'intreccio del racconto o di compiacimento per il gusto del meraviglioso.
I personaggi, tipizzati nei ruoli generalizzanti e paradigmatici propri del genere (madre, figlia, demonessa, re, animale aiutante) si muovono in un tempo fuori dal tempo, e all'interno di una geografia fiabesca semplice, che privilegia il luogo aperto e che si muove sostanzialmente tra due poli, l'alto e il basso della valle".
Non diversamente da quanto accade in altre storie del Ro Sgrung, l'alto della valle si configura qui come il luogo inumano per eccellenza, il luogo impervio che mette a rischio la sopravvivenza umana.
L'autrice ci propone due chiavi di lettura della fiaba: una intitolata " la demonessa del Tibet", dove approfondisce il tessuto culturale e religioso in cui la fiaba è nata.
L'altra lettura, descrittivo comparativa con riferimenti alla Psicologia del Profondo, la intitola: "la fanciulla alla ricerca del fuoco".
Se riconduciamo la vicenda tibetana al modulo interpretativo proposto da Von Franz, secondo cui la fiaba è un modello archetipico, uno strumento per rivelare e compensare particolari problemi o aspetti di un individuo o di una comunità sociale in un periodo storico determinato, essa viene a configurarsi come la descrizione di un processo di evoluzione della psiche compreso tra i due equilibri strutturali della storia, inizio e fine.
Il principio femminile - nella sua totalità di positivo e negativo, la quaternità femminile, umana e demoniaca - e il principio maschile, rappresentato dal re, produrranno alla fine della storia una triade mista.
La Cenerentola tibetana aggiunge motivi alla fiaba occidentale: la ragazza va a cercare il fuoco a casa della demonessa, che la seduce e la convince a uccidere la madre.
Quest'uccisione e l'inizio della convivenza con la demonessa coincidono con il confronto con il lato oscuro della Grande Madre divorante, non diversamente dalle streghe delle fiabe occidentali.
Così, all'interno del viaggio della ragazza, si svolge l'incontro con tale archetipo.
Lo sdoppiamento delle due figure materne, la madre e la demonessa, risponde a un processo psichico infantile di scissione della figura materna positiva da quella negativa.
Carla Gianotti ci costringe a toccare con mano ciò che Calvino disse delle fiabe: "nella loro elementare semplicità rimangono una delle più misteriose espressioni della natura umana".
Ci permette un'interessante viaggio nella cultura tibetana e l'incontro con i sensi più profondi che le fiabe custodiscono nei loro intrecci, veri specchi della psicologia umana e dell'universalità del processo di trasformazione dell'uomo.

(*) Carla Gianotti Cenerentola nel paese delle nevi Strenna 2003 Ed. Utet


Simonetta Figuccia


 HOME     TOP   
Tutti i diritti sui testi qui consultabili
sono di esclusiva proprieta' dell'Associazione G.E.A. e dei rispettivi Autori.
Per qualsiasi utilizzo, anche non commerciale,
si prega prima di contattarci:

Associazione GEA
GENOVA - Via Palestro 19/8 - Tel. 339 5407999