Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione G.E.A.
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Giugno 2001 Pag. 5° Simonetta Figuccia


Simonetta Figuccia

 RICERCHE 

ADOLESCENTI ON LINE

In principio era la radio, poi la televisione, infine Internet


Io sono degli anni sessanta e come tutti i miei coetanei ho vissuto l'accelerazione tecnologica.
Anno 1968. Una serata qualsiasi: tutti davanti alla televisione, un unico canale, in bianco e nero, momento sacro della giornata per noi bambini: ricordo con emozione il carosello serale che scandiva i ritmi e concludeva la giornata, era un vero e proprio rito familiare prima del sonno. Si trattava di immagini ma non riesco a differenziare minimamente l'emozione di quel momento, pregno di affettività, gioia e stupore, (anche perché la televisione era un mistero,) dalle fiabe spaventose che la nonna ogni tanto ci raccontava di sera.
Tutto si evolve rapidissimamente anche nei ricordi, da Zorro a Rin Tin Tin, fino alle prime pubblicità di giocattoli, in cui iniziava a insinuarsi in noi bambini un sottile disagio per la Barbie pubblicizzata in televisione e che mamma non comprava, ma il desiderio cresceva e la sana frustrazione era ben tollerata.
Ancora una manciata di anni ed ecco l'invasione di cartoni giapponesi che hanno scandito la mia fanciullezza: Atlas Ufo robot, Goldrake, di cui ricordo ancora le colonne sonore.
Di tali programmi televisivi si parlava a scuola, mentre si iniziavano a diffondere le palestre di arti marziali dove si poteva imparare ad apprendere le tecniche di difesa e attacco rappresentate sullo schermo.
Il mondo delle immagini iniziava ad avere ripercussioni nella vita reale.
Di lì a poco la rivoluzione tecnologica ed economica.
Ciò che vedi in televisione, l'immagine, diventa album di figurine, poi gadget, gioco di società, moda e tendenza. C'è un filo invisibile che collega l'immagine, la pubblicità, il giocattolo.
Le nuove generazioni pagano uno scotto molto più salato del nostro.
Non sono più i bambini a creare personaggi di fantasia e allenare il muscolo della creatività, ma sono loro invasi da personaggi che li seducono. L'immagine inizia ad avere più potere della parola, la rivoluzione tecnologica si compie.
La molteplicità di stimoli influenza profondamente la crescita delle nuove generazioni.
2001. L'interno di un appartamento odierno: è sera, dopo una cena veloce in cui la televisione è accesa, come sottofondo, e si parla di eventi tecnici, del tipo "come è andata oggi a scuola?", tutti si eclissano nelle loro attività. Il padre continua a lavorare al computer, fino a tarda notte, (se non gioca lui al Game Boy), poi esausto guarda un poco di televisione e si addormenta lì davanti.
La madre riordina la cucina e tra un'urlata e l'altra in cui chiede collaborazione nello sparecchiare tavola rinuncia alla fatica quotidiana e porta il figlio piccolo (due anni) a letto mentre il figlio maggiore, finalmente, si eclissa nella sua stanza.
Là, finalmente solo: può decidere se godersi la solitudine o usufruire di una delle tante protesi tecnologiche della sua "cameretta", ormai poco fantasiosa ma che assomiglia maggiormente ad una "consolle tecnologica". Al suo servizio la "sua televisione" con video, registratore e varie cassette, il "suo personal computer", il "suo telefonino" in carica.
Stasera non può navigare in Internet perché papà sta lavorando e la bolletta ultimamente è salita e quei rompiscatole di genitori non lo fanno "chattare". Del resto non gli importa nemmeno tanto perché a mettersi in rete alle nove di sera ci vuole pazienza, e "Giulio" non ne ha molta.
I nonni hanno regalato "un centomila" e così il telefonino è carico: la serata è garantita, anche se Giulio dovrebbe finire i compiti visto che a scuola rischia, proprio in informatica!
Ma tutti sono troppo indaffarati.
E Giulio inizia la sua conversazione telefonica indirizzata alla ragazzina:
"Ke dirti, che palle, ( finirà presto?) Ke _ti-vu-tr-bi. P.S.: notte c si vede doma…..
bax ci". La risposta al messaggino tarda e ne invia un secondo all'amico:
"Ciao trippa, la tua tipa non è ganza, pensaci." Di saluto un'icona "sessuale", con un fallo eretto che trionfa!
La situazione descritta non è affatto estrema, ma rispecchia il clima che si respira in molte famiglie che poi giungono in consultazione.
Gli adolescenti sono "on line", intendendo con questo termine una comunicazione mediata continuamente da protesi tecniche, siano esse televisive, telefoniche, o virtuali come internet. Anzi, di tutte Internet sembra ancora riguardare un'utenza tardo adolescenziale (riguarda maggiormente i diciotto-ventenni).
Non voglio assolutamente demonizzare i mezzi tecnologici, ma mettere a fuoco i rischi e le inevitabili ombre che ogni passaggio epocale, come il nostro, comporta. Cito solo alcuni dei più lampanti, e non estremi, spesso conseguenti a un mondo adulto che è latitante e assente emotivamente.
Si ripete per la rete virtuale, lo stesso percorso della televisione di massa:
si ritiene oggi Internet, ieri la televisione, il solo mezzo responsabile di certi cambiamenti, evitando di analizzare come noi adulti usufruiamo dei mezzi tecnici e cosa trasmettiamo ai giovani.
Le conseguenze più evidenti delle protesi tecnologiche, usate selvaggiamente e inconsciamente, sono:
- Scarico della immediatezza, mancanza di solitudine come momento necessario alla crescita.
- Controllo a distanza da parte dei genitori che non si affidano alla reale autonomia dei figli.
- Allenamento di due sensi: vista e udito a discapito dell'esperienza totale.
- Mancanza dell'esperienza diretta, frustrante e formativa a tutti i livelli.
(I ragazzini non si fanno più dichiarazioni amorose o insulti vis a vis, ma per messaggi, non rischiando: "Chattano" anonimamente con chissà chi dall'altra parte del mondo e non sono capaci di stringere amicizia con il vicino di banco.)
- Onnipotenza egoica che si scontra con l'amara realtà.
- Analfabetismo emozionale (povertà delle " emotional icons").
La fame e la sete virtuale rappresentano il desiderio, oggi realizzabile, dell'uomo di superare il suo limite e allargare i suoi orizzonti conoscitivi e relazionali.
Oggi l'uomo si fa Demiurgo: ha il dono della ubiquità, (qui e dall'altro capo del mondo contemporaneamente), ha una visione di insieme e la possibilità di una comunicazione globale.
Tutto è possibile: in Internet si trova il mondo nella sua varietà, sublime e sordida ad un tempo. L'onnipotenza dell'uomo è in agguato, mai come nel nostro momento storico.
Il giovane per diventare uomo e per crescere doveva superare molte prove iniziatiche, combattere contro il drago, e uscirne vivo.
Credo che il nuovo drago sia il rischio di perdersi in una molteplicità di stimoli, in una frammentazione lacerante.
L'inconscio delle nuove generazioni sente tale pericolo e produce sintomi forti e radicali: panico, anoressia, uso di droghe "ricreazionali" segnalano l'impossibilità di rimuovere e omologarsi perdendo il lato umano.
Non sento solo la pericolosità perché credo che la coscienza, grazie al progresso tecnologico, evolva, ma credo fermamente che come adulti, genitori e terapeuti non si debba negare l'influenza della tecnologia sui giovani e sulla loro fragilità.
A GEA abbiamo ben accolto la possibilità di lavorare on line, ma solo a condizione che la rete e le web cam siano strumento per contattare i giovani e fare loro sperimentare il gruppo e la relazione anche in carne ed ossa, quella relazione profonda, radicale ed emotiva con l'altro individuo che nessuna macchina, che inconscio non ha, potrà mai sostituire!


Simonetta Figuccia


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