Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
Direttore : Dott. Ada Cortese
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Marzo 2000 Pag. 9° Tullio Tommasi

Tullio Tommasi

 RICERCHE 

DUBBIO PRIMARIO E DUBBIO SECONDARIO

Il dubbio è il vero motore della ricerca

Il dubbio primario
"Il dubbio si fa più illusioni della fede".
(E.Canetti)

Spesso ci sono persone che avrebbero voglia di entrare in analisi ma che rimangono sulla porta in quanto il dubbio della relatività le inchioda. Mi spiego meglio: queste persone, più spesso uomini, magari sono abbastanza o molto informate sul mondo dell'analisi, sulle differenze, peraltro mai ben definite, tra psicoanalisi, psicologia, psicoterapia e tante altre psico; per non parlare delle differenze tra le varie scuole: i freudiani e gli junghiani, i lacaniani e l'analisi transazionale, lo psicodramma e la PNL, e via via suddividendo ulteriormente.
Poi, nell'ipotesi che sia stata fatta una scelta, subentra la decisione cruciale riguardo all'analista in carne e ossa: sarà meglio questa o quello?
In tutte queste biforcazioni spesso ci si perde e vince il pensiero che, non potendo a priori controllare la strada da seguire, sia meglio abbandonare ogni tipo di tentativo, intanto sarebbe comunque relativo.
La paura della non scelta può essere verbalizzata con il dubbio seguente: ma se poi sbaglio analisi (analista) e non me ne accorgo (vengo plagiato), finisco col rovinare me stesso per il resto della vita. Quindi è più sicuro non azzardare.
Tutti questi pensieri razionali non appartengono a coloro che stanno male e basta, e che hanno come unico obiettivo quello di guarire: sto così male che provo anche questo.
Il malessere ha ormai azzerato la razionalità, il dubbio, il giudizio.
La riserva spesso è caratteristica di chi sente un'esigenza di aprire nuove possibilità di visione, sente un'inquietudine che lo accompagna, vorrebbe ma ha paura di osare. In questa situazione non ci si accorge che la fonte massima di inquietudine è proprio la riserva. C'è il bisogno di controllare ancora la vita, come se fosse possibile decidere cosa scegliere.
Allora la parola opposta a controllo, la parola che può davvero aprire nuove possibilità è affidamento. Smetto di pianificare il futuro e di crogiolarmi in dilemmi amletici e sterili.
Essere o non essere non è più un problema: necessariamente siamo e in questo lusso che è concesso a ciascuno di noi di essere, possiamo in modo salottiero parlare del non essere. Sono, inevitabilmente, dunque mi affido. Il solo pensare cartesiano non è più dimostrazione dell'esistenza: non basta pensare per esistere, ma occorre anche affidarsi alla vita.
Se questo sentimento ci accompagna, allora molti dubbi svaniscono e le decisioni perdono di pesantezza. Quindi se c'è voglia di analisi, allora si andrà, senza tanti dubbi. Se c'è voglia di innamoramento, allora ci si innamora, senza tanti razionalismi sui possibili scenari futuri (inevitabilmente complessi).
In questi termini, si potrebbe dire che chi entra in analisi è già guarito, perché ha già fatto il passo fondamentale dell'affidamento e ha abbandonato un suo vecchio modo di concepire se stesso e la propria esistenza.

Il dubbio secondario
"Solo l'incredulo ha diritto al miracolo".
(E. Canetti)

Gli uomini sono esseri anche razionali e il gioco della logica ha comunque sempre il suo fascino.
Quindi, pur essendo io entrato in analisi, senza esitazioni, senza ripensamenti, senza tanti perché, alla fine riemerge un pensiero razionale che, essendo la parola razionalità sentita come fumo negli occhi, amo ridefinire lucidità.
L'autodefinita lucidità non può che far sorgere il dubbio. Il dubbio è il vero motore della ricerca, altrimenti prenderemmo tutto per buono e ad una tesi non verrebbe più contrapposta una antitesi, con la conseguente mancanza di sintesi e di dialettica: arriveremmo all'equilibrio perfetto, col piccolo problema che la vita è un continuo fuori equilibrio.
Il dubbio è umiltà: le mie opinioni sono relative e le esperienze e pensieri altrui sono altrettanto validi, dignitosi, interessanti comunque.
Il dubbio è alla base della moderna epistemologia: una scienza può dirsi tale solo se è falsificabile, ovvero solo se è possibile trovare un esempio che scardina le concezioni antiche permettendo la nascita di nuova scienza.
Sull'onda del dubbio torna la domanda iniziale: sono qui, in un contesto analitico che, inevitabilmente, influenza le mie parole e i miei pensieri. Ma se fossi capitato in un'altra situazione? Sentirei diversamente? Come è possibile che abbia avuto la fortuna (il destino) di trovare proprio la via giusta? E via domandando.
Eppure la relatività cinica non ha più via libera per distruggere in modo indifferenziato. Nonostante il dubbio posso immergermi in un progetto e in un sentire.
Plagio sotterraneo? Non credo perché, per quanto possa vedermi, la modalità della mia esistenza è così intrisa di confronto che è proprio la mia natura a non permettermi un'accettazione cieca a un'idea.
C'è qualcosa d'altro che forse si può spiegare ancora con l'analogia dell'amore. Mi innamoro di una (o più) persone e attraverso quel rapporto sperimento una serie di sentimenti che oltrepassano le due individualità specifiche. Se la storia è vera storia, allora non mi preoccupo delle altre infinite possibilità che non saranno sperimentate, in quanto già quella specifica esperienza mi permette di sentire la pienezza di vita.
Così per l'analisi. GEA è una storia d'amore, una tra le tante possibili. Mi permette di sentire la relazione, l'intersoggettività incarnata nei miei compagni di gruppo e di portare fuori questo sentire. GEA ha le sue modalità, le sue parole, così come altre realtà, altrettanto dignitose, hanno le loro.
D'altronde in ogni rapporto d'amore ciascuno esprime determinate modalità, diverse da altri rapporti passati o futuri.
GEA è dunque una delle tante possibilità per entrare in contatto con una percezione di vita in cui il soggetto prevale sull'oggetto, l'universale sul particolare.
Stanco del mio particolare, sperimentato assai lungo l'arco della vita, c'è la voglia, il gioco, l'esigenza profonda di sperimentare l'universale.
Continuando l'analogia con la "concreta" storia d'amore, è ormai noto che tale storia, per rigenerarsi e continuare, non può essere un sistema chiuso al resto del mondo; questo per ciascun individuo formante la coppia.
Lo stesso per GEA: in ogni sistema è fondamentale la dialettica. Solo così si può crescere.
Non è un caso che proprio in questo periodo in GEA si tenda a guardare fuori con una certa insistenza e desiderio: per cercare altre realtà che permettano un nuovo reciproco arricchimento. Se GEA sta diventando un soggetto sovraindividuale, allora sono necessari altri soggetti per nuova dialettica e sintesi.

Tullio Tommasi


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