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Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Dicembre 1998 Pag. 4° Cristina Allegretti
 PROFILI 

PARACELSO

Il pensatore dell'unità

Theophrast von Hohenheim (1493 - 1541)
detto Paracelso nasce a Einsiedeln; il padre Wilhelm vi esercita la professione medica, la madre muore poco dopo la sua nascita. Si hanno poche notizie certe sulla sua vita. Trascorre a Einsieldeln i primi anni della sua infanzia, frequenta forse, come studente girovago varie università tedesche da Tubingen a Heidelberg da Wittenberg a Ingolstadt e Monaco.
Fu anche allievo di Giovanni Tritemio che sembra averlo introdotto alla occulta philosophia (astrologia, alchimia, qabbalah cristiana). Intorno agli anni '20 si trova nel Tirolo per studiare le miniere, le caratteristiche dei minerali e le malattie dei minatori; inoltre compie un ciclo di peregrinazioni che lo condurranno, come medico militare, al seguito di diversi eserciti in vari paesi d'Europa.
Intorno al 1527 guarisce Erasmo da Rotterdam e Ecolampadio il quale gli fa ottenere il doppio incarico di medico municipale e di insegnante all'Università di Basilea. Dopo poco ha inizio un nuovo pellegrinaggio che lo porterà nel 1530 ad essere ospite del barone von Stauff nei pressi di Regensburg dove lo raggiunge la notizia che il Consiglio municipale di Norimberga ha decretato il divieto di pubblicare altri suoi scritti sulla sifilide.
Costretto dal suo destino personale, da problemi giudiziari, perseguitato dai suoi nemici, Paracelso scappa, scappa sempre di città in città; muore a Salisburgo il 24 settembre del 1541 (si presume ucciso), pochi giorni dopo aver dettato a un notaio il suo testamento in cui lascia i suoi scarsi beni a un paio di amici e ai poveri della città.

Periodo storico
Il Rinascimento è la culla dell'età moderna e della scienza moderna. Nel 1517 ha inizio la Riforma protestante iniziata da Lutero che porta in Europa una rivoluzione teologica.
Caratteristica del Rinascimento è il naturalismo - come indagine filosofica sulla concezione però di una natura di tipo animistico o sulla magia e l'astrologia - connessa sia con l'aristotelismo - sia con la metafisica neoplatonica.

Pensiero
I suoi nemici lo descrivono come un ubriacone, un beone, un negromante, un imbroglione, accusato di essere dedito a pratiche diaboliche.
Il suo desiderio di diffondere il più possibile quella che per lui è la verità, il suo pensiero, le sue teorie agli altri, lo porta a scrivere di tutto e su tutto in quanto a nulla non ha pensato e di ciò che ha pensato ha detto sempre qualcosa di nuovo.
Le sue teorie hanno ispirato i testi rosacrociani del 1614-15 la Fama Fraternitatis e la Confessio Fraternitatis; il mistico Jakob Bohme, il fondatore dell'omeopatia Hahnemann, filosofi come Francesco Bacone, Novalis, Lessing; poeti come Goethe. Le sue opere sono ancora oggi studiate e interpretate in più campi del pensiero contemporaneo.
Di Paracelso C.G.Jung, in "Paracelso come medico" scrive: "Egli agì come un possente vento di tempesta che sradica e trascina nei suoi vortici tutto ciò che in qualche modo si lascia smuovere dal luogo consueto. Come un vulcano in eruzione, ha devastato e distrutto, ma anche fertilizzato e vivificato".
Secondo Jung Paracelso non è conscio del grande conflitto che porta in sè. Infatti: "E' proprio alla costellazione degli opposti più potenti che Paracelso deve la sua energia pressochè demoniaca la quale, lungi dall'essere un puro e semplice dono divino, si accompagna a una passionalità impetuosa, alla sua litigiosità, avventatezza, impazienza e arroganza".
E ancora: "Il tema fondamentale del pensiero paracelsiano è l'autonomia dell'esperienza della natura nei confronti dell'autorità della tradizione. (...) Con il suo atteggiamento, Paracelso ha aperto la via alla ricerca scientifica, aiutando le conoscenze sulla natura a conseguire una posizione autonoma nei confronti dell'autorità storica.
Questo atto liberatorio fu assai fruttuoso, ma innescò anche quel conflitto fra "fede e conoscenza" che avvelenò in particolar modo il clima culturale del diciannovesimo secolo." (da: Paracelso come fenomeno spirituale).
Filosofo, chimico, medico, alchimista. Visto da molti come il pensatore del Rinascimento (la sua figura è stata evocata da Goethe nel Dottor Faust) cerca d'incarnare in sè la figura del medico perfetto, esperto in ogni ramo dello scibile in quanto iniziato al segreto ultimo dell'uomo e della natura. Infatti per Paracelso: "Di ciascuna cosa si deve fare l'uso a cui è destinata e non dobbiamo averne timore; Dio infatti è il vero medico e la medicina stessa".
Chiamato il Lutero della medicina per il suo spirito rivoluzionario, nel testo "Paragranum" teorizza e fonda i quattro pilastri su cui la medicina si deve basare (teoria in antitesi alla medicina tradizionale da Avicenna a Galeno): la filosofia, l'alchimia, l'astronomia e le virtù (prima fra tutte l'amore per il prossimo). Paracelso porta all'estrema conseguenza il concetto dell'analogia tra il macrocosmo e il microcosmo, sottolineando l'unità del tutto in quanto, per Paracelso, nella scienza naturale: "benchè vi sono qui nomi distinti non vi sono arti o saperi cioè scientiae distinti - l'uno infatti, è in tutti."
Anche se per Paracelso l'inizio dei tempi viene fatto coincidere con una "separazione originaria" prima della quale erano un'unica cosa il giorno e la notte, il sole e la luna, e tutti i metalli erano compresi in un solo corpo e i frutti in un identico seme." (Concetto tratto da "Delle terme naturali".)
Nel pensiero stesso di Paracelso "Non vi è che un solo numero nel quale noi dovremmo vivere quaggiù: è il numero uno, e non dovremmo contare oltre. La divinità racchiude il numero tre, ma esso si riporta all'unità.
E così noi, noi umani, dovremmo dedicarci solo ed unicamente al numero uno ed in questo numero vivere.
E in questo numero, ed in nessun altro, che ci è serenità e pace. Ogni numero più alto attira lotte e contese fra gli uni e gli altri. Quando uno che fa calcoli pone una cifra e lo fa più di una volta, quante colonne vi saranno, e quanto grande sarà il numero?
Ecco la nostra miseria, ed il verme che ci rode. Che gioia e che fortuna, vivere nell'unità! Anche i corpi celesti, la terra e tutte le cose hanno il loro corso in questo numero".
Si può supporre che questo pensiero lo abbia ispirato e che pur nell'isolamento e nella derisione dei suoi contemporanei gli abbia consentito di rovesciare la logica del suo tempo e di giocare con essa - di farsi gioco di lei, esasperandone la serietà epistemologica della struttura ontologica umana consona evidentemente alle vicende introspettive dell'umanità intera dell'epoca sua.

Bibliografia:
- Paracelso scritti alchemici e magici (ed. Phoenix)
- Le profezie 1536 (ed. Phoenix)
- Trattato delle tre prime essenze (ed. Phoenix)
- M.L.Bianchi: Introduzione a Paracelso. (ed. Laterza)

Cristina Allegretti


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