Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
Direttore : Dott. Ada Cortese
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Settembre 1998 Pag. 3° Ada Cortese

Ada Cortese

 RICERCHE 

CAOS: PREZIOSO COMPONENTE DELLA VITA.

Se la vita è unità d'opposti non si può pensare solo a cercare il senso della vita.

Il caos lascia emergere la tendenza all’ordine attraverso sincronicità e irripetibilità. Concetti di cui anche la scienza sa e sempre con Prigogine li dice con un solo suggestivo nome: "effetto farfalla" ovvero il battito d’ali d’una farfalla sul Righi di Genova può produrre un uragano ai Caraibi! L’aria spostata dalla farfalla in concomitanza al gioco delle temperature può diventare alito e poi vento ed infine uragano! Torniamo dunque con pazienza e attività, con contemplazione e distacco, alla situazione attuale e soffermiamoci all’ambito che ci è usuale: la psicoanalisi evolutiva . Sappiamo che l’inconscio è depositario della storia umana individuale, planetaria e persino universale. Questo è vero come è vero che esiste, nella nostra sensibile percezione, lo spazio-tempo della fisica classica. Ma questo lato non esaurisce l’inconscio: esso lascia trapelare disordine e caos e non solo nei sogni, ma nel modo personalissimo per ognuno di noi, che esso produce per guidare il pensiero.
L’inconscio è dunque il luogo dove vigono le leggi universali. Non c’è da stupirsi che in esso non esista il tempo e che presenti gli stessi interrogativi che suscita la materia. Anche il nostro pensiero, ripeto, può funzionare, nel suo lato più cosciente, prevalentemente secondo i principi della fisica classica - ed è facile ritrovare lo schema causa/effetto, spazio-tempo, secondo il principio della mediazione ("maschile") paranoica ed ossessiva nel suo aspetto funzionale e nel suo lato patologico - oppure prevalentemente secondo i principi dell’indeterminazione e del caos - ed è facile ritrovare lo schema dell’affidamento alla vita, nell’aspetto della primaria immediatezza ("femminile") isterica o nel lato della secondaria immediatezza filosofica.
Sappiamo che Prigogine ha riconosciuto nel caos e nelle strutture dissipative l’origine dell’ordine crescente. Questo sia a livello fisico universale che sul piano sociale delle comunità umane, nonché nelle società di insetti ecc. Il caos governo il mondo. Penso che questo caos che, con le sue "leggi" gestisce il tutto con cui coincide, non sia altro che l’inconscio del mondo giunto nell’uomo a potersi non solo intuire ma nominare. Nominare una cosa non significa conoscerla dal di dentro. Nessuno di noi può dire alcunchè dell’inconscio per il semplice fatto che esso non sarebbe più tale. Conosciamo l’inconscio dal di fuori ovvero per la sua superficie, per ciò che offre alla coscienza in sogni, pensieri e quanto altro si fa da essa registrare. E quanto sappiamo di quel buio abisso ci permette di intuire un grande potere: il potere di percepire il movimento del caos nel suo aspetto interiore: la nostra psiche. Il caos che, inteso come mero disordine viene proiettato nel mondo esterno, può offrirsi a ben altra e migliore lettura se riconosciuto anche nell’interiorità dell’uomo. Voglio dire che c’è una sola differenza tra mondo fisico e mondo spirituale: se nel mondo fisico l’"effetto farfalla" può diventare ciclone, in quanto soggiace alle cieche leggi di natura, nel mondo spirituale sapere che esiste l’effetto farfalla ci aiuta a guidare lo spirito stesso verso sempre maggiore libertà dalla natura.
Faccio un esempio: desidero spiritualmente una cosa, ovvero penso a qualcosa di universalmente utile nel nostro tempo umano. Il mio pensiero è l’alito della farfalla. Lascio che emergano spiritualmente, ossia nella consapevolezza evolutiva, tutti i pensieri che chiedono di essere manifestati. So che il manifesto in me procede insieme al non manifesto ed il tutto in me, soggiace, come il macrocosmo, alla legge del caos. So che non ho alcun potere sui movimenti caotici entro cui sono immersa e che la mia sensazione di ordine deriva dalla sezione di totalità che posso perlappunto ordinare.
Rinuncio ormai, io coscienza evoluta del duemila, a questo ordine parziale, conoscendo seppure dall’esterno, ovvero nella descrizione di ciò che si mostra che è sempre una parte (l’unica cosa ordinabile), il caos o totalità.
Riconosco in me il nuovo fattore che esso ha prodotto: voce, verbo, coscienza e sapendomi uno con tutto non ho più paura dell’altro suo nome: Disordine e vuoto.
So, dalla scienza, dell’ipotesi che esso tenda fisiologicamente a maggiore ordine come so, dalla mia esistenza, dell’ipotesi, più che fondata, di un suo vivificarsi come mio alleato se solo così lo concepisco. E così al momento lo concepisco. Il mio "desiderio" evolutivo si realizza! E apparentemente senza che io abbia fatto alcunchè in quella direzione. In realtà ho fatto tutto l’essenziale: ho recuperato la totalità in me; l’ho concepita dotata di una sua logica che diventa "disordine" dal punto di vista del frammento. Mi sono dunque fatta più grande della mia natura finita e ciò è del tutto naturale giacchè appartengo al tutto da cui provengo.
Il recupero della mia seconda natura mi svela il mistero della vita che si attiva nella mia consapevolezza per diventare ciò che è possibile diventi. E il possibile ha bisogno del fattore desiderio. Cosa accada in mezzo tra desiderio e realizzazione nessuno potrà mai dire. Io so solo che il caos, uno dei tanti nomi del Pensante universale, è la mia guida..
Il caos è allora l’abisso profondamente aperto su se stesso che non si fa imbrigliare del tutto. Permette l’ordine crescente e nello stesso tempo lo rimette tutto in discussione, lo uccide dal di dentro.
Il caos è la vita aperta su se stessa che accoglie in sé l’ordine ma non si fa ordinare. Il caos è lo strumento di sempre maggiore libertà perché si traduce in codici linguistici universali che finiscono nel linguaggio umano col farsi consapevoli di se stessi. Ma esso è pronto a far saltare il pieno, il significato e quando infine il codice è quasi completo e può parlare del Tutto, esso codice spesso scorda (rimuove) il ciò di cui deve parlare e lo scorda perché è tutt’uno con il tutto . Ma fino a che non accetta di essere parola che può essere negata ovvero senso che è pure allo stesso tempo non senso, ovvero silenzio e ondeggiamento senza spostamento, essa, la parola temerà il non senso, la follia, il caos, il silenzio, la morte. Il caos è l’archetipo degli archetipi. E’ il Vuoto capace di sottocontenitori (gli archetipi) che di volta in volta si riempiono come crateri delle forme possibili che essi sanno contenere. Il Nulla esiste.
Il caos è il modo che ha il tutto di convivere con se stesso. Esso, nella nostra mente, è l’intuizione della convivenza di tutti gli strumenti conoscitivi e dunque della Dinamica conoscitiva nella sua sezione trasversale. Eddington paragonava il conoscere umano alla disponibilità che si ha di conoscere la vita di un lago avvalendosi solo di uno strumento: un amo per pescare. Se l’amo è la nostra visione o la nostra logica conoscitiva, non sapremo mai della sabbia in fondo al lago, delle alghe, delle altre minuscole forme di vita, ecc. Il caos è l’intuizione, rifiutata dalla coscienza ordinatrice, della Vita oltre il nostro mentalmente conoscibile. V’è però la possibilità di contattarlo se si è nella dimensione universale o semplicemente se vi si anela. Da questa intelligenza amorosa nasce la possibilità di convivere consapevolmente col caos come modo esistenziale che non nega il pensiero discriminatorio minimo.
Anche dentro di me io sento questo modo e riconosco il caos come il naturale processo a cui assisto e attraverso cui nuove forme di esistenza nascono in me e attorno a me.
E’ assai rassicurante conoscere questa mia vita che non sopporta né ha mai sopportato (ma allora la chiamavo nevrosi) di programmare, preventivare, calcolare, progettare più di un tanto. La logica profonda che vedo agire dentro di me la visualizzo con la classica immagine della casualità: il mio io deve solo rovesciare una busta di velluto nero su di un tavolo lasciando che le palline colorate fuoriescano e si combinino a loro piacimento. Io so che tutto si combinerà come vuole un mio pensiero, tanto grande quanto quasi dimenticato.

Ada Cortese


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