Individuazione
Trimestrale di Psicologia Analitica e Filosofia Sperimentale a cura dell'Ass. GEA
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Home Anno 3° N° 08
Giugno 1994 Pag. 3° Ada Cortese

Ada Cortese

 METODO 

AMORE E TRADIMENTO

Amore e tradimento non sono così contrapposti come una prima impressione istintiva ci suggerirebbe. Essi rappresentano i due momenti fondamentali del divenire: conservazione e trasformazione.

Amore è una delle parole più difficili da definire al punto che senza un predicato che ne precisi il contesto o l’oggetto verso cui è rivolto, non possiamo a priori comprendere di cosa si stia parlando. Parliamo sempre d’amore: amor di Dio, di conoscenza, amor proprio, per il partner...ma sempre facciamo riferimento ad uno speciale investimento energetico, vitale e libidico verso l’oggetto, per l’appunto, dell’amore.
Per comprendere il verbo "tradire" nella sua generalità, non si può prescindere dal suo significato etimologico: Tradire deriva dal latino "tradere" e porta con sè il significato di "consegnare". Tradire, in sostanza, significa tradire una consegna, cioè un ordine, un sistema precedenti, in nome di una nuova "consegna", di un nuovo ordine, di un nuovo sistema. Esso sancisce dunque il dramma del passaggio dal vecchio al nuovo e quindi in sostanza l’eterno dramma del processo evolutivo.
Il tradimento ha a che fare con lo spostamento dell’amore e quindi della conoscenza. Ogni nuova conoscenza, che sempre si realizza in ambito relazionale vuoi interiore, vuoi empirico, implica un traditore ed un tradito. Uno, il traditore che consegna l’altro al nuovo, uccidendolo simbolicamente alla vecchia identità, - e lo uccide perchè’ ha già ucciso se stesso essendosi egli stesso consegnato al nuovo - e l’altro il tradito, il consegnato, che accetta la nuova consegna, l’accoglie e, in ciò facendo, riconosce come necessaria l’uccisione che il traditore gli ha procurato. Ma nell’atto di riconoscerla, già se ne libera. Si libera dell’omicidio subito, della volontà esterna e lo trasforma in un suicidio ma suicidio inteso come sacrificio, come morte voluta, morte riconosciuta nel suo senso e nella sua sacralita’.
Affinchè il tradimento venga consumato fino in fondo, affinchè, dunque, si possa davvero spremere tutto il tesoro di conoscenza nascosto dentro a una vicenda così nera e sgradevole all’apparenza, è necessario che vi siano entrambi i momenti: quello dell’uccisione inevitabile e quello del suicidio come sacrificio. Anche Cristo si è "suicidato".
Avrebbe potuto evitare la sua morte, ma essa è stata un sacrificio, ovvero una morte a cui ha riconosciuto il senso, la necessità universale.
Bene fece Socrate a rifiutare la magnanimità del popolo greco che l’avrebbe risparmiato alla morte; ma bene fece anche il popolo ateniese a condannarlo come perturbatore dell’ordine costituito perchè entrambi rappresentavano i due momenti fondamentali e necessari l’uno all’altro conservazione e tradimento - attraverso cui si dispiega l’evoluzione dell’essere.
Ma Socrate non morì da solo: con lui tutto il popolo ateniese muore alla vecchia identità e viene consegnato ad una nuova consapevolezza, sicchè nel popolo Socrate viene riconosciuto non più come "traditore" ma come uno strumento evolutivo.
Anche Cristo non è morto solo. Giuda lo ha seguito quasi nello stesso momento. Cristo ha ucciso Giuda (e Giuda ha accettato di sacrificarsi) come Giuda ha ucciso Cristo (e Cristo ha accettato di sacrificarsi) .
Nell’esperienza del tradimento a livello microcosmico - per esempio nella coppia - assistiamo alla rappresentazione del solito dramma universale tra due opposte e altrettanto legittime ragioni: da una parte l’esigenza di superare un problema di iniquità, di procedere dunque verso sempre maggiore "giustizia" e libertà; e dall’altro il tentativo disperato di preservare e difendere le posizioni raggiunte.
E’ opportuno osservare che in questo dramma il vissuto della trasgressione non è mai simmetrico nè contemporaneo nelle due parti in causa.
Da un lato l’attore vive l’esaltazione, seppure conflittuale, delle catene spezzate e dell’ordine precostituito appena infranto. Non v’è in lui intenzionalità aggressiva, nè è possibile un riduttivo giudizio morale nel suo gesto in quanto esso rappresenta il tentativo di realizzare un suo buon diritto a migliorare. L’attore del tradimento è colui che ha osato infrangere il tabù dell’incesto.
Il vissuto del tradimento vero e proprio è invece prerogativa esclusiva, a ben osservare, di colui che lo subisce. Egli è l’anello debole, in quel momento, del rapporto inteso come laboratorio evolutivo, perchè incarna il lato conservatore.
Egli è colui che vivendo la rescissione unilaterale di un presunto contratto, cade nella depressione del rifiutato, dell’abbandonato, dell’umiliato, ecc. Ma paradossalmente è quello dei due, che maggiormente ha la possibilità, trovando ovviamente un referente esterno che lo aiuti in ciò, di elaborare la propria depressione in nuova consapevolezza.
Anche Cristo ha avuto bisogno di Dio per sopportare l’infinito dolore e l’infinita solitudine a cui il tradimento di Giuda lo aveva consegnato.
La nostra è storia di tradimenti agiti e subiti e il tradito è importante quanto il traditore. Ciascuno di noi è alternativamente sia Cristo che Giuda. Cristo ha bisogno di questo lato oscuro, ombroso che gli permette di fare i conti con se stesso, con la sua umanità, di compiere il passaggio dal particolare all’universale. Anche Cristo ha avuto paura e il traditore segna l’impossibilità che la paura vinca. Giuda consegna Cristo e Cristo non può sottrarsi alla sua sorte nonostante giunga a gridare "Dio mio perchè mi hai abbandonato? ".
Il traditore ci costringe a fare i conti con noi stessi, a buttar giù i nostri pregiudizi, ci lascia nudi e morti, e possiamo rinascere di nuovo ricercando, reinterrogandoci su cosa è l’amore, sul punto a cui siamo giunti. Egli ci restituisce alla nostra povertà, ci spoglia di tutto anche del nostro amore di noi stessi. Ci costringe a compiere un salto. Il traditore è evolutivo quando riesce a costringere il tradito a tradire. Ciò non è tanto prerogativa del traditore. E’ capacità e disponibilità del tradito a farsi fecondare da vicenda così dolorosa. Molti miei analizzandi arrivano a me sotto il fardello di un tradimento subito, vissuto in modo così devastante da indurre sentimenti di grave depressione.
Il tradito che entra in analisi già in questo gesto rinuncia al copione della vittima passiva e intuisce che potrebbe esserci del buono anche per lui nello "scherzetto" che il partner gli ha tirato. E questo indipendentemente dagli atteggiamenti, dalle intenzioni e dalla coscienza del traditore.
E il "buono" è nuova conoscenza che in lui si dispiega e che lo catapulta in una nuova dimensione relazionale in cui le parole amore e tradimento saranno accolte con un nuovo significato. Quando il tradito salta in questo nuovo mondo s’accorge che ha tradito se stesso, le sue vecchie convinzioni. Anche lui ha commesso il divino incesto.


Ada Cortese


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