Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Dicembre 1993 Pag. 13° Umberto Caruzzo
 STREAM OF CONSCIOUSNESS 

FONDI DI MAGAZZINO

Riflessioni "senza meta" di Umberto Caruzzo.

Può essere verosimile darsi come scopo quello di rendere i momenti della vita indimenticabili e irripetibili.
Continuamente nuovi e originali. Non evidentemente perchè si uniformino all’ultimo modello di un qualsiasi prodotto lanciato sul mercato, ma perchè sono il distillato della nostra creatività. Io ritengo di sì. E questo lo affermo affranto di fronte allo spavento che simile proponimento mi procura. In quanto lo spettro di un’estrema solitudine mi appare nel pensarmi su questa via.
Non parlo tanto di una solitudine fisica, della privazione dell’elemento umano accanto a noi, piuttosto - più terrificante ancora - della necessità di sperimentare l’abbandono spirituale.
A chi rifarsi se ciò che sentiamo non è evidentemente condiviso da nessuno? Unico conforto, la possibilità di tradurre in una qualche forma il nostro pensiero. E allora "Ad una flebile luce che canta" ci si attarda a comunicare con se stessi. A tentare di esprimersi. Perchè non è vero che ciò equivalga "a parlare ai morti": se - in una qualche maniera - un uomo , sotto il peso del silenzio che è anche però sorgente per ogni possibile espressione, riesce a riconoscersi, ha già fatto un passo. Il primo, il più importante per, eventualmente, riconoscere l’altro.
Abbiamo dei principi, sì? Ne siamo sicuri? E allora atteniamoci a quelli strenuamente. Io non ce la faccio. A dirla tutta non ho ancora nemmeno incominciato a cercarli.
Non ho uno straccio di punto fermo a cui fare ricorso. Se dovessi proprio essere sincero fino alla fine, potrei dire che mi muovo (o sto fermo) spinto in primo luogo dai miei fantasmi.
Scaverei una fossa e vi getterei dentro ogni qualsivoglia insegnamento o apprendimento. Ammesso che io qualcosa abbia appreso. E non parlo certo di nozioni tecniche (almeno sapessi usare un tester o una sega circolare). Che ci volete fare, io sono cresciuto negli anni in cui sapere era uguale a studiare e studiare era uguale a sapere di greco e latino.
In realtà il mio peso estremo consiste nell’immenso vuoto che si sta concretizzando man mano intorno\dentro di me.
Io trovo un po' di conforto nella poesia, altro attualmente non m’è dato vedere. E poi la personalità che si è creata con l’andare degli anni ha raggiunto ora una connotazione così fortemente contrastata, per cui non c’è più nulla che assuma il carattere di buono, bello, vero, senza essere contemporaneamente inzaccherato da aspetti completamenti opposti.
Mi piacerebbe sapere se qualcuno, in qualche modo, saprà dare voce, trovare parole alle contraddizioni. Io ne sono pieno. Di contraddizioni, non di voci.
Prima lo dicevo. Ora comincio ad averne coscienza, per cui qualcosa forse posso anche dire. Sono impreciso, disordinato, incostante e fin qui nulla di male. Il guaio è combinato quando invece penso di essere un altro. E allora che succede? Succede che io conferisco attribuzioni con sigillo, marchio l’altro (il primo che capita a tiro) coi miei procacciatori di malesseri e disgrazie. Se poi passo ad esaminare i miei lati positivi (che ci sono ma che mi guardo bene dall’elencare) non è che il mio stato d’animo ne tragga sollievo.
Mi dico infatti: se io fossi un lazzarone, un manigoldo della peggiore schiatta, non ci sarebbe problema. Tutti ne sarebbero a conoscenza. Si saprebbe cosa aspettarsi da me.Nessun pericolo.
Il fatto invece di essere in grado di provare profondi momenti di grande amore, tenerezza, compassione, lirismo, e di asservire il distacco, noia, dimenticanza e perdizione (non nel senso di peccato ma proprio in quello di smarrimento), mi trascina in un territorio disseminato di pièges.
Sono una trappola umana. Ecco, non riuscivo a trovare delle definizioni da appiopparmi, e mi è venuta così, mi ci sono imbattuto. Attenzioni signore e signori l’individuo che avete di fronte è un mercante con merci andate a male: lui stesso (sono passato alla terza persona perchè mi faccio un po' pena nel vedermi così nudo e indifeso) . Se vi volete avvicinare fatelo pure ma a vostro rischio e pericolo.
No dico. E se invece il bello della questione stesse proprio qui? Nel potere esporre tutta la nostra mercanzia? Dal groviglio più inutile di carabattole, colonna sonora del nostro quotidiano, passando ai fondi di magazzino, allo scatolame andato a male al quale continuamente non vogliamo por mano per decidere una buona volta sul da farsi, per giungere infine....ecco, per giungere qui.
Ma mi dicono che il permesso di vendita stamane è scaduto; butto tutto sul furgone e me ne riparto.

Umberto Caruzzo


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