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Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Dicembre 1993 Pag. 11° Agnese Galotti

Agnese Galotti

 MITI E LEGGENDE 

PROMETEO


"Colui che pensa prima"

Prometeo (colui che pensa prima) era figlio del Titano Giapeto e fratello di Atlante e di Epimeteo (colui che pensa dopo). Egli, piu' antico e intelligente degli dei, difese strenuamente gli interessi degli uomini (forse da lui stesso creati) contro i capricci di Zeus. Insegno' loro il vivere civile e l'arte di propiziarsi gli dei. Ma nel gesto di sacrificare un toro a Zeus cerco' d'ingannarlo riservando per il dio solo grasso e ossa. Zeus, accortosi dell'inganno s'infurio' e nego' il dono del fuoco agli uomini. Prometeo allora sali' al cielo e lo rubo' dal focolare stesso di Zeus.
Il dio per vendetta lo fece incatenare alla vetta piu' alta del Caucaso, ove un'aquila gli divorava il fegato che ogni notte si riformava. Inoltre, per punire gli uomini, beneficiari del furto di Prometeo, Zeus mando' loro Pandora, il "bel male", con il compito di portare dolore e morte e di sollevare il coperchio del vaso in cui erano contenuti tutti i mali del mondo.
Essa fu accolta dall'ingenuo Epimeteo, in cio' disobbedendo agli ordini del fratello. Prometeo, nel frattempo divenuto veggente a causa del supplizio infertogli da Zeus, verra' infine liberato da Ercole, dopo che il centauro Chirone rinuncera' alla propria immortalita'.
Molti miti raccontano di una trasgressione, cioè del gesto con cui un tabù viene violato e con ciò cessa di essere tale.
Raccontano dell'avventura dell'uomo che passa ad un nuovo livello di coscienza esaltandone i vantaggi acquisiti e rimpiangendo l'innocenza perduta; infatti il superamento di un pregiudizio porta sempre con se', come vantaggio, un grado di libertà maggiore, ma, come svantaggio la perdita della serenità che quel "Pre-Giudizio" garantiva.
"L'Uomo Primitivo" non era in grado di fare progetti (pensare prima). Agiva nell'immediatezza stimolo-risposta e prendeva coscienza di cosa aveva fatto solo dopo averlo fatto.
Tutto il resto avveniva per volontà di un dio che egli subiva passivamente non avendo ancora imparato a propiziarselo con il rito sacrificale.
In mancanza di uno spazio progettuale non era in grado di accettare uno svantaggio in cambio di un vantaggio differito. Quindi non era in grado di simulare, di ingannare.
Il mito di Prometeo rappresenta il superamento da parte della coscienza di questa sua condizione.
Egli e' colui "che pensa prima", che ruba agli dei la scintilla dell'intelligenza, il sacro fuoco che porta un po' di divinità nell'uomo. Ma con esso egli porta anche la capacita' d'ingannare, la perdita dell'innocenza primitiva, e, prezzo della nuova coscienza acquisita, la convivenza con un perenne stato conflittuale.
Secondo Kerenyi i due fratelli Prometeo, "colui che capisce prima", che è astuto ed ha mente contorta, ed Epimeteo, "colui che capisce solo dopo", che è ingenuo e dal comportamento fallace, sarebbero una sorta di "doppio" l’uno dell’altro, costituirebbero cioè un unico individuo: l’Uomo Primo che, con la Donna Prima, Pandora appunto, viene a costituire la coppia che avrebbe dato origine al genere umano.
Prometeo era infatti come Zeus, figlio di un Titano e dunque divino egli stesso, ma apparteneva ad una discendenza differente da quella degli dei Olimpici: i figli di Giapeto sembrano in qualche modo "mancanti" rispetto agli dei olimpici, quasi appartenessero ad una stirpe "inferiore" soggetta a pene e sofferenze quali quelle subite da Atlante, colui che reggeva sulle proprie spalle tutto il peso del mondo, o quella stessa di Prometeo.
Il fegato, tra l’altro, luogo di quell’eterna ferita che Prometeo porta in sè, era "portatore di un’immagine cosmica tratta dal cielo notturno, ed era considerato notturno anche quale sede delle passioni".
Questo particolare alone di oscurità e di sofferenza che lo avvolge rende tale dio estremamente umano, quasi abitatore di una "terra di mezzo".
La vicenda di Prometeo richiama infatti la biblica cacciata dal paradiso terrestre, prima della quale non esisteva netta differenza tra Dio e Uomo, tranne che per un divieto, che anche lì venne violato.
Prometeo è dunque un dio molto simile agli uomini, che pecca di astuzia, segue il proprio coraggio e si trova appeso tra cielo e terra, a scontare la pena terribile che tale sospensione comporta: "non dio, non Titano, non uomo, scrive Goethe - bensì l’immortale prototipo dell’uomo quale il Ribelle simile agli dei, primo abitante della terra." Non a caso Esiodo individua, quale fratello di Prometeo, Atlante, colui che sostiene sulle proprie spalle "l’amplissimo cielo": anche lui generatore di separazione tra cielo e terra, due mondi differenziati la distanza tra i quali permette l’alternarsi di giorno e notte, e con esso la nascita del tempo.
Atlante e Prometeo dunque, ciascuno con il suo compito-punizione, sembrano tracciare il confine di quella che si delinea quale "umanità", in un mondo fin lì di soli dei, le cui sorti si trovano entrambi, almeno in parte, a condividere.
Le due gesta principali di cui Prometeo è fautore sono, secondo la tradizione, il "sacrificio" e il "furto del fuoco".
Egli inventa il rito di offrire sacrifici agli dei e con questo atto, nel sancire la propria appartenenza ad una progenie "altra" da quella divina e ad essa inferiore, rimarca la differenza tra le due, nonchè la loro difficile convivenza dovuta alla reciproca dipendenza: dietro il bisogno di propiziarsi gli dei si nasconde fin da subito il desiderio di inganno e l’impulso al furto.
Ben diverso in questo senso sarà il sacrificio del Cristo, anch’egli Dio-Uomo, che tuttavia offre se stesso, quale vittima sacrificale (sacrificare significa "rendere sacro") , superando l’opposizione che la croce stessa rappresenta. Con lui il sacrificio viene a sancire la riconciliazione tra i due poli, che nella sua persona si ricongiungono.
Se Prometeo è colui che attua la separazione generando l’alterità, il Cristo chiude il cerchio e porta a realtà la riunificazione dei due poli, provenienti da una comune origine: dei e uomini, si dice infatti, erano figli della medesima madre.
Ciò che il simbolo del Cristo va a riunire, la "mente contorta" di Prometeo ha prima dovuto separare: l’uno è dunque anticipatore dell’altro in quanto dà inizio ad un processo di differenzazione necessario affinchè si compia la "coniunctio" degli opposti.
Tuttavia Prometeo stesso è anche colui che per gli uomini ruba il fuoco agli dei: è quindi colui che dona agli uomini quella scintilla divina che li abita e che rende possibile in loro ogni atto creativo.
In questo senso, pur separando gli uomini dagli dei, contemporaneamente li avvicina generando negli uni la necessità irresistibile di farsi simili agli altri, o meglio di scoprire in sè tale similitudine.

Agnese Galotti


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