Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
Direttore : Dott. Ada Cortese
Via Palestro 19/8 - 16122 Genova - Tel. 010-888822 Cell 3395407999

Home Anno 02 ° N° 06
Dicembre 1993 Pag. 2° Ada Cortese

Ada Cortese

 ATTUALITA' 

DO UT DES

Il dono anche vestito di generosità gratuita, risulta spesso un tentativo di estendere il proprio potere sull’altro inducendo vissuti di gratitudine e dipendenza.

Arriva Natale! Gli gnomi di Santa Klaus, al Polo Nord, stanno dando gli ultimi ritocchi ai regali di quest’anno.
Nell’aria si sente già il tintinnare delle renne e l’odore della neve. Gli abeti pieni di lustrini sono tutti accesi: il tradizionale bagno dei regali torna come ogni anno ad inondarci con tutte le sue implicazioni.
Ma cosa si nasconde sotto tutto ciò? Donare, regalare, lo dice il dizionario, significa consegnare un bene nelle mani di qualcuno senza ricevere in cambio alcunchè, ma questa definizione è a nostro avviso un po' semplicistica.
L’origine del dono è storicamente connessa con i rituali d’imbonimento, ed è rintracciabile in quella condizione di estrema bisognosità in cui si trovava l’uomo primitivo quando, agli albori della coscienza, cercava di indagare l’imperscrutabilità delle sue prime esperienze.
La fragilità del suo vivere, esposto alle violenze della natura, lo inducevano a prostrarsi e sacrificare agli dei di volta in volta competenti, per propiziarsi la loro benevolenza.
L’uso propiziatorio del dono, dell’offerta, rimase anche quando agli dei si sostituirono i re o i potenti. Ad essi i sudditi portavano doni e per la stessa ragione: garantirsi protezione e benevolenza.
Insomma, erano tempi quelli in cui era ben chiaro l’obiettivo del dono: imbonire, rendere "buona", mettere sotto controllo la divinità, la natura, il potere.
Con l’andar del tempo però tale limpidezza è andata perduta ed il gesto del donare si è mascherato sotto le spoglie della generosità e della liberalità: attualmente è opinione comune considerare il dono, il regalo come un gesto arbitrario, libero dalla triste tirannia della causa e dell’effetto.
L’osservazione dei fatti mostra però un fenomeno sorprendente: al dono, (ed è realtà universale), fa sempre seguito un controdono "neutralizzante".
Il rapporto asimmetrico che il dono provoca induce nel ricevente un bisogno di parità sicchè il dono diventa un modo per innescare un rapporto di scambio seppure differito.
Infatti il dono, anche se si propone vestito di generosità gratuita, in realtà risulta spesso (o sempre) un tentativo di estendere il proprio potere sull’altro inducendogli vissuti di gratitudine e dipendenza.
Non a caso al ricevere deve sempre seguire un dare: chi riceve percepisce nel dono ricevuto una sorta di possibile ricatto, un pericolo da esorcizzare e non potendo rifiutarlo occorre almeno restituirlo e più bello.
Forse non è un caso che la parola gift significhi in inglese "dono" e in "tedesco" "veleno".
La logica del ricatto, la "faida" dei regali che "chiedono" altri regali (così ben praticata dai nostri politici) forse non ci è così estranea come vorremmo credere e Natale è solo una delle occasioni di feste e ricorrenze familiari in cui il meccanismo perverso del dono entra in casa nostra.
Sarebbe bene interrogarsi quanto siamo liberi nel regalo, quanto ci interessa sul serio regalare, per esempio, ai nipotini il tal giocattolo, o quanto non siano, essi stessi bambini, oggetti mediatori attraverso cui far giungere informazioni precise ai "grandi", ai genitori (prestigio, sfida, ricatto, esibizionismo ecc).
Il dono, insomma, anche nel piccolo nostro "privato" è il segno di una generosità ostentata di cui però viene tenuta una scrupolosa contabilità.
Il dono non può essere mai gratuito pertanto non è nel potere di alcun essere umano "donare realmente".
Ciononostante l’esperienza del "dono ricevuto", ai suoi più alti livelli (quello religioso e spirituale) porta all’analisi delle diverse consapevolezze in cui può transitare l’uomo e testimonia la contraddittorietà e il dualismo in cui egli può restare imbrigliato.
Nella misura in cui permane l’opposizione creatore/creatura, universale/particolare permane anche l’offerta del dono in cambio di una grazia o del paradiso.
Ma quando in ciascuno soggetto i due poli coesistono e s’identificano dare e ricevere diventano un gesto solo: diventano il gesto spirituale del Soggetto che sa trovare nelle sue vicende e nell’altro l’Inaspettato, il Regalo.
E ciò ha sempre a che fare con nuova conoscenza, nuovi mondi, nuova libertà.
Il dono, spiritualmente e filosoficamente inteso, esiste solo nella mente e nel cuore di chi sa ricevere e nessun gesto fisico, nessun bene materiale sa insegnare l’attività creatrice del ricevere.
Se capissimo che, pur volendo, noi non possiamo mai realmente donare ma solo ricevere, non ci faremmo più "regali concreti" gli uni con gli altri perchè ogni giorno, ogni attimo della nostra vita lo passeremmo a spacchettarne uno.
Lo scambio dei doni è, in ultima analisi, la drammatizzazione di una vicenda spirituale per cui siamo, forse, ancora acerbi: vogliamo che l’altro faccia concretamente per noi ciò che da noi stessi e per noi stessi dovremmo fare.
Abbasso la festa dei regali concretistici, abbasso la madre di tutte le tangenti!

Ada Cortese


 HOME     TOP   
Tutti i diritti sui testi qui consultabili
sono di esclusiva proprieta' dell'Associazione G.E.A. e dei rispettivi Autori.
Per qualsiasi utilizzo, anche non commerciale,
si prega prima di contattarci:

Associazione GEA
GENOVA - Via Palestro 19/8 - Tel. 339 5407999