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Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Febbraio 1993 Pag. 11° Ada Cortese

Ada Cortese

 MITI E LEGGENDE 

GOLEM

Un mitico robot d’argilla, simbolo della creatività, della "hybris", del delirio di onnipotenza umana, destinato a morire ogni sabato.

Golem significa "materia amorfa" e indica anche la creatura di forma umana prodotta da un atto magico. L'idea del Golem nasce in ambiente cabalistico la cui cosmogonia linguistica è basata sul potere creativo delle lettere e delle parole così come recita il più antico testo ebraico esistente, lo "Sefer Yezirah" (Libro della Creazione).
Molte idee e leggende sono fiorite attorno alla creazione del Golem, la quale sarebbe resa possibile dalla recitazione di tutte le possibili combinazioni di lettere creative.
Vi sono stati due modi di intendere il Golem da parte dei cabalisti: -quello dei cabalisti pratici che, avvalendosi di riti e formule, costruivano concretamente il Golem (cabala come "magia nera"); -quello dei cabalisti mistici per i quali il Golem era solo un rito simbolico o un'esperienza estatica (cabala come conoscenza).
L’immagine del Golem si è comunque conservata attraverso i secoli subendo quelle variazioni che i tempi implicano: dall'"homunculus" di Paracelso fino al Frankeinstein d'inizio secolo e ai Replicanti di "Blad Runner". Essa è una di quelle rappresentazioni dell’immaginario collettivo che più suscita terrore e grande fascino contemporaneamente. Nei sogni, nei films, e nelle leggende esso rappresenta simbolicamente i due lati psicologici dell’uomo:
1) l’inconscio come quel totalmente "altro da noi" da cui pure noi (la coscienza) siamo emersi. Il suo nome infatti significa "materia informe" e l’inconscio, con la sua assenza di differenze, con la sua atemporalità, con la sua natura tipicamente simbolica può essere da tale figura rappresentato.
2) D’altra parte il Golem rimanda alla capacità creativa dell’uomo e alla consapevolezza di possedere tale potere . Quando tale consapevolezza non viene equilibrata da quella contraria del limite umano, della mancanza, essa trasforma il Golem in simbolo dell’arroganza crescente dell’uomo che rischia di distruggerlo. La creatura uccide il creatore.
I seguenti sogni permettono associazioni con la figura di cui stiamo parlando:

La sognatrice vede uomini giganti senza vita muoversi pesantemente per la città schiacciando persone e cose. Ella riesce a salvarsi spiccando un volo scoprendo solo in questa estrema contingenza la sua capacità di volare.

Il sognatore vede una gigantessa nera che, camminando, schiaccia i palazzi commerciali e la city cittadina.

Il simbolo della distruttività del Golem si manifesta nel primo sogno negativamente come arroganza egoica e perlappunto distruttrice delle cose amate: cultura e vita (la sognatrice salva però la sua soggettività col volo della riflessione).
Nel secondo esso viene invece connotato positivamente in quanto costringe il sognatore a ritirare l'investimento libidico da "oggetti" che risultavano alienanti, per la sua soggettività emergente, e che lo consegnavano al collettivo convenzionale ed ai suoi status symbol (il mondo yuppie e manageriale dei palazzi e della city).
Sappiamo dalla tradizione ebraica e dalle leggende che il Golem portava sulla fronte una parola "emet" che significa "verità". Il Golem, dunque l’inconscio quale materia amorfa, senza differenze (Dio) , il primo Adamo (e dunque l’origine della coscienza) che con tale materia fu costruito, l’uomo quale figlio di quella materia si chiama simbolicamente "verità".
Se consideriamo oggi l’atto creatore come prerogativa umana, riscopriamo nell’uomo il dramma di Dio che si fa materia nella creazione. Nel racconto del Golem si ripete anche il motivo, simmetrico e speculare, del "settimo giorno": così come nella Genesi il Dio Creatore si riposò il settimo giorno così il Golem, creatura, ogni settimo giorno viene messo a morte dal rabbino che lo ha costruito attraverso l’asportazione della prima lettera, l’alef, sicchè resta solo la parola "met" che significa "morto".
Il dramma dell’uomo si sostituisce a quello di Dio: è lui che deve mettere a morte la sua creatura la quale, senza questo espediente, continuerebbe a crescere a dismisura.
Il Golem viene così a rappresentare la produzione di conoscenza dell’uomo da questi disconosciuta come un "se stesso" e quindi consegnata ad essere materia inanimata portatrice solo dell’arroganza e del delirio d’onnipotenza del suo creatore, il quale quanto più crede d’averla in suo potere come un oggetto, tanto più in realtà la lascia crescere senza assistenza, abbandonandola a se stessa, finchè non gli si ritorce contro, finchè non lo costringe ad ucciderla.
Così fa l’uomo con i suoi valori, la sua etica, le sue ideologie, le sue costruzioni materiali e mentali . Necessariamente.
Allora il Golem rappresenta, come in caricatura, l’Ombra dell’uomo e segnala la necessità della morte: morte simbolica e concreta per procedere nella trasformazione passando per il proprio limite.

Ada Cortese


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