Home Anno 16° N° 58 Pag. 7° Aprile 2007 Ada Cortese


Ada Cortese
 STREAM OF CONSCIOUSNESS 

UNA GIORNATA CON R. MAGRITTE

Pensieri dialoganti di quattro amiche in un giorno primaverile dello scorso anno andando in treno ad una indimenticabile mostra.

Era da un po' che non ci si vedeva e così è stata una occasione delle nostre . Parlavamo, mentre raggiungevamo Como in treno, sull'immoralità della "monogamia" che involgarisce la relazione perchè la vela e la falsa con parole ideologiche, con falso pensiero. Ci permettavamo pensieri liberi e audaci, di quelli che nutrono e allenano la mente.
Ci divertivamo a bastonare la faciloneria delle risposte da manuale per ogni aspetto davvero misterioso e sacro della vita. Come per esempio la seduzione. Cosa è la seduzione? Ci interrogavamo evitando le più ovvie e scontate spiegazioni. Io sostenevo che ci possono essere tante espressioni della seduzione.
E poi: chi è il soggetto attivo della seduzione? Ognuno di noi aggiungeva una riflessione:
La Bellezza? Il fascino? Ma non è un cocktail tipo Natura (corpi, natura ecc.) + Pensiero + Parola + Autoconsapevolezza di un sentire di comunicare bisogni vicende e traiettorie universali il tutto in un'energia circolante? No inizio, no fine, no causa, no effetto. No possesso. Eravamo d'accordo che la seduzione mette in circolo energia, non la sottrae. Ad ogni giro: più carburante.
Se-duzione : condurre a sè.
Dietro la "maschera" del singolo fascinatore, si rifletteva, v'è la molla della autenticità del dire, del sentire di parlare "mai a nome proprio", ma con la forza della "galassia spirituale" vera invisibile, attuale che rifugge da ogni pensiero fideistico, pseudoreligioso, idolatrico, ecc., parola forte del Sè (in gergo junghiano). Riflettevamo su cose "più grandi" e ne eravamo felici: parlavamo di equivalenza tra pensiero vero e amore vero.
Ed in questo spirito anelante alte vette, bisognoso di interezza incontriamo Magritte: e sentiamo la natura del fascino numinoso. E' la sua "semplice", naturale apertura sull'orizzonte delle esperienze percettive che sanno cogliere ad un tempo l'"addomesticato" ed il mistero nascosto nelle forze naturali: cielo sassi nuvole, ecc.
Le nostre riflessioni hanno avuto uno sviluppo al di sopra di ogni nostra aspettativa (e chi poteva prevedere l'intimo concatenamento degli eventi di quella giornata?): nelle parole di Magritte "Io non voglio nè provocare, nè ironizzare. Faccio pittura accademica e lascio che le cose dipinte parlino".
"Non ne posso niente se le persone che guardano i miei quadri vogliono vederci simboli e metafore. Non sono un simbolista, nè un pittore intellettuale, la mia è piuttosto pittura spirituale".
"Per reggere senso e mistero della vita ci vuole poesia. Solo la poesia ci può salvare. E il mistero.
Ed il mistero, e la poesia io li trovo nella pipa e nella bombetta di uso quotidiano come nel cielo e nella pietra".
Come suo riferimento Andrè Breton.
Magritte non attinge alle teorie freudiane, non "manipola" l'inconscio. E' direttamente un produttore di sogni, nel senso che i suoi quadri sono fatti della stessa sostanza dei sogni: un impasto di oggetti e situazioni familiari sempre in relazione a tutta altra "cornice".
Il risultato è l'esperienza del "numinoso" di chi ti espone la magia dell'inconscio "manifesto" che "ti" parla e mostra, mentre lo sostiene, il mistero.
Cadono parole e interpretazioni su speranza, ideali, consolazioni, futuro: tutto è immanente, qui, tra noi osservatori mentre guardiamo a qualcosa che induce sempre (e ci riesce) a spostarci nel mondo del sogno, dell'unione di opposti, sempre nella capacità e attuazione creativa, anche mentre nel mondo impera la fame, la guerra.
Infatti, a Magritte non costa sforzo, nè atteggiamento di sussiegosa responsabilità sociale e morale, inneggiare alla qualità gioiosa dell'arte che in questo, egli dice, si concentra: rendersi conto di essere vivi e consapevoli nell'essere all'opera (d'arte) è più importante di quello stesso gesto (artistico).
La realtà del percepire "direttamente" è più importante della sua rappresentazione ("questa non è una pipa").
Piccola Magia di una mostra.
All'andata in treno: si parlava di amore sregolato necessariamente. E così è inevitabile la volgarità della monogamia, di una società che non osa più inoltrarsi nell'immaginario dell'amore perchè troppo impegnata a sostenere i lati più reazionari delle esperienze altre che, in realtà e in buona sostanza, tanto "altre" non sono (vedi le rivendicazioni PACS) stante la corsa di tutti all'omologazione sociale e allo straccio di rassicurazione che ciò quasi solo nell'immaginario concede!
Le "altre" vere non hanno ancora un territorio concretamente percorribile. La fantasia che dovrebbe reggere la tensione generatrice di nuovi modi di amare cade nel concretistico gusto di sempre, nella ripetizione della squallida collezione dei tradimenti negati cercati e mancati anche quando vengano consumati!
Come già qualcuno sosteneva parecchi decenni fa, chi si appropria del mondo affettivo degli esseri umani, si appropria di tutta la sua persona. W. Reich restrinse al sesso questa equazione.

Il sesso "libero" non ha liberato nessuno e l'omologazione all'insegna della volgarità e dell'assenza di pensiero, cresce spaventosamente.
L'Anima è rinsecchita, ingiallita, cadente e stracciona come la moda stessa del nostro vestire. Dove è il gioco della seduzione?

A seguire il pensiero e la propria vera necessità umana, tutti saremmo d'accordo nel ritenere sano amore esattamente l'opposto di quanto società e famiglia e sovrastruttura ci propinano.

Aprirsi alla dimensione dell'amore per più soggetti e più oggetti significa generosità e presupposto necessario alla crescita.
Ma lo svolgimento di tale intuizione è subito lasciata cadere e abbandonata sotto il peso di pensieri "moralisti" e pseudocristiani. Si cambia registro non si sopporta perchè non si è familiarizzati ad elaborare personalmente ed autonomamente la propria intuizione.
E' attorno a tale tema che la nostra conversazione girava mentre il treno ci portava a Como.
Poi fu l'incontro con Renè Magritte - già conosciuto, come si fa a non conoscerlo comunque? - ma questo ordinato, umano e avvicente percorso attraverso alcuni suoi quadri fondamentali intermezzati da sue frasi rivelatrici è stato l'aprirsi di un inaspettato orizzonte sul mistero. Mistero che veniva a crearsi tecnicamente da questa sapiente e semplicissima mescolanza di oggetti e soggetti, di conosciuto e sconosciuto, di culturale (addomesticamento) e di naturale (immediatamente divino). L'emozione che nasce dall'intuitiva conoscenza che solo il culturale sa restituirti all'immediatamente divino. La commozione dell'errare e della fatica umana di generazioni e di eoni finalizzata solo a questo: emozionarsi avanti alla nuvola offerta da dio in un bicchiere di champagne!

E dentro di me si delineavano orizzonti di convergenza tra queste quattro creature femminili che da Genova arrivavano a Como avide di vita, di relazioni, di gioia e lo spirito altrettanto vivente di Magritte.

Nessuno di noi quattro, ci dicevamo, vuole più inseguire l'altrove, l'adesso, bello anche un po' di sano epicureismo, nessuno vuole più salvare il mondo, nessuno di noi deve dimostrare più nulla, siamo state tutte abbastanza provate dalla vita, tutte abbiamo già verificato di significare qualcosa, davvero tanto! Libere di amarci senza orpelli, senza condizioni, senza ideologie e senza nulla da portare.

Nel libro "Il corpo amoroso" che l'amica P. ci raccontava si parla dell'aspetto fondante del libertinaggio, l'etimologia che avrebbe a che fare più con libertà del sentimento che non con il nevrotico atteggiamento di fissazione all'oggetto parziale che costringe alla ripetizione di un gesto altrettanto parziale ("copulare" " copulare " " copulare " ricercando sempre e solo lo stesso oggetto necessario "strumento"). All'essenza del libertinaggio ci sta la libertà proprio come all'essenza del collezionismo ci starebbe il bisogno della pluralità ...peccato che il disco si inciampi. Ma questo ci porterebbe altrove e sarà occasione per altro viaggio.

Ma allora perchè avere paura? Penso perchè ce la trasmette una struttura patriarcale che teme come sempre il femminile e la sua vitalità. Non è naturale la paura affettiva. C'è un grosso imbroglio in cui viene imprigionata la donna, ammutolita e resa ella stessa carnefice e carceriera complice e connivente in una perenne sindrome di Stoccolma. [Certa psicoanalisi invece di togliere il velo trattiene la donna nella prigione ...]

Tornando a Magritte, come lui non amiamo aspettare nè cercare dietro. L'inconscio a volte si mostra e allora gli incontri diventano porte sull'infinito, oltre il tempo e le parole, oltre i segni pur sapienti e accurati come quelli di Magritte. Sparite le tracce della presenza, resta solo la presenza. Grazie ai suoi quadri, è stato possibile oltrepassarli, e in un percorso a ritroso dall'opera si è giunti all'autore. Abbiamo incontrato Magritte!


Ada Cortese


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