Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione G.E.A.
Direttore : Dott. Ada Cortese
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Dicembre 2003 Pag. 2° Ada Cortese


Ada Cortese

 FONDO 

E NON FATEVI CHIAMARE MAESTRI!

Si continua a fare guerre,

... si continua a soffrire per la violenza nel DNA della vita e in specie nella vita umana.
E mentre, come noi in questo preciso momento, si deplora questa natura, questo stato di cose, riesce poi assai difficile, quando arriva la cronaca dei fatti di guerra in tempo reale, mantenere la memoria spazio - temporale d'insieme.
Intendiamo quella memoria collettiva "gestaltica" che ci costringerebbe a non schierarci in modo autoreferenziale e inaccettabilmente ingenuo dalla parte dei "giusti" contro gli Altri che sarebbero i "cattivi", gli "infedeli", i "barbari", ecc.
Ci si può soffermare certo sulla tristezza delle vittime della guerra e della violenza. Ci si dovrebbe soffermare anche di più. Non il tempo per dei funerali di Stato. Non il tempo per riprendere fiato e ricominciare.
E ci si dovrebbe soffermare molto ma molto di più …per ricordare l'insieme minimo necessario che possa legittimare un sentimento, un pensiero, un'opinione "contro". Forse, se si ricordasse "l'insieme" non si potrebbe frequentare con così agevole disinvoltura il pensiero partigiano, non si invocherebbe con tanta sfacciataggine la giustizia a proprio favore (per difendere i propri interessi) come se non si facesse altro nella vita che praticare naturalmente, automaticamente, la giustizia verso gli altri.
La vita è difficile. Complessa l'interpretazione di ciò che accade sulla superficie visibile della terra.
Ma una cosa abbiamo imparato: la perversa logica dei grandi mezzi di comunicazione tende a risospingere i popoli e i singoli verso il basso, verso la contrapposizione sempre e comunque. Le informazioni sono parziali, frammentarie e il Grande Fratello "secreta" per "x" anni quelle fondamentali: giusto il tempo per sottrarle al grande pubblico, ai cittadini e ai popoli. Giusto il tempo per poter poi, restituirli sì, formalmente al pubblico, ma in realtà assicurandone la custodia presso i suoi più alti uffici di sicurezza e facendone perdere le tracce e la memoria alle persone "della strada". Giusto dunque il tempo affinché gli spietati scrutatori di scartoffie, anche quando si chiamino N. Chom-sky, o G.
Vidal, non siano più di alcun pericolo per l'establishment. Anzi assurgano essi stessi ad esempio di vita democratica! Ma chi conserva l'attenzione minima dispone già di quel sano sfondo di notizie - mai date dai mezzi di comunicazione di massa che suonano la grancassa - per verificare la deformazione e la falsità di ciò che viene buttato in primo piano. A partire da questa sana paranoia già si opererebbe una sana diffidenza verso il pensiero partigiano che non dall'inconscio interno ma dall'inconscio esterno ormai è prodotto.
I modi e i contenuti dei messaggi ci spingono ad abbracciare il frammento come fosse l'intero. In questa presunzione siamo trascinati alla contrapposizione.
Ci inducono a identificarci con quelli che sanno e che sarebbero più evoluti. Ci costringono a non crescere più.
Fanno di noi dei bonsai umani. Alimentano occultamente la hybris, stuzzicano e giocano con il gusto tutto occidentale di sentirsi primi e maestri in tutto.
Tre particolari mostri psicologici circolano per il mondo contribuendo ad inquinare il pianeta e sono, assurdo a pensarci, le ombre delle tre grandi psicologie religiose monoteiste: la psicologia cattolica, la psicologia del fondamentalismo islamico, la psicologia ebraica. Tutte e tre le ombre consistono in un grande reato: il tradimento dello spirito delle rispettive religioni a favore del potere che nel loro nome viene perseguito. Nessuna di queste psicologie religiose è davvero così distante dalle altre quanto allo spirito, perché nessuna di queste religioni porta in sé l'idea del dio sempre più piccolo, sempre più giudice così come sempre più prepotentemente è diventato nel corso del tempo nelle mani dei suoi "ministri". Dio, sia nelle proiezioni angosciose dell'uomo, che nelle sue proiezioni amorevoli, è un dio poetico, le cui parabole possono alludere ai diversi significati che storicamente esse stesse possono assumere; è un dio che dichiara sempre e solo apertamente, nel Cristo e negli altri profeti, un grandissimo, infinito amore per l'essere umano. Una infinita comprensione per la non facile condizione di questo particolare vivente.
Questa dissertazione veloce sulle ombre della religiosità sembra lontana dall'introduzione a questo scritto e invece non è così perché se anzichè venire sopraffatti, dalle notizie, per esempio, al veleno antislamico, capace solo di alimentare paranoie verso lo straniero, ci si proponesse la cultura dell'interreligiosità, non solo ci arricchiremmo di nuovi aspetti, mancanti al nostro patrimonio storico e sociale, ma forse riusciremmo a sentire meno impreviste, meno inspiegabili, certe azioni crudeli.
E, anche, purtroppo, a noi meno straniere.
Ma ci vorrebbe una buona dose di umiltà e, per quel che ci riguarda, una sana obbedienza all'imperativo categorico del Cristo: "E non fatevi chiamare maestri!!".


Ada Cortese


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