Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione G.E.A.
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Marzo 2002 Pag. 9° Laura Ottonello


Laura Ottonello

 RICERCHE 

LINEA D'OMBRA E PASSAGGIO

La linea d'ombra è quello spazio intimo che il giovane rivendica per sè, fatto di silenzi, bugie e omissioni nel rapporto con gli adulti; di passioni, sperimentazioni, verifiche nel rapporto con i pari.

L'adolescenza, fascia d'età difficile da definire, è un periodo della vita duro da affrontare.
Nelle società tribali il giovane viene iniziato dal gruppo; così varie forme di rituali iniziatici scandivano i cicli della vita nelle epoche passate, prima dell'avvento dell'industrializzazione.
Oggi crescere è diventato arduo: la società globale, con le distanze che si accorciano, i ritmi super incalzanti e tutto, dalle informazioni agli stili culturali si affastellano velocemente, non sempre facilita il passaggio stretto dai luoghi dell'infanzia al mondo adulto nè il consolidarsi di radici.
L'adolescenza è una terra di mezzo in cui si è persa la propria patria: non si è più bambini ma non ci si sente - nè lo si è normativamente - adulti.
Anche se spesso, complice un forte intellettualismo e la richiesta implicita di un'adultizzazione precoce dei figli, i giovani possono essere, almeno formalmente, dei validissimi interlocutori "adulti".
Linea d'Ombra è un suggestivo romanzo biografico di Conrad che traccia, metaforicamente, il difficile percorso dell'adolescenza: l'immagine è quella del viaggio in mare. Protagonista è il giovane e inesperto capitano.
Navigare nel mare della vita è un modo di dire.
Il giovane che si trova a dover attraversare questo mare in tempesta non se la passa granchè bene, a meno di poter contare su una buona tenuta della nave che lo porta...
Il viaggio è intrapreso talvolta con entusiasmo, in altri momenti può essere vissuto come un incubo dal quale non ci si riesce a svegliare.
Basti pensare a tutti quei giovani che, complice la noia, la sventatezza e il gusto della sfida a un Padre troppo rigido o assente, hanno iniziato a provare droghe come l'eroina e non sono più riusciti ad uscirne.
Oggi i rischi sembrano essere altri. Le droghe che circolano non evocano il ritiro nella beatitudine solitaria o nell'intimità del piccolo gruppo, nè un palese rifiuto contrappositivo al sociale. Al contrario, oggi le nuove droghe esaltano, più che un movimento ideale di contestazione di valori convenzionalmente accettati, l'isolamento, la massificazione e la staticità.
E' un "andarsene" lasciando le cose come stanno, acriticamente.
Oggi, come scrive Crepet, la droga ha più una valenza di conformismo. Fa da collante: si sta insieme per stordirsi, per sganciarsi dalla banalità del quotidiano. La droga è ricerca di evasione.
Parola che, letteralmente, significa fuggire da un luogo in cui siamo reclusi, o, figurativamente, distrarsi.
Evadere richiama ad una dimensione straordinaria della vita, è l'uscire dalla condizione normativa per varcare l'"oltre" della percezione ordinaria.
Sappiamo che per andare oltre non sempre è indispensabile un concretistico fare, ma, piuttosto, un abito mentale, un'attitudine, una predisposizione particolare che ci permette di trascendere la realtà immediata delle cose.
Evadere, almeno in certi momenti della vita, anche per un adulto, può altresì essere considerato uno stato di sospensione vitale e rigenerante.
Il viaggio iniziatico di chi, oggi, si appresta a varcare la linea d'ombra, è interessante, vario e ricco di opportunità, ma anche irto di pericoli. Nel linguaggio del mito è il viaggio agli inferi di Osiride, cadavere fatto a pezzi, poi reintegrato in una nuova nascita, in un nuovo corpo.
La linea d'ombra è quello spazio intimo che il giovane rivendica per sè, fatto di silenzi, bugie e omissioni nel rapporto con gli adulti, di passioni, sperimentazioni, verifiche nel rapporto con i pari.
E' una terra di mezzo dove si muovono sia le figure del possibile, sia i fantasmi più angoscianti; è il regno dell'inconscio dove fervono i semi della creatività originaria.
E' quel luogo in cui fantasticare un mondo ideale, costruire il nuovo, osare, cimentarsi, sovvertire. Nucleo della vita e regno del Sè, crogiuolo di spiritualità da sperimentare in modo pieno e splendente, forza concentrata da spendere nell'immediato.
Quella dimensione oscura, silenziosa e apparentemente ordinaria che il giovane attraversa nella tempesta dei mutamenti anche fisici può rappresentare, per la prima volta, l'incontro col numinoso.
Come tutte le linee di confine, esso incarna la sua doppiezza: pista di lancio per i voli dello spirito e bocca infernale che inghiotte e distrugge la coscienza. Per questo, l'esito di questo viaggio evolve o verso una maggior integrazione dell'identità e al suo consolidamento o, al suo contrario, la disintegrazione.
L'incontro col Sè scioglie nell'abbraccio ogni differenza: nè maschi nè femmine, nè buoni nè cattivi, ogni nesso formale, causale o normativo recede sullo sfondo.
Ma la sua energia pura può anche distruggere, frammentare, e allora, se le basi sono fragili, ci sarà il crollo!
Quando si incede a lungo in questa fase evolutiva, vi è una ricerca continua alla fonte, nel tentativo di ricaricarsi e recuperare il senso.
Come accade nelle comuni nevrosi, vi sarà la coazione a ripetere quelle dinamiche distorte alla cui base, inizialmente, vi era la ricerca di un esito trasformativo (il senso del sintomo e la sua bontà d'intenti).
E' nel legame profondo con gli adulti, messo continuamente alla prova, che il giovane ritrova, ogni volta, se stesso, sempre un po' più intero. E' nel rapporto con il sociale, che sfida. E' nella competizione, nella provocazione, nelle richieste d'aiuto "in codice", quando vorrebbe chiedere ma non vuole, nelle oscillazioni ambivalenti, nella mutevolezza di stati d'animo talvolta contrapposti che ci disorientano tanto.
Talvolta i giovani, come i bambini, ci spiazzano ponendoci di fronte a problemi nuovi e dilemmi morali che non sappiamo affrontare.
La nostra presenza "a distanza", al di là delle risposte che sappiamo dare, è la base sicura per il suo viaggio. Noi siamo il maestro, una terra affidabile cui poter approdare nei momenti di maggiore confusione.
I genitori spesso si lasciano prendere dall'ansia e dall'immediatezza e così, perdendo presenza, non riescono ad ascoltare i reali bisogni dei figli che, qualche volta, vorrebbero solo essere compresi.
La linea d'ombra, allora, non è solo uno spazio buio in cui ci si confronta con la paura, ma un percorso necessario dove solitudine, spaesamento, confusione non appartengono solo all'universo del giovane iniziato ma anche alle persone che di lui si prendono cura.
Si creano nuovi spazi, nuovi confini e nuove modalità di dialogo in un percorso di crescita che, necessariamente, smuove tutti.
L'adolescenza dei nostri figli è una fase della vita di grande trasformazione dove ognuno, nel suo specifico ruolo familiare, ha da reinventare se stesso, nella ricerca di un nuovo assetto e di nuovi equilibri che lascino spazio alla soggettività di ognuno. Per chi se la sta faticosamente conquistando e anche per chi, suo malgrado, ne farebbe volentieri a meno!


Laura Ottonello


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