Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Dicembre 1996 Pag. 7° Simonetta Figuccia

Simonetta Figuccia

 ATTIVITA' 

GENITORI SEPARATI E FIGLI

La separazione sarà dolorosa ma è accettabile, ciò che
è dannoso è essere oggetto di rivendicazione, restare invischiato
in dinamiche inconsce.

Il numero dei divorzi è in aumento ed ormai la maggior parte di noi lo ha sperimentato in prima persona o condiviso con parenti o amici.
Perchè si verificano tanti divorzi?
Le persone oggi sono così fragili che alla prima difficoltà ricorrono all’avvocato?
I figli sono " condannati" ad una vita sofferente per la separazione?
Cambiamenti sociali sono in atto ed è sotto gli occhi di tutti che la famiglia come istituzione incrollabile è in crisi. Situazioni di malessere e disagio ci sono da sempre, oggi non è più un tabù ascoltare i propri vissuti, non a caso è "il femminile", la donna, che per secoli si è impegnata a mantenere l’equilibrio interno della famiglia, che oggi rompe spesso il legame matrimoniale.
Immaturità, delega, pigrizia psicologica, assenza di comunicazione, sono spesso alla base dei nostri problemi, che se non affrontati, possono condurre alla separazione, come soluzione di distanza, per porre fine ad un malessere che non sappiamo più gestire.
Separarsi significa distinguersi, farsi autonomo, individuo e soggetto: la separazione è tappa fondamentale nel processo di crescita del bambino, che si affranca dalle figure genitoriali, e il nostro distinguerci e nascere come soggetti ha sempre a che fare con un separarci dal collettivo, da una vecchia identità. Nella vita di coppia avviene una medesima dinamica.
Sappiamo bene che nel rapporto di coppia sono in gioco grosse proiezioni.
Da una fase di identità inconscia tipica dell’innamoramento in cui si è "una cosa sola", arriva il momento critico, ma anche evolutivo, in cui iniziamo a percepire l’altro per quello che è, a percepirne le ombre. A parte casi in cui si insinuano patologie o dinamiche più complesse, accade che se non si coglie l’occasione di tornare a se stessi, la dinamica del rigetto psicologico e concreto dell’altro vincerà. Passare da un rapporto interdipendente e spesso simbiotico ad uno più intersoggettivo, accettando fasi alterne, vicinanze e distanze fisiologiche, sembra molto difficile, ma necessario. Farci consapevoli delle ombre in gioco nella relazione è la sola strada per non ripetere copioni infantili e affrancarci dalle dinamiche edipiche che intessono troppo spesso i nostri rapporti.
Un recente sogno di una donna separata provocatoriamente la sveglia:
Ella si reca da un meccanico, figura saggia , per aggiustare l’auto. Si accorge che in realtà sta portando ad aggiustare l’attuale compagno. Le viene detto che " il problema non è lui ma in se stessa. Capita ancora che si sostituisca il partner, restando nella opposizione e facendo fuori l’altro, rifuggendo o rimandando un confronto con noi stessi. Diventa più complicato "uccidere" e disfarsi dell’altro ( ammesso che sia possibile) quando ci sono figli. La presenza dei figli ci richiama alla necessità di recuperare l’altro come persona e come genitore necessario al bambino. Paradossalmente la presenza dei figli in un processo di separazione può essere il motivo che ci inchioda a farci consapevoli. Tutti i bambini sono profondamente scossi e turbati dalla separazione. Non capiscono (loro ancora meno dei genitori) quello che succede, hanno una terribile paura di essere abbandonati e di essere loro la causa di ciò che accade. Non a caso rabbia, tristezza, regressioni, aggressioni e somatizzazioni varie si possono accompagnare a questo difficile evento. Gli adulti sono spesso sopraffatti dai loro vissuti dolorosi e contraddittori e hanno bisogno di aiuto psicologico per essere sostenuti. Scattano sentimenti di colpa e autopunizione del tipo" i miei bambini devono soffrire per le conseguenze dei miei errori?". Tutto ciò rimanda alla necessità improrogabile di elaborare il più possibile ciò che accade.
I genitori covano rabbia durante il processo di separazione e si incolpano l’un l’altro per il divorzio, così amarezza, rifiuto, tradimento ed abbandono non li mette in grado di soffermarsi sui bisogni dei figli. Questi vissuti che sono inevitabili, possono essere superati. Molti invece, nonostante la separazione, non smettono di litigare, non possono chiudere il matrimonio definitivamente, rimangono emozionalmente legati, anche se il legame è doloroso.
Chiudere il matrimonio psicologicamente è molto più difficile che risolvere la causa in tribunale. Chiudere col passato significa anche accettare l’ambivalenza dei propri sentimenti. La separazione si lascia dietro sempre cose buone e cattive. Là dove la separazione emotiva non avviene, sorgono problemi nei figli, perchè l’attenzione alle reciproche ombre impedisce di trovare un accordo. Non è importante che un bambino provenga da una famiglia unita o da una famiglia divisa: i bambini possono trovarsi male in entrambi i tipi di famiglia. Ci può essere collaborazione, una buona educazione e attenzione alle regole in ogni tipo di famiglia. Le minacce, i litigi, le offese e le tensioni continue possono creare bambini infelici, insicuri, con problemi comportamentali anche in una famiglia "tradizionale." La separazione sarà dolorosa ma è accettabile, ciò che è dannoso è essere oggetto di rivendicazione, restare invischiato in dinamiche inconsce.
Il tema "separazione" è scottante e attuale, poichè ci rimanda a legami rispetto alla famiglia di origine da prosciogliere: cordoni ombelicali invisibili sono attivi più spesso di quanto non vogliamo credere. Sono testimone di molte persone che proprio a partire dal divorzio, iniziano quel lento e faticoso ritiro delle proiezioni e pretese dal partner, scoprono per la prima volta di avere potere trasformativo sulla loro vita, riescono a percepire l'ex coniuge come persona, e uscendo dalla delega reciproca si scoprono padre e madre dei figli, confermando ancora che non sono gli eventi in sè a essere buoni o cattivi, ma il desiderio e la capacità di crescere attraverso ogni esperienza.


Simonetta Figuccia


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