Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Marzo 1996 Pag. 4° Agnese Galotti

Agnese Galotti

 PROFILI 

J.L.MORENO

"Un incontro a due: sguardo nello sguardo, faccia a faccia. E quando sarai vicino io coglierò i tuoi occhi per metterli al posto dei miei, e tu coglierai i miei occhi per metterli al posto dei tuoi, poi ti guarderò con i tuoi occhi e tu mi guarderai con i miei."

Jacob Levi Moreno 1889 (?) - 1974
Jacob Levi Moreno nacque secondo alcuni a Bucarest nel 1889, intorno al 20 Maggio, mentre secondo altri nel 1892, probabilmente su un battello diretto verso Bucarest.
L’incertezza relativa alla data di nascita deriva dal fatto che egli apparteneva ad una famiglia ebrea sefardita venuta dalla Spagna attraverso la Turchia, il Mar Nero ed il Danubio. I giovanissimi genitori (la madre aveva probabilmente quindici anni) non conoscevano bene le formalità cui adempiere per cui egli non avrebbe avuto nazionalità se non con la successiva naturalizzazione americana, dopo aver vissuto a Bucarest e a Vienna, dove ebbe la sua formazione culturale e professionale.
Inizia a studiare prima filosofia, poi si laurea in medicina (1917) e due anni dopo inizia a praticare la psichiatria.
Qui ebbe il primo incontro con Freud, al cui pensiero non aderì.
A quel periodo risalgono i primi esperimenti di psicodramma improvvisato con i bambini e le prime esperienze di "psicoterapia di gruppo" con le prostitute di un quartiere viennese. Risale a quel periodo anche l’esperienza terapeutica in un campo di profughi tirolesi rifugiati vicino a Vienna.
Negli anni successivi Moreno pubblica e dirige una rivista di filosofia e letteratura, "Daimon" cui collaborano intellettuali altamente quotati, quali Buber, Kafka, James.
Nel 1921 fonda il "Teatro della Spontaneità" - una forma d’arte in cui non si fanno mai prove, in cui è messa in scena la realtà e in cui non è consentita passività neppure al pubblico che diventa partecipante - esperienza che gli consentirà di sviluppare le successive teorizzazioni sullo psicodramma, grazie alla scoperta dell’aspetto terapeutico-catartico del teatro sia per gli attori che per il pubblico partecipante.
Nel 1927 si trasferisce in America, presagendo l’imminente crisi culturale in cui l’Europa stava versando, lì sposerà Zerka Toeman, sua stretta collaboratrice tutt'ora impegnata come leader del movimento culturale da lui avviato.
Muore a Beacon nel maggio 1974.

Il Pensiero
L’ambiente culturale in cui Moreno apprende la sua formazione è la Vienna del primo ‘900, in cui spiccano singolari personalità che diedero vita al Circolo di Vienna (Wittgenstein, Carnap, e altri) che, come lui, rifugeranno ben presto negli Usa.
Forte è l’influenza dell’intuizionismo di Bergson nell’ambiente colto universitario: la sua opera ispirerà il concetto moreniano di spontaneità creatrice.
Nella fase americana Moreno sarà invece influenzato dal pragmatismo di James, divulgato in ambito pedagogico da Dewey, con la sua predilezione dell’aspetto attivo, rivolto al "fare", all’azione.
In questo clima Moreno dedica la propria attenzione al campo prettamente sociometrico, realizzando studi, indagini ed interventi cosiddetti "sul campo", sui complicati intrecci delle relazioni interpersonali all’interno di un gruppo.
Conia il concetto di "tele" per indicare "il cemento che tiene insieme i gruppi", che costituisce la base delle relazioni umane - quella terapeutica compresa - e che è l’espressione della naturale tendenza dell’essere umano a porsi in relazione emozionale con altri esseri umani.
Da buon pragmatista Moreno elaborò prima gli aspetti tecnici del suo lavoro e solo in un secondo tempo una frammentaria teoria, che risulta assai meno interessante.
In generale si può dire che Moreno riflette sulla propria pratica clinica - decisamente innovativa e dotata di aspetti geniali - ricercandone successivamente le spiegazioni teoriche nell’ambito delle proprie conoscenze.
Di interesse particolare risulta l’elaborazione concettuale dei due fondamenti del pensiero moreniano, la "spontaneità" e la "creatività" e il loro dinamico divenire. La spontaneità viene qui definita come quello "stato psichico che rende il soggetto disponibile ad attivare le proprie energie ed ha la funzione di liberare la creatività." Quest’ultima è un quid allo stato potenziale che si definisce solo nell’atto concreto: si risolve nel fornire risposte adeguate a situazioni nuove o nuove risposte a situazioni già affrontate.
"Senza la spontaneità - afferma Moreno - la creatività rimane senza vita; la sua intensità vitale cresce e si riduce proporzionalmente alla sua partecipazione alla spontaneità. Per contro, senza la creatività, la spontaneità è vuota e sterile." L’aspetto più interessante del metodo moreniano - che dà vita alla cosiddetta "psicoterapia di gruppo" e, più specificamente, alla tecnica dello psicodramma - è la tendenza a valorizzare e sviluppare attraverso l’azione, quale mezzo espressivo più spontaneo, ciò che è attualmente vitale nell’individuo e nel gruppo, (la filosofia del "qui ed ora" che esalta l'attualizzazione del vissuto) piuttosto che soffermarsi ad individuare una sofferenza, una deficienza, un "non essere".
Egli opera mettendo a fuoco la salute piuttosto che la patologia, punta quindi alle risorse insite nel soggetto piuttosto che focalizzarne le deficienze. In ciò è intuibile la positività di fondo presente nel pensiero e soprattutto nel personaggio di Moreno, il cui carisma, più che la teorizzazione concettuale, ha consentito la divulgazione su scala mondiale di un metodo psicoterapeutico altamente efficace.
La "creatura" per eccellenza di Moreno resta tuttavia la tecnica terapeutica di gruppo chiamata psicodramma: la leggenda ne data la nascita il 1 Aprile 1921 in un Teatro di Vienna, il Komoedien Haus.
Lo psicodramma ha un profondo archetipico legame con il teatro greco, nei suoi aspetti di "spettacolo vivente" capace di scatenare un effetto catartico nella collettività che vi partecipa, nonchè nell’elemento dinamico che favorisce la spontaneità. Il "dramma" che vi viene rappresentato è il dramma umano, quello cui si riferisce Euripide nel rappresentare l’uomo nelle sue dimensioni concrete e psicologiche.
Numerosi sono stati gli sviluppi successivi, in campo analitico e non, dello psicodramma e delle tecniche da esso derivate (role playing, ecc.) , che testimoniano l’efficacia di una intuizione che mette in comunicazione profonda il mondo dell’arte con quello della cura d’anime.

Bibliografia: J.L.Moreno "Principi di sociometria psicoterapia di gruppo e sociodramma" ed. Etas; A.Schutzenberger "Lopsicodramma" ed. Martinelli; G.Montesarchio "Dal teatro della spontaneità allo psicodramma classico" ed.F.Angeli;


Agnese Galotti


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