Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Settembre 1994 Pag. 5° Paolo Cogorno

Paolo Cogorno

 RICERCHE 

IL CANTO DELL'INCONSCIO

Alcune considerazioni sui rapporti tra creativita' musicale e mondo inconscio

Molte possono essere le domande su come avviene il processo creativo della produzione artistica nelle sue varie forme, pittura, scultura, musica, poesia, prosa etc.. eppure non esistono e probabilmente non possono esistere delle risposte precise in tal senso. Sembra che ogni atto creativo avvenga quasi autonomamente al di là di regole predefinite che sottendano a processi mentali catalogabili e riproduci-bili.
Sicuramente tutte le forme artistiche attingono dal simbolismo e derivano dalla possibilità dell’artista di accedere senza riserve al suo mondo interno. La musica ha una sua peculiarità tra le forme di espressione artistica in quanto è una forma espressiva "pre-linguistica"".
La musica si esprime tramite strumenti che emettono vibrazioni sonore nell’aria, questi suoni vengono interpretati dal cervello umano secondo il loro aspetto timbrico (ciò che ci consente di distinguere un violino da un pianoforte) , ritmico (ciò che caratterizza elementi di ripetitività nella musica e che può renderla percepibile come inclusa in uno o più cicli) etonale (l’aspetto più propriamente caratterizzante una melodia che viene ripresa più volte in un brano e che la rende memo-rizzabile) .
L’aspetto "pre-linguistico" della musica è proprio ciò che consente a questa l’accesso diretto al mondo delle emozioni e del simbolismo, un insieme di suoni difficilmente può essere razionalizzato proprio in quanto è mancante dell’aspetto linguistico che è fondamentale per i processi di categorizzazione e di ragionamento logico-deduttivo. Ciò non significa l’impossibilità di produrre musica in modo matematico, anzi sono disponibili moltissimi esempi in questo senso, come del resto è evidente che esista un linguaggio musicale con una sua "grammatica" ed una sua "semantica".
Per esempio una melodia che si sviluppa su accordi in modo minore induce abbastanza inevitabilmente una sensazione di raccoglimento interiore che può essere interpretata anche come tristezza, mentre la stessa melodia nell’ambito di un contesto armonico più solare (accordi in maggiore o maggiore settima) difficilmente produrrà lo stesso effetto. In ogni caso, ritengo che la applicazione di tecniche "matematiche" alla mu-sica, sganciate da aspetti emozionali, rischiano di trasformarla in un buon esemplare di "artigianato musicale".
Secondo Jung: "una parola o una immagine sono simbolo quando implicano qualche cosa che sta al di là del loro significato ovvio ed immediato, esse possiedono un aspetto più ampio, inconscio che non è mai definito o compiutamente spiegato - poichè ci sono innumerevoli cose che oltrepassano l’orizzonte della comprensione umana noi ricorriamo costantemente all’uso di termini simbolici per rappresentare concetti che ci è impossibile definire concretamente" Questa "definizione" di simbolo e' molto vicina a ciò che potrebbe essere uno dei motori più importanti per la creatività musicale. Pare che una qualsiasi cosa percepibile dai nostri sensi appartenga al mondo del simbolo quanto più sia evocativa di forti emozioni e contemporaneamente sia difficile da descrivere senza rischiare di essere amputata di qualche cosa.
Nella musica e soprattutto nella fruizione del mondo musicale pare necessaria la rinuncia alla sua comprensione ed alla sua descrizione razionali: la musica "la ascolti", "ti dà emozioni", "ti entra dentro" soprattutto quanto viene percepita nella sua gestalt (nella sua interezza) ; alcuni atteggiamenti troppo analitici durante l’ascolto musicale, finalizzati alla percezione di dettagli tecnici, (per esempio seguire l’uno o l’altro strumento oppure la linea melodica a scapito di quella ritmica) rischiano di fram-mentare artificiosamente la musica impedendo quella percezione di insieme necessaria alla comprensione del simbolismo musicale.
Nella rappresentazione musicale il mondo simbolico del musicista entra in risonanza con quello del suo ascoltatore, spesso in maniera inconsapevole da entrambe le parti; la situazione di "trance musicale" intesa proprio come alterazione dello stato di coscienza, è una condizione piuttosto frequente in un musicista impegnato su di un palco come pure nella persona che lo ascolta dal vivo (o con un paio di cuffie in testa) ; questo fenomeno riflette lo sposta-mento della nostra attività psichica dal dominio della coscienza al dominio di un mondo interno molto più legato al simbolismo e quindi al mondo inconscio, a cui ognuno lega proprie esperienze emotive in una rappresentazione condivisa.
Questo "spostamento di coscienza" potrebbe avere un suo correlato neurofisiologico e che questo fenomeno renda conto di alcuni aggettivi che vengono utilizzati per descrivere a parole l’esperienza musicale del singolo quali: "il concerto è stato ipnotico", "ha catalizzato l’attenzione", "quando suona sembra nel suo mondo", "era lì ma era anche da un’altra parte mentre suonava"; oppure di un gruppo di musicisti: "non abbiamo mai sentito queste vibrazioni", "c’e feeling" .
Spostando il nostro discorso dal piano della rappresentazione musicale al momento compositivo, colpiscono due approcci fondamentalmente differenti: quello che potremmo definire tecnico-mediato, in cui prevale il lavoro della coscienza, e quello intuitivo-immediato , in cui prevale l'elaborazione inconscia. Nel primo caso si pensi alla composizione di una sinfonia polifonica e per il secondo all’improvvi-sazione musicale. utilizzata da molti autori classici e di jazz.
Nell ’improvvisazione musicale come sistema di composizione il musicista è rivolto al proprio mondo interno dove gli stimoli sonori che egli produce ne rappresentano in qualche modo una "proiezione", in questa trance "musicale", in cui il controllo della coscienza e' minimo se non assente, il contatto con il mondo interiore rende più accessibile la simbolizzazione di emozioni sotto forma di "figurazioni musicali".
In questa ottica il momento della creazione musicale potrebbe non essere molto diverso dal modo in cui noi sognamo, con la differenza che il linguaggio musicale è probabilmente più "arcaico" e non ha tutto il ventaglio di opportunità espressive dei sogni (immagini visive, suoni, parole, sensazioni cinestesiche etc.) .
Nonostante questa "limitazione" (la musica passa attraverso suoni e viene percepita da canali sensoriali acustici) la capacità evocativa della musica non è da meno di quella onirica; sappiamo tutti molto bene quanto sia semplice per la nostra attività psichica legare emozioni, ricordi, immagini (quindi figurazioni mentali distanti dalla modalità acustica) ad un brano musicale oppure ad una melodia, e più in generale quanto per molti di noi la musica sia uno scenario di fondo, una filigrana che ci accompagna "silenziosamente" e con molta discrezione per tutta la vita.


Paolo Cogorno


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