Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Settembre 1994 | Pag. 4° | Maria Campolo |
PROFILI FRIEDRICH NIETZSCHE
"Dio è morto! E noi lo abbiamo ucciso! Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? "
Friedrich Nietzsche (1844-1900)
Studiò filologia classica a Bonn e a Lipsia. A 25 anni gli fu affidata la cattedra di filologia classica all’università di Basilea che abbandonò nel 1879 a causa della sua malattia psichica. Cercò sollievo in Svizzera e in Italia finchè nel 1899, dopo una gravissima crisi, si ritirò a vivere con sua madre e successivamente con la sorella Elisabeth. Morirà il 25-8-1900.Contesto storico
Negli ultimi decenni dell’Ottocento nacque in quasi tutta Europa, un vasto movi-mento antipositivistico che ebbe vari indirizzi a volte contrastanti tra loro.
Le ragioni di questo movi-mento ideologico sono da ricercarsi nella difficile situazione in cui si era venuta a trovare la società europea giunta alla fase dello sviluppo capitalistico, situazione che risultava in netto contrasto con le previsioni ottimistiche dei positivisti circa la sicura vittoria della ragione e del progresso e circa la possibilità di una pacifica convivenza sia tra la classe capitalistica e il proletariato che tra le grandi potenze capitalistiche del mondo.Il pensiero
Il periodo greco da cui parte la speculazione di Nietzsche, è quello del VI sec. a.C., periodo della filosofia presocratica, della tragedia antica. E’ proprio sulla nascita della tragedia attica che Nietzsche si sofferma vedendo in essa, e soprattutto nei due suoi elementi essenziali, il dionisiaco e l’apollineo, le radici della civiltà europea. Con Euripide nella tragedia si elimina l’elemento dionisiaco e la si impernia su una morale e una concezione intellettualistica del mondo trasformando la chiarezza e la luminosità apollinea in sillogismo, in proibizione di guardare gli abissi dionisiaci; in tutto ciò è già presente la filosofia socratica che annuncia l’ottimistica fede nella dialettica e nella morale.
Si apre qui il "contenzioso" di Nietzsche nei confronti di Socrate il quale, a suo avviso, avendo la convinzione che la virtù sia sapere e che il pensiero non solo sia in grado di sondare la realtà in modo veritiero ma anche dominarla e correggerla, apre di fatto all’ottimismo teoretico che vede nella conoscenza la "medicina universale".
Ma poichè questa posizione consiste nel contrapporre intelligenza a vita e nel giudicare quest’ultima in base a principi astratti, essa dà il via, secondo Nietzsche a "un’età di decadenza" nella quale viviamo ancora oggi.
L’interesse eccessivo per il passato è visto da Nietzsche come distruzione della libera e nuova esplicazione dell’umanità poichè significa sacrificare le forme più genuine dell’uomo per una inesistente idea di umanità. Nietzsche giudica negativamente il pensiero filosofico da Socrate fino a quello moderno che vede il cristianesimo avere il ruolo centrale del percorso. Infatti mentre l’elemento dionisiaco rivendica l’affermazione della vita e dell’arte, il cristianesimo condanna entrambi: l’arte come pura apparenza e la vita perchè sacrificata in nome di altri "valori" e soprattutto nella ricerca di ciò che sta "dietro il mondo". Ma tutto ciò è solo espressione del disgusto nichilistico per la vita.
Dire che "Dio è morto" (come realtà da noi separata) vuole essere una valutazione critica di un percorso storico ormai compiuto e che preannuncia solo l’avvento del nichilismo se l’uomo non recupera a sè la divinità. La critica al cristianesimo rende la posizione di Nietzsche molto complessa nei confronti di questa religione, infatti egli distingue sempre l’opera e la predicazione di Cristo in cui non affiora mai odio e risentimento per la vita, dall’indirizzo impresso da San Paolo, che viene considerato da Nietzsche come responsabile della contrapposizione tra vita celeste e vita terrena, dando così una interpretazione nichilistica del messaggio di Cristo.
Quando Nietzsche si dice "immoralista" ed invita ad andare "al di là del bene e del male" auspica un rovesciamento di valori, ma non desidera distruggere quelli accettabili come tali, vuole piuttosto mostrare l’insostenibilità di "vecchie tavole" che gli appaiono come codificazioni di quel rifiuto della vita che è il punto fondante il nichilismo.
Nichilismo che può essere, a ben vederlo, non solo negativo e decadente ma un segno di forza, un sintomo del fatto che l’energia spirituale è giunta a tal punto che non può più considerare adeguati i fini fin qui perseguiti. La critica del carattere nichilista della civiltà europea porta Nietzsche alla predicazione del superuomo , concetto questo fra i più fraintesi del filosofo.
Infatti egli non vuole additare un ritorno nostalgico allo stato naturale originario, ma al contrario esorta ad andare oltre lo stadio attuale inventando una nuova forma di vita.
Nietzsche non vede la possibilità della trasformazione evolutiva dell’uomo attraverso concezioni di tipo dialettico (apollineo) e che corripon-derebbero psicologicamente alla perpetuazione del dominio dell’Io.
Il superamento del nichilismo e la trasformazione sono possibili solo mediante un salto o una "mutazione" assimilabili a un gesto, un’invenzione di tipo artistico (dionisiaco) e che corrisponderebbero psicologicamente all’affidamento all’inconscio.
Nietzsche si riferisce dunque alle risorse creative dell’inconscio.
Con la sua teoria dell’"eter-no ritorno all’uguale" egli abbandona la linearità del tempo e dunque il Senso dell’essere. E’ l’uomo che di volta in volta è chiamato a darne uno funzionale alla sua esistenza e alla sua felicità.
La colpa più grave dell’uomo gli appare quella di non aver voluto essere felice.
Di Nietzsche si può dire tutto e il suo contrario. Ma al di là delle critiche possibili l’insegnamento principale è quello di essere capaci di "inattualità", di libertà dal pregiudizio, dal gregarismo, dal passato, e soprattutto di libertà d’essere felici.
Nietzsche appare come una vittima sull’altare dell’ "egoriferimento" esasperato e a prezzo della sua vita psichica egli incarna e denuncia proprio l’unilateralità della ragio-ne egoica da cui la filosofia non si è mai liberata.
Egli simboleggia il lato negato dall’Io: il Femminile, l’Immediatezza, la Materia, dunque l’Inconscio. Nietzsche nel ‘900 muore e, quasi come in un passaggio del testimone, Freud inaugura nello stesso anno, con la pubblicazione de "L’interpretazione dei sogni" la scienza dell’inconscio, la psicoanalisi. Nietzsche forse ne sarebbe stato contento. Le profondità dionisiache dell’inconscio, seppure con alterne vicende, verranno riconosciute.Opere
"Il viandante e la sua ombra", "Aurora", "Sull’utilità e il danno della storia per la vita", "Umano, troppo umano", "Gaia scienza", "Così parlò Zarathustra", "Al di là del bene e del male", "Ge-nealogia della morale", "Crepuscolo degli idoli", "L’Anticristo", "Ecce homo", "Nietzsche contro Wagner", "La volontà di potenza".
Maria Campolo
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