Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Giugno 1994 Pag. 14° Umberto Caruzzo
 STREAM OF CONSCIOUSNESS 

...PAROLA CHE SVELA PAROLA CHE NASCONDE

di Umberto Caruzzo

Va bene. Accettato. Che sia pure vera la resurrezione dei corpi. Che finiscano pure un giorno per ricongiungersi rispettivamente ognuno con la propria anima. Ripeto: accettato. Che corpo resusciterà?
Un bimbo? Un individuo nella sua puerizia? Un adolescente? Un giovane uomo? (o donna? E tralascio le questioni legate all’identità sessuale.) Un individuo in piena maturità? Un vecchio? Un vecchio decrepito?
Poniamo che il corpo risorto sia quello di un essere nel pieno della maturità psico-fisica. Resterà così per sempre come un super-eroe?
Se si dice resurrezione dei corpi "con li pecuri alla destra e i capri alla sinistra" a purgare malefatte si deve comunque pensare a dei corpi. Che avranno pure necessità corporee e corporali. Ci dovremo nuovamente porre i problemi che qui ed ora ci assillano? Viabilità, istruzione, sanità e previdenza. La sovrapopolazione. Ma ci pensate: tutti i corpi - dalla notte dei tempi fino alla fine dei tempi tutti assieme risorti e coabitanti. La lingua: provate ad immaginare Jovanotti che parla con Dante, Fede che cerca di comunicare con Tacito. Bossi faccia a faccia con Nabucodonosor e Berlusconi intervistato da Vitruvio.
Ne vedremo delle belle, non vedo l’ora che tutto ciò accada. Giocolieri della parola tutti quanti costoro a loro modo.
Con le parole si può giocare e le parole sono micidiali.
"La parola. La tagliola; occhio sono una cosa sola".(Caproni) .
Ma la parola - è questo che io mi chiedo - la parola trasforma? O frastorna? Inutile, banale, ripetitivo, triviale sarebbe come dire che siamo sommersi dalle parole. Sarebbe tutto questo ma tant’è che ugualmente lo dico. Io stesso in questo momento non sto facendo nient’altro che sbatter giù le prime cose che mi passano per la testa compiendo un’azione di scrittura-spazzatura. E comunque non posso impedirmi di soffermarmi e riflettere ad alta voce: la parola trasforma? E se sì quando e perchè?
Inoltre. La trasformazione è cosa buona, sempre? Si dice che trasformazione e cambiamento avvengono a partire dal prendere coscienza di ciò che si è. Frase la dernière quanto mai "vera" ma che ha pure una portata così vasta che il suo avveramento (la sua incarnazione, evangelicamente parlando) il suo equivalente sul piano concreto è difficilmente afferrabile. O solo in parte e misteriosamente riconducibile a quanto dentro di noi, nella nostra anima/mente avviene. Provo una definizione: la trasformazione inizia quando un individuo comprende quali sono le fonti dei suoi mali e al contempo si rende conto che mettendo mano all’opera di trasformazione innesca un processo senza fine.
Proseguiamo: quale parola trasforma? Anni e anni di frequentazione di confessionali (luoghi per eccellenza deputati alla "conversione" così la trasformazione viene appellata in ambito ecclesial-cristiano) di intenso scambio diretto e per il tramite del ministro con dio e il suo spirito in persona, hanno contribuito -se non determinato- a rendere sempre più immobile, piatto, senza vita il mio spirito. No, la parola di dio non trasforma. Frastuona e frastorna come tutte le altre se non v’è un adeguato supporto interno un cospicuo sostegno da noi creato.
E’ causa di cieco fanatismo (e non è il caso di scomodare i fondamentalisti islamici. Woityla basta e avanza) e di esteriorità. Mera costumanza religiosa.
Al massimo riesce a produrre qualche martire, prodotto di cui non si dovrebbe avere più bisogno una volta che ognuno di noi fosse. E che sia proprio "essere" il più temibili dei martirii? ...Per cui la parola che mi trasforma scaturisce dentro, come il male e il bene. Mi modifica, anche nell’aspetto. "Hai qualche cosa di diverso oggi ma non so cosa sia". Nemmeno io (con precisione) .
Perchè poi forse non esistono neppure le parole che raccontano quel che -appunto- non si sa spiegare ma che è inequivocabilmente avvenuto. Dopo di che accendo una tivvù e mi trovo di fronte ad un commentatore privato o di stato e caccio un urlo. Tremendo e muto.
"Risorgerò"? A che scopo.
Essere vivo ora è già cosa non da poco.


Umberto Caruzzo


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