Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
Direttore : Dott. Ada Cortese
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Home | Anno 3° | N° 08 |
Giugno 1994 | Pag. 10° | Maria Campolo |
PROFILI ERIK ERIKSON
"Lo psicoanalista è un tipo bizzarro, forse nuovo, di storico: influenzando l’oggetto della sua osservazione egli si inserisce nel processo storico che studia."
Erik Erikson (1902-1994)
Nato a Francoforte, trascorre la sua giovinezza senza una meta precisa, si dedica allo studio dell’arte, viaggia molto, fino a quando viene assunto con il compito di insegnante presso famiglie americane trasferitesi a Vienna.
Casualmente fa ingresso nel circolo freudiano, incontro che sfocia nell’ammissione all’Istituto Psicoanalitico Viennese. Con Anna Freud percorre la sua psicoanalisi personale e avrà come insegnante lo stesso Freud oltre ad illustri nomi quali: Ernst Kris, Heinz Hartmann ecc. Nel 1933 a causa del fascismo si stabilisce negli Stati Uniti e diventa il primo psicoanalista infantile di Boston. Occuperà in seguito posti di rilievo presso famose istituzioni: Yale, Barkeley, la Menninger Foundation, Behavioral Sciences di Palo Alto.
Erikson ebbe molteplici interessi: studiò, durante la seconda guerra mondiale, le gravi crisi cui erano affetti i soldati americani(donde l'avvio del gruppo psicoterapeutico come metodo più economico); come venivano educati i bambini presso i Sioux e gli Yuok; il gioco dei bambini normali e disturbati; gli adolescenti e le loro crisi di identità; il comportamento sociale in India. Si interessò dei mutamenti sociali che avvenivano negli Stati Uniti e scrisse sulle tensioni razziali, sui pericoli della guerra nucleare, sulla delinquenza giovanile.Il pensiero
Erikson accetta la teoria freudiana e la amplia aggiungendo ad essa una dimensione psicosociale che scaturirà dai numerosi studi da lui condotti.
La prospettiva psicosociale vede lo sviluppo cognitivo come interazione tra la maturazione fisica, che porta con sè nuove abilità e quindi nuove possibilità e le richieste che la società indirizza al bambino sollecitandolo affinchè egli apprenda nuovi comportamenti.
Le civiltà hanno elaborato modi convenzionali per far fronte alle esigenze che il bambino presenta lungo le varie fasi della sua maturazione: le cure dei genitori, le organizzazioni sociali, un insieme di valori ecc. E così come la cultura ha cercato di adattarsi al bambino anche quest’ultimo si adatta ad essa. Erikson osservò che anche se tutti i bambini attraversano la stessa sequenza di stadi è pur vero che ogni cultura ha sviluppato un proprio modo di guidare e promuovere il comportamento del bambino a seconda dei bisogni e dei valori che ogni società ha sviluppato. La personalità si differenzia e si organizza gerarchicamente, secondo Erikson, passando attraverso una serie di "crisi" psicologiche ed in concomitanza a ciò l’individuo allarga la gamma delle sue relazioni sociali. La ricerca dell’identità è il tema centrale della vita che comprende sia l’accettazione del sè che della civiltà in cui si vive.
Erikson fa corrispondere alle varie fasi psicosessuali che Freud aveva individuato nello sviluppo umano, otto stadi dello sviluppo psicosociale. Queste "otto età dell’uomo" si riferiscono a otto periodi critici che interessano l’individuo lungo tutta la sua esistenza.
E precisamente: alla fase orale corrisponderebbe la crisi psicosociale relativa ai vissuti di fiducia /sfiducia, alla fase anale quella di autonomia /dubbio e vergogna, alla fase fallica quella di iniziativa /senso di colpa, alla fase di latenza quella di industriosità /inferiorità, alla pubertà l’identità /diffusione di identità, alla genitalità l’intimità /isolamento, all’età adulta la generatività /stagnazione, ed infine all’età senile l’integrità /dispersione.
Erikson si sofferma particolarmente sull’età infantile e sullo stadio dell’età adolescenziale a cui dedicherà parecchie opere. I rapidi cambiamenti che si producono nel corpo durante l’adolescenza (bisogni sessuali, pressioni sociali) , fanno sì che i giovani prendano in considerazione e agiscano più ruoli. Ma poichè l’adolescente non è ancora in grado di integrare le proprie identificazioni o i propri ruoli, vive una "diffusione di identità" e la personalità appare frammentaria. Gli adolescenti cercano se stessi aderendo a gruppi di coetanei, movimenti politici e così via e l’ideologia della società di appartenenza guida queste scelte accreditando alcuni ruoli anzichè altri.
Parte fondamentale nello sviluppo dell’uomo ha il gioco che è essenziale per il bambino poichè attraverso l’esercizio ludico egli può non solo provare modalità nuove ed impadronirsene, ma può anche esprimere una vasta gamma di emozioni e far emergere problemi che nella realtà vive e a cui può dare spazio.
Anche per l’adulto il gioco, spesso ritualizzato, resta un modo accettato culturalmente attraverso il quale entrare in rapporto con gli altri. I rituali sono dunque meccanismi attraverso i quali l’uomo, via via che procede lungo il suo sviluppo, si appropria del modello culturale e acquisisce soluzioni già pronte a problemi quotidiani.
Il contributo fondamentale di Erikson alla teoria psicanalitica sta nell’aver rilevato che la nozione di vita deve essere intesa come ricerca di identità e, mentre Freud aveva rivolto la sua attenzione soprattutto ai conflitti e ai meccanismi inconsci di difesa, egli ha un approccio più positivo facendo emergere il desiderio insito nell’uomo di dare coerenza e significato alla propria esistenza.
Egli interpreta in forma originale concezioni e termini formulati da Freud rivelando il più ampio respiro con cui egli concepisce il senso della vita umana stessa, soprattutto da un punto di vista sociale:"...e la parola Eros sottolinea ancora una volta il fatto che la teoria psicoanalitica ipotizza l’iniziale presenza di estese forze istituzionali che, nei loro aspetti migliori, possono contribuire al raggiungimento di un amore universale".
In un’ottica psicosociale Erikson ipotizza il formularsi di una "umanità adulta" capace di riconoscersi come tale e di superare "quella immaginaria separazione delle varie specie (razze) che ha portato ad atti di rifiuto con la moralistica razionalizzazione dell’odio verso ciò che è altro e diverso da noi. Un tale ‘specismo' è stato la colonna portante dei più crudeli e reazionari attributi del super-io quando è stato utilizzato per rafforzare la più ristretta coscienza tribale, l’esclusività delle caste e l’identità nazionalistica e razzista, cose queste alle quali si deve attribuire la responsabilità di mettere in pericolo, nell’attuale era nucleare, l’esistenza stessa della specie".
Erikson afferma che "la psicoanalisi è essenzialmente un metodo storico". Anche quando i dati su cui si sofferma sono di ordine clinico, è in funzione di un’esperienza passata che essa li interpreta. Dire che la psicanalisi studia il conflitto che oppone le componenti matura ed infantile, contemporanea ed arcaica dello spirito, significa dire che essa studia l’evoluzione psicologica attraverso l’analisi dell’individuo.
Facendo della psicoanalisi uno strumento concreto di studio della multietnia, egli ha aperto una strada che a nostro avviso val la pena di continuare a percorrere in un tempo segnato sempre più dalla interdipendenza planetaria.
In particolare ci piace ricordare di Erikson il suo prezioso contributo allo studio psicologico della crisi di generale identità che favorì in Germania l'affermarsi del totalitarismo nazista.Opere Edite da A. Armando: "Infanzia e società", "Gioventù e crisi d’identità", "Il giovane Lutero", "I giocattoli del bambino e le ragioni dell’adulto", "Introspezione e responsabilità", "I cicli della vita".
Maria Campolo
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