Conferenze
Direttore : Dott. Ada Cortese
Via Palestro 19/8 - 16122 Genova - Tel. 010-888822 Cell 3395407999

Home 1996
N° 02 Ada Cortese

Ada Cortese

 CONFERENZE 

COSCIENZA PARANOIDE

La voluttą della disperazione

Cerchero' di esaminare il tema della serata, seguendo questo filo:

Ad essa cerchero' di associare cio' che ho, provocatoriamente, chiamato, "volutta' della disperazione".

Freud considera il meccanismo paranoico come quello basato fondamentalmente sulla rimozione e sulla proiezione (in se' e per se' funzioni necessarie della struttura psichica).
La paranoia nasce da un sentimento che il soggetto prova, in base ad un complesso o idea dominante, sentimento per l'altro che viene assolutamente rimosso in se', rovesciato in se', proiettato poi nell'altro.

Per fare un esempio: io amo l'altro. Disconosco questo sentimento e lo rovescio: io odio l'altro, in quanto e' tabu' vivere questo sentimento e il suo rovescio, lo proietto sull'altro che amo che cosi' diventa: l'altro mi odia.
In forma esasperata tale meccanismo diventa delirio di persecuzione.

Freud ha verificato che, se pur la paranoia, apparentemente, si mostrava come una sintomatologia connessa agli insuccessi sociali, al sentimento di inadeguatezza personale e di sconfitta nel sociale, ad una piu' approfondita analisi, emergeva la vicenda omosessuale. Relazione questa, paranoia-omosessualita', che vale a tutt'oggi perche' essa e' continuamente riverificabile .

Freud si e' ben guardato dall'affermare che tutte le paranoie possibili debbano per forza collegarsi all'omosessualita' eppero' quelle che egli ha potuto osservare clinicamente mostravano questo nesso. Allo stesso modo, non possiamo dire per l'omosessualita': ossia che all'omosessualita' si debba accompagnare la paranoia anche se spesso e' proprio questo che accade. Allora, se alla paranoia noi associamo anche la dinamica omosessuale, la dinamica prima richiamata si potrebbe esprimere nella seguente proposizione: "io (uomo) - amo un altro (uomo) - non posso permettermi di riconoscere questo sentimento - lo rovescio nel contrario - io odio questo (uomo) - lo proietto su questo uomo - egli mi odia". Nei casi esasperati tale dinamica porta al delirio di persecuzione o, come lo chiama Jung, "delirio di autoriferimento".

Pare che il meccanismo paranoico implichi anche delle fasi di pensiero cosciente; e' cioŠ coinvolta l'elaborazione cosciente sicche' questo tipo di problematica sembra emergere in tempi psichici posteriori a quelli in cui nascono le nevrosi. Freud sostiene che la nevrosi isterica o la nevrosi ossessiva possano essere fatte risalire a momenti psichici piu' primitivi. La paranoia sembra poter formarsi in una fase in cui la psiche si e' sufficientemente strutturata tanto che Freud intuiva l'intervento del pensiero cosciente salvo poi, come gia' sappiamo, rimuovere e proiettare tutto nel prosieguo della vicenda paranoica, con l' impoverimento psichico (questo lo rileva Jung) che la proiezione implica.

Se altre nevrosi ricorrono alla introiezione, quindi assimilano quanto piu' possibile dal mondo esterno per farne poi oggetto di tutte le fantasie inconsce che si vuole, nel delirio paranoico v'e' impoverimento proprio perche' i propri contenuti vengono proiettati. Se poi si considera che altri elementi della paranoia sono l'irrigidimento del giudizio e l'incapacita' di autocritica, l'incapacita' di mettersi in discussione, l'impoverimento e' meglio focalizzato perche' si mostra la grande difficolta' se non l' impossibilita' di recuperare il proiettato.

Ritorniamo all'altro lato della paranoia: l'omosessualita'.
Il tema dell'omosessualita' l'abbiamo toccato altre volte e sappiamo perfettamente essere un aspetto psichico che attraversa ognuno di noi e che appartiene ad ognuno di noi. E' una fase attraverso cui ogni individuo passa prima di arrivare all'eterosessualita' e, considerando le tappe evolutive della libido, succede al momento dell'autoerotismo - il primo momento della libido e' l'autopiacere per cui si amano i propri attributi sessuali, l'oggetto d'amore e' il proprio corpo e le sue zone erogene - a cui segue l'amore per il proprio simile, per chi ha gli stessi attributi sessuali e dopo questa fase si ha l' investimento erotico sull'altro sesso.
Ora, anche nella soluzione migliore del percorso evolutivo libidico, e ipotizziamo che essa appunto sia il raggiungimento della condizione genitale e dell' investimento eterosessuale, accade che in noi restino le tracce delle componenti autoerotiche ed omosessuali.

E' soltanto una questione di intensita' che fa si' che gli stadi che dovrebbero essere superati nell'eta' adulta possano invece diventare "fissazioni" ed attirare a se' la maggior parte della libido disponibile.
Quando cio' accade ci puo' essere la soluzione omosessuale. Mascherata o dichiarata che sia. In ogni caso quando il percorso si conclude con la soluzione eterosessuale, la porzione di libido omosessuale si trasforma in capacita' di amare il genericamente umano, di coltivare l'amicizia, la solidarieta' ecc.

Quanto piu' l'omosessualita' e' rimossa, negata, tanto piu' si avra' atteggiamento rigido e paranoico, chiusura. Allora potremmo azzardare che questa nostra societa' che tanto avverte la mancanza di solidarieta', amicizia, ecc., porti in se' molta piu' omosessualita' di quanto non si voglia riconoscere.
Ed e' proprio il fatto di rimuoverla che la costringe poi ad esprimerne il lato ombroso: rigidita' chiusura, paranoia. Sia ben chiaro che l'omosessualita' dichiarata, intesa come identita' sessuale personalmente accettata, non significa necessariamente accettazione, apertura, disponibilita', ecc.

Voglio dire che l'omosessuale dichiarato non e' esente dall'esposizione al rischio paranoico perche' se l'accettazione della sua condizione avviene a livelli di coscienza primitiva, senza sufficiente elaborazione di cio' che in se' incarna, egli resta comunque vittima dell'unilateralita' e mostrera' nell'immediata apparenza solo l'altro lato della paranoia.
Ci sono molti omosessuali dichiarati che sadicizzano, maltrattano psicologicamente il loro partner, sono incapaci di vivere un rapporto affettivo impegnativo oppure si prestano a creare coppie che sono la caricatura della coppia eterosessuale.
Manca il confronto in se' stesso col diverso, donde l'unilateralita' e dunque la paranoia. Quanto piu' la paranoia e' negata, tanto piu' essa emerge come omosessualita'. E quanto piu' l'omosessualita' e' negata, tanto piu' emerge come paranoia. I due termini si richiamano ancora una volta. E insieme stasera li analizzeremo.

Ora io non posso proseguire sul piano clinico il discorso. Vi ci dedicheremo una maratona in futuro. Io ora vorrei vedere, con un salto ermeneutico, il fenomeno della paranoia, come fenomeno universale. E per far cio' ho bisogno di premettere quello che nel mio sentire e' l'attuale punto di arrivo dell'essere nella sua evoluzione. Ho bisogno pero' di richiamare l'archetipo della creazione. Tutti i miti che lo rappresentano si somigliano portando il motivo della divisione.

Essi ci dicono tutti che all'inizio di questo ciclo cosmico vi fu nel punto originario ideale una tale intensita' di vibrazione e fibrillazione che porto' l'Essere puntiforme, Uno, alla sua divisione e con tale divisione diede il via alla creazione. Io stasera vorrei esprimere l'archetipo della creazione del mondo con linguaggio religioso, col prologo di Giovanni.

Certo, la cosa che si dice - nelle varie metafore: scientifica, poetica, mitica, artistica, filosofica - e' sempre la stessa, e potremmo solo ricordare che da un punto di vista della fisica, subito dopo il big-bang, nei primi nano-secondi, quando ancora la luce, i fotoni non erano, i primi tentativi, i primi vagiti, di materia furono le particelle X e antiX che pero' collabivano, decadevano, si rincontravano, collabivano decadevano e cosi' via. L'uno si divise in due e nel momento in cui riusci' a fissarsi in una trinita' diede il via al creato.

Fu solo col primo atomo di idrogeno che si avvio' il vero mattone dell'universo: col protone e l'elettrone nell'atomo si presenta per la prima volta la combinazione della triade (nel protone la tripletta dei quark) e di un quarto che vi ruota attorno (l'elettrone) come fara' successivamente la coscienza (superelettrone) intorno al corpo/psiche o materia/inconscio/ (protone).

Quando l'uno usci' da se stesso, e con cio' creo' la sua oggettivazione, il suo occhio per vedersi, comincio' a sognare. L'universo e' il suo sogno.
In Oriente si dice che e' il sogno di Brahama. Noi possiamo solo aggiungere che e' una serie di sogni che sono un discorso in cui l'essere conosce se stesso come accade a noi. L'essere si INDIVIDUA attraverso il suo sogno.

Ho accennato a Giovanni.
VI LEGGO IL PROLOGO di Quasimodo e di Montefoschi.
Il Verbo e' discorso, e' il pensiero. Non c'e' pensiero, non c'e' verbo senza soggetto, senza Pensante.
Dunque all'inizio - che non e' da intendere in senso spaziotemporale ma come inizio perenne di ogni pensiero in ogni pensante individuale e universale - all'inizio era il Pensante e niente fu fatto senza il pensante, senza l'ideante.
Ma all'inizio il Verbo era presso di Dio, era tutto in un punto.

Facciamo un esempio: l'idea che in ognuno di noi puo' nascere e' presso di noi finche' noi non la esprimiamo, non la mettiamo fuori di noi. Nel momento in cui noi la esprimiamo, la facciamo uscire da noi, noi la creiamo, ne facciamo un'oggettivazione del nostro pensare, e' fissata, come ferma ma fa parte di una dinamica, il mio pensare.

Il Verbo, in quanto e' pensiero, implica un dialogo, implica due soggetti, due fondamentali funzioni: di interrogazione e di risposta, di potenza e di atto, di parola e ascolto, di silenzio e suono, ma soprattutto implica che vi siano due soggetti che dialogano. Ora, finche' queste due funzioni, entrambi soggetti parlanti e dialoganti, erano presso di dio ed erano il verbo, esse sapevano di essere consustanziali a dio. Il verbo era dio, dio era il verbo.

Il verbo era nel principio e dio era il verbo. E ogni cosa fu creata dal verbo. Dalla dialogita' fondamentale. Nel momento virtuale in cui il pensiero di dio, per una fibrillazione e vibrazione, che potremmo tradurre come una grande voglia di amarsi e di vedersi, l'uno si divise e quindi si fece molteplice e si nascose dietro ogni molteplice. Ed ogni particolare, per potersi stabilizzare, compiere il suo ciclo vitale in questa oggettivazione di dio, passava attraverso la forma della trinita'.

Nel momento in cui il pensiero di Dio, il Verbo diventa creazione, esso si fa il Pensato di Dio, l'oggettivazione finita del pensante infinito, la materia di Dio, l'inconscio di Dio in piena attivita'. Dio sogna: non si vede, non si riconosce perche' dorme, dunque non esiste come presenza proprio come accade a noi quando sogniamo e dormiamo. Il pensiero agisce, anche l'io pur ridotto al minimo e' presente - ecco dunque le tracce di dio nella sua oggettivazione, nel suo sogno - ma il soggetto dorme, dio dorme.

Allora accade che, e' vero che nel suo sogno, nell'agire e nel creare, nella materia fisica che si viene a formare e in cui si esprime il Verbo, le due funzioni fondamentali del Verbo restino presenti perche' sono verbo, sono dio! Pure restano esiliate dalla presenza fondamentale e quindi ciascuno si identifica col copione che nella oggettivazione finita va ad interpretare e la distanza le costringe alla totalita' alterita': il soggetto e l'oggetto, il c.te e il c.to. Ora, pur nell'evoluzione crescente, in cui l'essere ha visto se stesso da punti di vista piu' elevati, c'e' da notare che egli comunque si e' sempre visto dal punto di vista del molteplice, del particolare.

Per quanto sforzi abbia compiuto, in realta' l'oggettivazione finita ha sempre "finito" perche' comunque l'IO e' sempre finito dagli altri IO. Che sia un io particolare o un io di gruppo, o SSR, e' anche vero che tutto e' ancora nell'oggettivazione finita e quindi la contrapposizione fondamentale soggetto/oggetto rimane...fino a che...lo vedremo. Il processo di stabilizzazione, di oggettivazione del pensato di dio, dura miliardi di anni. In questo processo cui le funzioni si specializzano in soggetto ed oggetto, e poi in soggetto autocosciente fino ad arrivare al SRI che vede se stesso da un punto di vista piu' elevato ancora, quello del SSR.

Questo processo comincia con la stabilizzazione della materia stellare e arriva, attraverso complessita' crescenti, alle catene molecolari del carbonio, al Vivente e all'Uomo. In questo processo il pensiero/pensato di dio si articola sempre di piu'. Dio continua a sognare. Quando dio comincia a sognare dell'uomo e' gia' ad un buon punto della sua individuazione perche', attraverso l'uomo, comincia a venirgli restituita la presenza. Tutto il materiale creato, che e' poi anche il nostro inconscio, viene restituito a dio attraverso la conoscenza dell'uomo. L'uomo fa da tramite e aiuta Dio a riprendersi il proiettato: l'universo, attraverso la sintesi che l'uomo compie su di esso, ritorna a concentrarsi in un punto, e nell'uomo viene restituita al soggetto primo.

A questo punto, proprio per questa identita' del nostro inconscio con l'inconscio di dio, per la conoscenza che abbiamo della coscienza e dell'inconscio come unica sostanza, noi sognati da dio, noi il suo inconscio, siamo lui, dio, il verbo, il pensante universale. Ci e' facile comprendere allora come mai nel lato della scienza fisica si parli di collabimento, di big-crash perche' altro non e' che lo stesso sentore dello stesso processo: nella scienza detta fuori di noi nella rappresentazione del destino della materia; qui detta dentro di noi, nel recupero in noi dell'universo tutto.

Nel momento in cui ci rendiamo conto che stiamo riportando - e non piu' in forma sparpagliata e molteplice, materiale ma come dinamica pensante, come pensiero cosciente - questa oggettivazione di dio al dio stesso, a questo punto noi non possiamo non sapere la nostra coincidenza col pensante, con l'essere che pure resta altro da noi come il mondo e' altro da noi pur essendo noi ad esso consustanziali. Nella misura in cui ci apriamo a questo, il vissuto di infinito riesce ad imporsi al di la' di ogni finitezza.

Noi siamo pensiero, siamo luce. E la luce e' il verbo, e' intelligenza, e' la percezione della totalita' e dell'infinito. In questa suprema consapevolezza viene superata la dicotomia della nostra specializzazione universale, prima tra tutte quella sessuale del maschio e della femmina e nel ritrovamento in noi - che siamo dentro ad un sogno - della nostra funzione pensante, la quale riconosciamo essere la sostanza dei nostri compagni umani - svegliandoci pur dentro al sogno di Dio - costringiamo il sognante a svegliarsi e a vedersi e a recuperare la Soggettivita': siamo in una interdipendenza universale totale in cui il nostro fare e' il fare di Dio, e il fare di Dio e' il nostro fare. Questo significa il superamento di ogni scissura:

a) tra uomo e donna, perche' se riconosciamo che c'e' stata la specializzazione funzionale, sappiamo anche che la donna - e lo riprenderemo - e' quella che piu' ha lavorato alla soggettivizzazione della materia, alla materia come verbo stante che ella e' stata la rappresentante dell'oggettualita' universale, sicche' se essa stessa si e' fatta soggetto ecco riapparire le condizioni "iniziali" del verbo ma nella incarnazione e nella consapevolezza. Cessa l'alterita' radicale. b) Viene anche meno la scissura vita/morte. Dio dunque sta sognando di noi e anche se a volte, comincia a svegliarsi, ci vuole ancora molta pazienza perche', noi stessi che parliamo del suo risveglio, possiamo essere l'ultimo suo sogno prospettico prima del risveglio totale.

Dio sogna. Nel momento in cui ci rendiamo conto di tutto questo, puo' accadere a un tratto che la percezione cambi e che questo dio si faccia percepire. E' il nuovo grande tabu' che viene infranto, stasera forse sono spudorata. Finche' si parla di dio tenendolo lontano nessuno grida allo scandalo ma se si parla di dio come nostro compagno quotidiano puo' scattare nuovamente la parola "delirio". Ma non mi tange. E' un'esperienza che puo' accadere a chiunque e credo che coincida proprio con questo: la percezione di dio prova il suo risveglio presso di me. Se io percepisco il dio non piu' come un fatto intellettuale oppure come una presenza generalizzata, ma lo percepisco come presenza che e' in me, sta con me, pur altro da me, vuol dire che questo e' vero per me.

Ed io non ho altre prove per dire cosa e' vero per me se non cio' che sento in verita' in me ed io sento - ed e' percezione - che lui c'e'. E allora questa percezione di cosa e' prova? del suo risveglio! Non posso parlare del mio risveglio senza parlare del suo risveglio. Ed e' cosa da alimentare perche' il lungo sonno nostro e suo non aiuta. E quando si sveglia, si sveglia ovviamente diverso dall'inizio, non piu' nell'indifferenziata compresenza di dio e verbo, ma nella consapevolezza della consustanzialita' e della differenza, potendo cosi' aprirsi al dialogo d'amore infinito e all'infinito.

Mi direte cosa c'entri tutto questo con la paranoia? Io ho solo accennato in modo superficiale all'archetipo cosmogonico, al mito della creazione ed ho richiamato brevissimamente l'evoluzione dell'essere considerata come discorso, come linguistica, come Verbo. Il Verbo abbiamo visto che implica un soggetto parlante. Ora richiamiamo la paranoia all'interno del discorso universale come suo momento funzionale. Quando l'Uno dovette nascondersi, comincio' a sognare e ritiro' la sua presenza lasciandone le tracce un po' come accade a noi quando sognamo. Accadde che le funzioni del dialogo, dunque del pensare, si siano specializzate e uno fece il soggetto l'altro l' oggetto, uno il polo positivo l'altro il polo negativo, ecc. Ma questo cosa significa? In qualche maniera si e' dovuta affermare la credenza della totale alterita'. I due si videro come totalmente altro.

Superando d'un colpo il percorso del mondo inorganico e arrivando al Vivente, la totale alterita' si mostra nella identificazione sessuale: uno maschio e l'altro femmina, uno soggetto e l'altro oggetto. Quando il Vivente appare preserva se stesso in due modi:

a) divorando se stesso;
b) riproducendosi.

Esso al suo emergere ha proprio la paranoia come meccanismo di difesa per preservar se stesso. Allertaggio contro il nemico rispetto al cibo; allertaggio contro il rivale rispetto alla femmina che garantisce la perpetuazione della specie. Il Vivente ha dovuto conservar se stesso divorando anche se stesso.

Ogni vivente poteva essere cibo per un altro vivente. Allora e' inevitabile che la vita sia andata avanti convivendo con la paura dell'altro. Il pericolo era reale, al tempo in cui l'inconscio era pulsionale e il vivente era primitivo, animale. Nella dimensione Uomo, considerato oltre la sua animalita', la paranoia e' funzionale finche' permette l'emergere della coscienza a se stessa, l'emergere dell'IO.

l'IO deve distanziarsi dal NON-IO.
La paranoia permette la salvaguardia dell'individualita' nascente e crescente. Non ci si puo' immediatamente incontrare totalmente con l'altro finche' la soggettivita' universale non sia riconosciuta da ambo le parti pena il collabimento come accadeva alle iniziali particelle X e antiX. E' la soggettivita' riconosciuta che permette differenza, individuazione e identita' ad un tempo.

La paranoia funzionale e' allora il mantenimento della distanza attraverso l'allertaggio mentale. Essa permette solo un'unione parziale, per esempio tra l'uomo e la donna, quella sessuale che da' origine al figlio reale. Come si puo' parlare d'amore tra due totalmente diversi? Come puo' il soggetto amare l'oggetto? Per amarsi occorre essere due soggetti, due viventi. Non si puo' amare un oggetto e in effetti nel mondo umano non c'e' stata questa possibilita' di amarsi tra due diversi, l'uomo e la donna.

Ora, vi ho introdotto il concetto che la paranoia umana non e' altro che amore rovesciato ed e' in questa forma che l'umanita' ha piu' frequentemente vissuto l'amore. Il Pensante originario ha lasciato traccia di se' dichiarata e manifesta nel maschio, giusto?, Ma se il maschio, l'uomo e' solo nel suo percepirsi soggetto, egli non puo' che essere paranoico proprio perche' solo! La paranoia nel rapporto tra uomo e uomo e' l'amore rovesciato, quindi la guerra, e la donna/oggetto e' la motivazione: per la terra/donna, per le risorse terrestri/donna, per la conoscenza/donna tutte metafore per dire il possesso, il dominio come unico modo di amare.

Ma l'amore per l'oggetto e' diverso dall'amore per il soggetto. E' l'amore per il soggetto che rievoca la presenza e il dialogo, il Verbo. Per questo l'amore e' passato tra gli uomini anche se rovesciato. Ed anche per questo che l'omosessualita' non ha mai potuto ufficializzarsi e istituzionalizzarsi anche se in realta' e' poi questo modo che ha fin qua vinto: l'amore che portava gli uomini ad incontrarsi facendosi la guerra o ad incontrarsi per amore della conoscenza dell'oggetto (il mondo tutto) che pero' restava fuori di loro, muto, inconscio.

Perche' l'omosessualita' non ha vinto ne' si e' istituzionalizzata? Perche' se avesse vinto avrebbe condotto ad un recupero unilaterale del puro spirito, della pura soggettivita'. E' come se l'essere tutto avesse potuto correre il rischio di rimanere ancorato al suo ego, senza vedere il lato oggettuale, la sua incarnazione e avrebbe concluso che il mondo fisico, materiale altro non fu che incidente, ma l'universo ESISTE, E' e non puo' essere considerato alla stregua di una degenerazione di quell'uno originario cosi' come le correnti gnostiche tendono a leggerlo. La materia, noi compresi, non e' la caduta gnostico-cristiana da cui bisogna redimersi. La materia, nella nostra visione, e' il sogno dell'essere attraverso cui egli si individua e da cui si svegliera' non come era all'inizio, nell'indifferenzazione, ma come Pensante consapevole del suo dialogo in una dualita' amorosa che proseguira' all'infinito.

Non possiamo dire che Dio ha fatto un'indigestione, ha dormito male, ha un incubo sicche' ben venga ogni modo per scappar via da questo incubo. Noi diamo importanza a questo sogno e stiamo usando la psicoanalisi, se ancora si puo' dir tale, per interpretare il sogno dell'essere, come chiave interpretativa di tutto l'essere. Nata come metodologia terapeutica essa si e' rivelata la nuova teoria della conoscenza. L'omosessualita' dunque non ha potuto vincere perche' se no sarebbe prevalso il delirio unilaterale dello spirito contro la materia. Ma la materia c'e' e porta Dio dentro. Ecco perche' e' la donna che puo' avere piu' facile contatto con Dio vivente perche' la donna non puo' esimersi dal sentire l'oggettualita' coscientemente.

Ella e' il soggetto che puo' recuperare tutta l'oggettualita' del mondo essendo da sempre stata il suo simbolo. Ella non puo' sbarazzarsene. Ed e' quindi ella il soggetto che, recuperata tutta l'oggettualita', tutto il pensato di Dio, la sua oggettivazione, la puo' restituire al soggetto primo in tutto il suo senso. Ma se la donna cristificata, riconoscendosi figlia del Verbo, fa si' che tutta l'oggettualita' sia figlia del Verbo, ella/materia E' il verbo; se la donna opera a questo ella salva anche il suo antico padrone, l'uomo e l'antico Dio.

Ella permette il superamento di ogni contrapposizione. Questa e' la logica rotonda del femminile. Tornando alla paranoia e al suo attuale anacronismo, si puo' forse dire che esso consiste nel persistere nella logica dell'opposizione. L'amore oggi e' possibile e non piu' in forma rovesciata. Diciamo che oggi sarebbe possibile una NUOVA OMOSESSUALITA'.

A questo punto non ha importanza che io ami un uomo o una donna, importa che io trovi nell'altro UN MIO SIMILE, amo un altro me stesso, vedo nell'altro l'incarnazione del pensante universale che vede se stesso nell'altro (quindi e' importante la consapevolezza dell'altro non solo la mia). E questo ci rif… tutti omosessuali. E' superata l'idea del totalmente diverso.

L'unione degli opposti che, pure, fu fase intrapsichica, importante per far emergere la soggettivita' attraverso la figura dell'ermafrodito, oggi si svela illusione perche' non c'e' opposto, c'e' solo un'unica sostanza dialogante. E allora paranoia anacronistica e' l'insistere nella logica separatoria, nella logica del sentirsi FINITI, nella ricerca della individualita' particolare "libera" da tutto. Proprio questa individualita' libera da tutto e non accompagnata dal sentimento dell'universalita' porta dritti dritti all'inferno, quello che e' gia' qui. Si va salutarmente incontro al disagio e al dolore perche' non e' piu' possibile stare bene e trovare un senso orizzontale, particolaristico, limitato.

Quando questo accade oggi, e accade tanto nella superficie degli eventi, aumenta il vissuto della follia collettiva. Aumentano le intolleranze, l'anaffettivita', le divisioni nelle divisioni, la corruzione ecc. e inoltre basta fare la fila ad un qualsiasi sportello per sentire una sorta di fatalistica e voluttuosa disperazione del "tutto che va male ed andra' sempre peggio" per rendersene conto. Appartiene a ognuno di noi questo lato "mugugnoso" in cui si esprime la droga facile e meno dignitosa per non sentir troppo male.

Mi rendo conto che c'e' gente che muore per uscir dall'incubo: con droga, malattie, suicidi. Ognuno come puo'. Ma il modo di vivere e di morire incide sul sonno/sogno dell'essere. Il suo sogno puo' essere incubo: il lato che vi sto descrivendo e' il suo incubo. Cio' che noi viviamo decide l'andamento del sogno e anche la sua conclusione. La conoscenza, lo studio di Dio dentro di noi, aiuta Dio a svegliarsi e quindi ce lo sentiamo per forza vicino quando si sveglia.

Perche' questa paranoia, questo incubo cresce? Secondo me perche' essendo l'essere Uno, non puo' non avvertire il sovvertimento in corso e non puo' questo vecchio mondo coscienziale conservatore non rimanerne scosso. Non riesco a vedere l'atteggiamento paranoico che come, esso stesso, segnale evolutivo perche' alla fine resta il dolore, resta la fragilita' impotente di una coscienza sensibile che come la Grande Babilonia, la Grande Prostituta soffre perche' non si permette di piangere, di sentire la mancanza presa com'e' dall'immediatezza con cui soddisfa il suo bisogno d'infinito con cose, oggetti, ideali piccoli piccoli, tutta materia inerte che schiaccia l'uomo come una pietra tombale sotto il peso della quale, egli, come un terno e dannato zombie o vampiro, sa solo agire la coazione a ripetere.

Quando penso alla paranoia attuale, al persistere dell'amore rovesciato in contrapposizione, in rigidita' ed incapacita' di autocritica, mi viene in mente l'Apocalisse di Giovanni, penso alla Bestia, alla coscienza sensibile imperversante che sa far l'amore con la vita solo in maniera volgare, immediata, facendola tutta oggetto, bottino da possedere.

Nella dimensione umana che non ha speranza, che insegue questa volutta' disperata del perdersi nell'oggetto credo che ci sia il vissuto dell'impotenza, il non farcela come coscienza a recuperare la divinita', a recuperare il senso e allora si concede e si cede la propria libido all'oggetto ma allora torna l'incubo dell'assenza. E' come in certi orgasmi.

Ora un conto e' perdersi nelle braccia di Dio, un conto e' perdersi nella fredda pietra tombale della materia morta. Questa assenza non mi arriva come Thanatos ma come una sorta di percezione, al di la' di quello che accade in questa voluttuosa disperazione, secondo cui e' impossibile procedere e allora meglio sperare nella fine, nell'assenza come liberazione . Un po' come accade per certe grandi catastrofi che portano con se' il vissuto della catarsi, il bisogno di liberarsi di una tensione incontenibile che all'essere - oltre ogni inferno e oltre ogni separazione - a niente altro che all'essere, anela.

17 Maggio 1996

Ada Cortese


 HOME     TOP   
Tutti i diritti sui testi qui consultabili
sono di esclusiva proprieta' dell'Associazione G.E.A. e dei rispettivi Autori.
Per qualsiasi utilizzo, anche non commerciale,
si prega prima di contattarci:

Associazione GEA
GENOVA - Via Palestro 19/8 - Tel. 339 5407999