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N° 10 Simonetta Figuccia

Simonetta Figuccia

 CONFERENZE 

IL CORPO SOGNANTE

Nuova percezione del corpo nel lavoro analitico.

Sono molti i sogni che parlano di una coincidenza assoluta tra corpo e pensiero, materia e spirito, coscienza ed inconscio, corporeo e simbolico, corpo e sogno, ed è attorno a questo punto che ho voluto centrare alcune riflessioni. I sogni che giungono in analisi, come alcuni dei seguenti, ci portano a cogliere la coincidenza tra corporeo e simbolico, ci aiutano a cogliere nel vivente l’originaria unità.
Il corpo sognante può essere metafora del percorso analitico, il corpo sognante come punto di arrivo di un processo di progressiva coscientizzazione.

>Il sognatore con un gruppo di persone esegue esercizi di equilibrio yogico danzando e scivolando e si sa che ciò coincide con la ricerca dell’equilibrio interiore.<

>Una goccia di sangue parla ed è perfettamente consapevole.<

Una riflessione di partenza riguarda il corpo alla nascita.
Nasciamo da una unione duale unitaria, garantita nella fase embrionale dalla natura. Il sè corporeo è quello che all’inizio ci caratterizza e in questa fase sperimentiamo una realtà unitaria, una realtà che esiste al di là e prima della separazione corpo mente, dentro fuori, soggetto ed oggetto.
In questa sfera lo psichico è cosi collegato al corpo e al mondo che psiche corpo e mondo non si possono distinguere.
Nel rapporto originario del bambino con la madre ciòche la coscienza cercherà di tenere separato, contrapponendo fisico e psichico, biopsichico e realtà esterna esiste come unità.
Il corpo è contenuto e aperto al mondo (nella vita intrauterina), è contenuto e avvolto dal mondo nella vita extrauterina. Il corpo esiste e dipende per la sua struttura dal nutrimento fisico, e dal contatto col mondo. La pelle è il campo in cui si compie l’esperienza del mondo. Tutto, il tratto digerente, gli sfinteri ecc.costituiscono un campo di esistenza interiore.
L’alimentazione, il nutrimento, per esempio, non è solo ciò che serve a costruire concretamente il corpo ma significa vita, intensificazione della stessa e gioia di vivere.
Il latte della madre è allora molto di piùdi un cibo materiale: è il simbolo di un mondo benevolo, rappresenta l’essenza dell’unione positiva con il mondo: il latte rientra in ciò che possiamo chiamare sfera orale, intendendo orale come simbolo dello scambio incessante col mondo. E’ chiaro che un essere umano privato del rapporto originario viene danneggiato in primo luogo interiormente, non solo fisicamente.
L’accettazione del corporeo per il bambino è l’accettazione tout court. Il bambino è corpo ed è in contatto con il tutto, in quello stato (tipico dei primitivi) che Levy Brull chiama "partecipation mystique".
La partecipazione mistica si riferisce ad un'identità inconscia, ad una condizione di passività. E’ uno stato di espansione universale che è "l’acqua madre psichica", in cui tutto è una sospensione e da cui devono cristallizzarsi gli opposti. Questa fase è associata alla sensazione oceanica.
Il corpo del bambino percepisce il tutto in cui è immerso.
L’intenzionalità del corpo, la sua originaria apertura al mondo il suo esporsi, è attestato dalla nostra struttura anatomica.
Noi siamo eretti non solo per la meccanica dello scheletro o per la regolazione nervosa ma perchè siamo impegnati nel mondo.
Come si riduce la nostra presa sul mondo, il corpo si abbandona, quotidianamente nel sonno, alla fine nella morte. Il corpo è intenzionato continuamente al mondo che non può possedere ma che continuamente abbraccia e da cui è abbracciato.
La mente non è che lo specchio di una conoscenza che ci viene sempre e comunque dal corpo sia come conoscenza storica e quindi genetica, sia come conoscenza che quotidianamente compiamo.
Certo la prima verità è l’io penso ma inerendo al mondo. La mano da sola è una parte, ma rivela le cose con cui entra in contatto. In questo senso quando Freud ha intuito che nella storia sessuale di un uomo c’è la sua vita coglieva una grande intuizione, se per sessualità non intendiamo una infrastruttura biologica ma il luogo in cui si trovano relazioni ed atteggiamenti.
La libido che ci consustanzia in effetti è un perenne fluire, uno scorrere verso l’altro: il corpo non è al mondo opacamente, come lo sono le cose ignare di se stesse ma è al mondo come apertura originaria in cui sono possibili sensi e significati.
Se parlare del corpo non significa riferirsi ad un oggetto del mondo ma a ciò che dischiude un mondo quello che scorgo in procinto di agire, o piegato nel dolore non è solo un corpo ma sono io. Allora il corpo è trascendenza, coincide con la massima sacralità.
C’è una identità tra corpo e presenza al mondo. In questa consapevolezza della coincidenza tra corpo e presenza ogni esperienza può essere colta nella sua unicità e sacralità.
Se ho mal di stomaco non è solo lo stomaco che soffre, che si contrae, ma è tutta la mia esistenza che si contrae ed allora tutto diventa urgente, pressante.
Se l’uomo può ritrovarsi in questa apertura originaria al mondo, come presenza, in quel luogo tempo che precede ogni distinzione tra soggetto e oggetto, conscio ed inconscio, interno ed esterno, in quell’assoluto concreto in cui ciò che è e ciò che appare coincidono, perchè questa consapevolezza non trasforma le nostre vite? E’ la coscienza dicotomizzante che ha cercato di scomporre la realtà unitaria in fisico e psichico, concreto e astratto, soggetto ed oggetto. Noi siamo portati a considerarci quando pensiamo alla realtà come sostanzialmente diversi, in quanto pensanti, dalla realtà alla quale pensiamo.
Noi siamo questo corpo, limitato, frammentato, particolare. Se noi riflettiamo ci accorgeremo che siamo fatti della stessa sostanza di tutte le forme che si danno nell’universo.
La differenza qualitativa è una differenza quantitativa e di organizzazione. L’anima è stata separata dal corpo, lo spirito dalla materia, Dio creatore dal creato: è verissimo e questo "equivoco logico" non è nostra stupidaggine ma conseguenza della struttura conoscitiva dell’uomo.
Troviamo che la separazione soggetto oggetto, corpo psiche è molto molto antica. Già in Platone le verità eterne si trovano solo in nozioni ideali. Il corpo è il trionfo delle apparenze ma avremo poi un corpo ideale non suscettibile di morte.
Anche nel Cristianesimo vi è una differenza tra il corpo incorrotto del paradiso terrestre non ancora contaminato, oppure il corpo risorto, premio solo per i credenti, e il corpo reale. Quest’ultimo è corrotto, portatore di errore e morte. Pur tuttavia nel cristianesimo è intuita la necessità che il corpo non sia scisso dallo spirito.
Il corpo scisso dalla ruah, lo spirito divino, è solo carne. L’uomo non è fatto per essere carne (inconscio di se) ma per essere corpo cioè carne vivificata da dio, dalla coscienza. Cartesio continua a proporre la dicotomia, separando questo corpo in res extensa visibile del pensiero, della psiche che non si vede e non si tocca.
Così il corpo non potrà mai essere pensiero e il pensiero non sarà materia. Uscendo dal campo filosofico, per entrare in quello genericamente culturale prevale ancora la divisione: il corpo bello, estetico, prestante in contrapposizione a quello malato, vecchio, decadente.
Il corpo rispetto a ciò che può simboleggiare è divisibile in parti buone e cattive. Oltre agli emisferi destro e sinistro pensiamo alla distinzione tra parti alte e basse. Ciò che è in alto viene giudicato più valido e più umano.
Da un lato il corpo viene demonizzato, tartassato, ipervalorizzato ma soprattutto osservato come se fosse altro da noi, e questo è il risultato di una modalità conoscitiva del sistema uomo fino ad oggi.
L’uomo a tutt’oggi ha fatto parte del sistema animale. Egli, animale pensante ha riposto la propria identità nella sua forma oggettiva, sposando la logica dicotomica.
Ora il passaggio richiesto e possibile riguarda il fatto che possiamo percepire che il corpo è pensiero, possiamo percepire l’originaria unità del vivente, come risultato di un processo di crescita e sintetizzazione crescente. E’ il ritorno cosciente alla percezione unitaria.
La psicoanalisi diventa via regia per allenare il muscolo della coscienza alla Presenza costante, alla vigilanza costante, a non ricreare la logica della separazione.
E’ come se i cinque sensi continuassero a vedere oggetti, le orecchie a sentire rumori, ma è nella mente che ciò che è percepito è già trasformato ed elaborato e gli occhi vedessero tutto come facente parte di un unico movimento.
L’uomo attraverso il lavoro psicoanalitico, mette in atto una conoscenza delle sue pulsioni inconsce, materiali, e le dinamicizza.
La materia, il corpo, è la forma definita in cui noi immobilizziamo la libido, sbriciolando continuamente la visione unitaria del nostro divenire in molteplici immagini di noi con cui ci identifichiamo.
Il prendere maggiormente coscienza della pulsionalità inconscia personale e collettiva ci permette di abbracciare in una visione unitaria i molteplici contenuti con cui ci siamo identificati.
Arrivano tanti sogni che parlano di dematerializzazione, in cui è proprio il corpo a cambiare o si perdono i connotati particolari.
Ma non è un ritorno all’indifferenziato, ma la possibilità di cogliere la coincidenza tra corpo e pensiero, particolare e universale.
Il danzatore dei sogni raccontati è immagine della vita e della libido.
Attraverso il mondo dei propri sensi l’uomo può partecipare della ritmia cosmica e raggiungere la consapevolezza di muoversi in sintonia con il mondo.
Allora l’uomo è giocatore, ha la possibilità di distacco, di esperire tutto senza pregiudizio e non ha bisogno di identificarsi nei singoli contenuti.
" L’analisi permette alla libido di riprendere il suo movimento verso l’altro, verso il mondo, verso l’avvenire, come l’acqua di un fiume che il calore del sole provvede a disgelare".

Genova 19 Maggio 1995

Simonetta Figuccia


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