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N° 09 Laura Ottonello

Laura Ottonello

 CONFERENZE 

IL CORPO SOGNANTE

Dalla cellula al corpo unico, dal biologismo alla spiritualità.

Vorrei iniziare questa mia relazione partendo dal corpo carnale che traccia i confini della nostra identità biologica, il luogo per eccellenza della nostra personalità.
Ogni soggetto particolare si esprime nell’incarnazione di un corpo particolare, simile, ma mai uguale a quello di nessun altro, come le impronte digitali che, già dal terzo mese della vita intrauterina, ci distinguono l’uno dall’altro.
La nostra identità nasce e si struttura con la conoscenza che maturiamo attraverso il corpo. Siamo soggetti ed oggetti al tempo stesso e maturiamo tale consapevolezza nel rapporto con gli altri e nel nostro essere nel mondo.
Il primo modo del bambino di "entrare" nel mondo dell’esperienza si avvale del corpo: non solo il canale visivo ma anche la manipolazione e l’uso della bocca gli permettono di conoscere le proprietà della materia; come la locomozione lo aiuta a percepire e orientarsi nello spazio, inscindibilmente legato alla fisicità della materia stessa.
In questo senso il corpo può essere visto come il veicolo privilegiato della nostra entrata nel mondo, e si esprime attraverso la gestualità, azione o parola che sia. La dimensione corporea ci rimanda inoltre alle rigide categorie di spazio e tempo, è luogo dei nostri bisogni non solo fisiologici, è il luogo dei sentimenti e dell’esperienza.
Solo abitando il corpo e coinvolgendolo effettivamente è possibile conoscere il mondo e le sue leggi, non basta la sola conoscenza intellettuale.
Ad esempio, si impara a nuotare buttandosi in acqua per compiere concretamente quei gesti che, provando e riprovando ci daranno la capacità di farlo.
Il corpo può essere "letto" nella sua natura segnica: nell’economia politica equivale a forza-lavoro e si parla, non a caso, di corporativismo, di produttività, di potere economico ecc.
Nell’economia libidico-edonistica il corpo può essere visto, spesso in modo esasperato, come oggetto privilegiato di investimento narcisistico; basti pensare agli schemi culturali e ai modelli che propongono.
Oppure come fonte di piacere e di evitamento assoluto di ogni minimo dolore.
E’ d’uso comune, infatti, al primo sintomo, ricorrere al farmaco: qualcosa di esterno che zittisca immediatamente un prezioso segnale interno.
Nell’economia medica è organismo da sanare collocato in una rigida visione dicotomica che distingue il normale dal patologico, dove la malattia ha un’etiologia, un decorso e un esito, quasi mai un senso.
Nell’economia religiosa (ad. es. nella visione cristiana) è carne da redimere.
Ma proprio per questa sua illimitata disponibilità a molteplici letture il corpo è anche un simbolo.
Basti pensare alla danza come punto d’incontro tra natura e cultura, ponte tra la terra e il cielo, e infiniti altri significati.
Per quanto esso sia stato sezionato, codificato, domato e costretto in un linguaggio che si avvale del segno, è sempre presente la prerogativa di produrre, al di sotto del linguaggio verbale, un altro tipo di comunicazione: mimica, gestuale, emotiva che, talvolta, destabilizza o contraddice l’ordine del discorso stesso.
In questa ambivalenza dove ciò che è detto ha un senso, entra in gioco il modo in cui si dice per cui, dietro quel corrugarsi della fronte, quel movimento o quella postura, il messaggio verbale assume altri e nuovi significati.
Possiamo dire che nel linguaggio semantico, attraverso i segni logici convenzionali, si svolge un contenuto; nel linguaggio simbolico il corpo esprime la sua emotività, ovvero ciò che, in definitiva, lo muove, la sua intelligenza spirituale.
Ritornare al corpo e alla sua originaria ambivalenza significa poter recuperare tutta una dimensione simbolica che ci porta ad un contatto con la realtà completamente rinnovato.
L’Io, inteso come fenomeno psichico che media tra il mondo esterno ed il mondo interno, è l’istanza coscienziale dell’Uomo la cui evoluzione progressiva, avvenuta anche attraverso la percezione dei cinque sensi nella forma umana che è il corpo, ha portato (e porta) ad una crescente consapevolizzazione.
Le cellule che ci costituiscono sono coscienti e non sono meno "intelligenti" dell’uomo visto nella sua globalità.
Il corpo è dunque coscienza trattenuta, coscienza fermata nella materia, almeno finchè non facciamo lo sforzo di considerarci consapevolmente come qualcosa d’altro.
C’è un sogno che parla molto efficacemente al proposito:

La sognatrice è in mezzo al mare quando, improvvisamente, si rende conto che ogni singola cellula che costituisce il suo corpo E’ CONOSCENZA. E’ una consapevolezza così grande e profonda che la costringe a fermare quel particolare momento, tanto è grande e forte lo stupore della scoperta.

Ma ci sono altre persone che nuotano intorno a lei, i cui corpi la scontrano, svegliandola dalla statica condizione meditativa e costringendola a riprendere il movimento. Questo sogno, a mio avviso, è emblematico e sintetizza tutto il discorso sull’Essere e il Divenire.
L’uomo nasce dall’acqua (l’inconscio è spesso rappresentato dal mare) . La nostra forma è rappresentata dal corpo che non è solo luogo di sensazioni fisiche ma soprattutto dinamica pensante in continuo divenire.
L’Universo è un processo in continua trasformazione che si dà attraverso la materia.
Nel passaggio evolutivo da una forma ad un’altra, antropologi, biologi, zoologi ed etologi, si interrogano alla ricerca dell’anello mancante e ipotizzano che ciascun passaggio evolutivo sia avvenuto (e avvenga) nella coscienza ancora prima di avvenire nella forma.
Il cambiamento di coscienza provoca, dunque, il cambiamento di forma; il bisogno è la chiave di tutti i passaggi evolutivi.
Il sogno, come Jung aveva evidenziato, non è solo il riflesso del nostro mondo interiore individuale, frutto di vicende intime, esperienze ed emozioni personali, ma è anche il regno dell’Universale cioè il luogo degli infiniti possibili e delle infinite forme.
Il corpo, che spesso è il protagonista delle nostre vicende oniriche, è il ponte, il tramite del passaggio da un livello di coscienza ad un altro più elevato. Il parallelo che intercorre tra mondo e corpo, come tra mondo interno e mondo esterno rappresenta l'alterità’ o, per dirla in altri termini, la complementarietà tra due dimensioni che, solo in apparenza, sono separate.
Come il giorno rappresenta la luce della coscienza, e la notte è il regno incontrastato dell’inconscio, la stessa alternanza esiste in fisica tra materia ed energia, due concetti intercambiabili.
Per la medicina occidentale il corpo è un oggetto complesso, un aggregato di parti: cellule, organi e funzioni.
La scienza ufficiale, con il suo tangibile concretismo, è diventata per la nostra coscienza "il reale" sicchè la nostra vita non è più regolata dall’esperienza tra il dentro e il fuori (incarnata dall’alterità corpo/mondo, coscienza/inconscio), ma dai modelli che la scienza ha generato.
Ma come la fisica ci insegna, il mondo, inteso come l’insieme delle molteplici forme che lo compongono (corpo compreso, dunque) può essere letto in due modi che, almeno in apparenza, sembrano contraddirlo: il movimento e la struttura.
Secondo il "principio di complementarietà" di Niels Bohr che amplifica il "principio di indeterminatezza" di Heisenberg, la particella elementare può essere osservata in modo completo ed asaustivo solo tenendo presente entrambi gli aspetti: il movimento, cioè l’energia (che corrisponde all’inconscio, al sogno e alla dimensione simbolica) e la massa, cioè la zona corpuscolare (che corrisponde alla materia) la quale, ancorata ad una forma qualsiasi, trattiene energia, è energia "fermata".
Tale visione della realtà sovverte completamente uno dei fondamenti della logica formale aristotelica su cui si basano le cosiddette "scienze esatte": il principio di non-contraddizione.
Sempre la fisica ci insegna che nell’universo della materia sub-atomica anche le altre categorie logiche strettamente legate alla materia vanno in frantumi: spazio, tempo e causalità non possono più spiegare i fenomeni che accadono nell’Universo.
L’uomo tecnologico che insegue una realtà codificata attraverso segni esteriori rischia di perdersi dietro una fredda e sterile visione della vita; rischia di svilire il significato profondo del suo essere umano e il senso che sta dietro l’apparenza delle cose.
L’uomo moderno rischia di perdere la vita, e anche la morte, se di entrambi non ne riconosce il significato.
Di conseguenza, il corpo come luogo di sintesi tra materia e spirito, come sede e fondamento del processo di Individuazione, perde la possibilità di trasformarsi in conoscenza, restando al livello di materia opaca e pesante.
La coscienza "materiale", cioè la coscienza presente nella materia si è andata formando sotto la pressione delle difficoltà, degli ostacoli, delle sofferenze e delle lotte.
Il movimento della vita, che può assumere mille forme, si basa dunque su un contrasto (la fase oppositiva del "no" che, nel bambino, coincide con la nascita della sua identità) , su un’ apparente contraddizione che sembrerebbe negare la vita stessa, e sul conseguente, estremo bisogno di superare gli ostacoli.
Tutto ciò che è materia inerte ha spesso bisogno di violente emozioni per scuotersi dal precedente torpore, per risveglia rsi e procedere.
Per le cellule uno dei modi d’imparare è quello di infrangere l’ordine precedente e quindi disorganizzarsi completamente.
Il significato simbolico del cancro che compare così frequentemente nei sogni segnala la necessità di un totale ribaltamento dello schema conoscitivo che ha "imprintato", sino ad oggi, il Sistema Uomo.
Talvolta è possibile trovare un senso alla sofferenza e al dolore degli eventi che ci colpiscono: è nell’ostacolo che possiamo scoprire quel "potere" che pure in uno stato di apparente fragilità ci farà andare avanti.
La chiave per poter procedere consiste nell’accogliere, sospendendo ogni giudizio e puntando all’affermativo, anzich è restare aggrappati a quella alla infantile dimensione creaturale che, tra l’altro, amplifica la visione personalistica, l’unica vera causa del dolore.
Il "lavoro" si fa anche con il corpo, solo attraverso il corpo perchè non è "altro" dallo spirito.
Lo testimonia il discorso onirico che scandisce le tappe del processo. C’è un sogno, al proposito che parla di:

Un’appendicite in avanzato stato di necrosi, che, dopo inutili terapie a base di antibiotici (etimologicamente anti-vita) viene asportata.

E’ il simbolo dell’avvenuta morte dell’ego.
Restare ancorati ad una vecchia coscienza quando i sogni indicano che è maturo il tempo per un salto evolutivo, è come restare prigionieri nella propria gabbia e continuare a vivere nella menzogna.
E ci rimanda all’inesorabile angosc ia della mancanza, della finitudine, alla misera condizione dell’individualismo e dell’egoriferimento che nulla possono contro la morte: la coscienza non muore, solo l’incoscienza muore...
Il pensiero positivistico, nella logica dicotomica, vede la morte come il negativo che si oppone alla vita.
Non ambivalenza simbolica e apertura reale alla contraddittorietà della vita, ma separazione radicale: la morte è sottratta al simbolico per essere affidata allo sguardo clinico che, sezionando il cadavere, scopre la "verità" nella malattia.
Per sfondare l’atteggiamento univoco e imprigionante della dimensione segnica cui il corpo, in quest’ottica, ci rimanda, è necessario uscire dall’abitudine intesa proprio come "abito" mentale e chiusura al nuovo.
Il lavoro da svolgere è quello tra lo stato consueto del corpo cioè tra l’incoscienza quasi totale alla quale aderiamo perchè... siamo fatti così! ... e il risveglio della coscienza.
Bisogna che sia il corpo a percepire altrimenti se stesso; finchè continueremo ad identificarci unicamente nella nostra forma esteriore, mantenendo, tra l’altro quell’atteggiamento di delega ad un potere "fuori" di noi che ci espropria della vita e della morte, il corpo non potrà essere che materia opaca e irrimediabilmente mortale.
Quando anche il corpo comincia a sentirsi in modo diverso, è una vera rivoluzione, così come i sogni, puntualmente, segnalano.
C’è un sogno che parla di trasformazione.

La sognatrice scopre con orrore segni vistosissimi di psoriasi sul suo viso; è un’immagine di sè davvero sgradevole!

La desquamazione e il ricambio continuo della pelle rimandano alla trasformazione; c’è un mondo che guarda al processo interiore della sognatrice che diventa carne.
La psoriasi è la testimonianza di un passaggio che, agli occhi ingenui di un mondo coscienziale ancorato ad una vecchia logica ci rende "mostruosi".
Il passaggio da un’abitudine (un modo di funzionare, un livello di coscienza) ad un’altra comporta sempre un certo "sano" stato di tensione.
Quando questa viene meno si ricade in vecchie dinamiche: è il dolore sterile, il non senso e la ripetizione.
E’"il mondo dei morti" come lo chiamava Mère: quegli uomini che, attraverso la continua e inconsapevole ripetizione, non vivono affatto.
Ecco perchè una buona funzione dell’analisi è quella di costringere l’individuo al contenimento della tensione: è il carburante, l’energia positiva che ci permette di procedere.
Corpo e sogno, dove con questo termine intendo l’universo simbolico, costituiscono un tutt’uno inscindibile, così come il percorso evolutivo dell’Essere ha potuto e continua a svolgersi secondo l’alternanza di due momenti: l’Essere e la coscienza di essere che passa attraverso le molteplici forme in cui l’Essere si svolge.
Ciò che in analisi, coscienzialmente, matura non può restare a livello intuitivo ma deve diventare "carne" poichè questa è la materia di cui è fatto l’uomo.
Accanto all’esperienza reale accresciuta, il sogno giunge spesso a segnalare il passaggio con un’immagine che coinvolge il corpo.
Ne è ad esempio il sogno di una donna che, dopo un lungo lavoro interiore, si vede uomo: il Logos, come funzione coscienziale è stato recuperato completamente sino a farsi carne.
L’immagine sta a segnalare una tappa importante del percorso della sognatrice.
Il percorso analitico, non certo inteso come solo momento terapeutico per l’individuo ma come processo di coscientizzazione collettiva, ha il suo punto fermo in una visione unitaria dell’Essere che, per svolgersi, ha bisogno della coscienza dei suoi singoli elementi.
Gli uomini possono essere paragonati ai miliardi di cellule che compongono un singolo organismo vivente.
Le cellule sono un mondo in miniatura; come la genetica ci insegna, esse hanno una struttura interna simile alla struttura dell’universo.
Ed è curioso osservare una piccola differenza tra gli animali unicellulari, come l’ameba, ad esempio, e gli animali pluricellulari come l’uomo.
La vitalità degli animali composti da una sola cellula si basa sulla funzionalità di quell’unica cellula che porta in sè tutte le caratteristiche presenti in tutte le cellule di animali più complessi.
Tali proprietà sono, ad esempio, l’organizzazione, l’irritabilità, il movimento, l’alimentazione, la riproduzione ecc.
La differenza è che mentre gli animali monocellulari sono capaci di esistenza indipendente, i secondi sopravvivono grazie alla cooperazione dei vari gruppi di cellule che, per specializzarsi in una specifica funzione per il bene del Tutto, devono sacrificare altre proprietà.
La cellula nervosa, ad esempio, possiede la peculiarità di una grande irritabilità poichè in questo si è specializzata riducendo la capacità riproduttiva.
Anche la fisica, oltre ad essere penetrata sotto il mondo delle apparenze e ad aver sovvertito le leggi della logica, è alla ricerca di una visione unitaria delle quattro forze che compongono l’Universo.
Già scriveva A.S. Eddington nel 1930: "La sostanza del mondo è la sostanza della mente.
La dura, tangibile apparenza delle cose esiste soltanto nel nostro mondo di dimensioni ridotte misurato in libbre e iarde, a cui i nostri sensi sono abituati. Sia su scala cosmica che su scala subatomica questa relazione tangibile si rivela un’illusione." J.E.Charon, un eminente fisico contemporaneo, si sofferma a descrivere l’onda psi come un movimento ondulatorio della particella elementare che permette lo sguardo sul mondo esterno.
La particella elementare, che è la parte più piccola costituente la materia, è composta da un corpo, la parte corpuscolare, e da una testa che contiene la memoria della particella.
La particella contempla quindi, attraverso il movimento ondulatorio dell’onda psi, la situazione esterna e, contemporaneamente, guarda alla sua memoria interna; dispone in tal modo di una vasta gamma di comportamenti possibili.
Questo dà luogo alla scelta di un solo comportamento tra un insieme di scelte possibili: tale scelta è agita come comportamento unico ed evolutivo in solidarietà con il cosmo intero.
Ora, guardando all’organismo, cioè al corpo materiale dell’uomo come ad un insieme di particelle elementari, possiamo distinguere due istanze fondamentali: l’Io che funziona per l’autoconservazione, e il Sè che, quale centro universale di coscienza, guida, in un certo senso, la nostra vita e trascende le nostre singole esistenze individuali.
Così avviene nell’universo che, da una condizione iniziale di vita solitaria in cui le particelle (nucleoni ed elettroni) incamerano informazioni individualmente, si trasforma in una vita solidale: è il momento in cui elettrone e protone si associano per dare luogo all’atomo.
La materia, attraverso processi di attrazione e repulsione, comincia a differenziarsi e a trasfomarsi continuamente dando luogo agli atomi poi le stelle e le galassie: è la Vita! ! Ho passato in rassegna, in modo superficiale e sommario, i concetti di due discipline, la biologia e la fisica, solo per poter giungere ad un parallelismo che pone l’uomo, come le cellule o le particelle elementari, in un Tutto molto più grande ùche lo comprende.
E questo Tutto inteso come Corpo Unico ci rimanda al dovere, per ognuno di noi, di andare oltre il nostro piccolo mondo individuale e di recuperare al contempo il corpo nella sua sacralità.
Questo è quanto avviene nei gruppi Gea dove il Soggetto è uno, il gruppo appunto, costituito dai suoi singoli elementi: gli individui con le loro singole e "sacre" storie...
Le esperienze vive, il nostro essere nel mondo, il muoversi, l’interagire con altri uomini, il nostro patire, in una parola, il vivere costituiscono le prove per accedere ad una visione nuova e vivificante.
Esperienze grandi come la morte o l’innamoramento che ci pongono in una condizione di particolare permeabilità, possono insegnarci molto se solo riusciamo a "mollare" il controllo e gli automatismi per affidarci alla vita, cioè a noi stessi.
Come l’amore, anche la morte ci rimanda al corpo e al bisogno dell’Altro in carne ed ossa.
Oggi più che mai è assolutamente necessario un progresso su un piano più allargato, questo passa attraverso la nostra specifica storia e quindi va interamente vissuto nella carne.
Ci sono molti sogni che segnalano la visione della circolazione universale; sono immagini che mostrano:

Flussi sanguigni copiosi e inarrestabili, una corrente di energia che coinvolge il perenne divenire dell’Essere.

Genova 19 Maggio 1995

Laura Ottonello


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